La Sirenetta e Moby Dick il mare lo conoscono da decenni. Si incontrano spesso in acque prive di muri o fili spinati. Si trovano e parlano ma non della fama che ha reso loro immortali, no.
No, anche se in troppe giornate nelle quali provano a portare a riva i disperati in fuga dalle guerre, dalle carestie, o per il semplice diritto a calpestare ogni angolo di terra sopra questa sfera rotante, si dicono – occhi amari contro occhi amari – “siamo nati invano”.
È inutile piangere dentro il mare: nessuno saprebbe distinguere una lacrima sottomarina da un vento d’acqua provocato dal nervosismo di un corallo. Non è corallo.
È una mano lavata dalle correnti.
Scarnificata, baciata, nel saluto ultimo: ora è innocenza sporcata quanto il fondale che le è tomba.
Piangono, la sirena al profumo di scorie e la balena mai più bianca nel corpo, lo zampillo in petrolio.
Una volta era urlo di libertà nel salto. Una festa.
Infettata nel respiro è la balena più grande del mondo.
Piangono le stelle marine desiderandosi farfalle se mai più potranno danzare tanghi su una rena mortificata da cento lame rotanti.
Chiasso, in fondo al mare, paura per la manta che chiama a raccolta ogni conchiglia e anemone e pesce.
Meduse meduse meduse. Ectoplasmi neri.
… Una volta
vissero Andersen e Melville…
Accorrono e parlano, tutti assieme gli abitanti del mare.
Dalle loro memorie, in voci diverse, emergono mormorii. Una voce di delfino soffia “vi racconto la fiaba di Noé”.
Silenzio.
Ha bisogno di silenzio la culla più bella mai vista, e di rispetto obbligato. Ogni onda.
Ogni onda capace di regalarci il sogno non merita stupro. Saprebbe adirarsi, ma è stanca
ferita
ammalata per ogni forma di insulto.
Ogni onda ogni
è sgomenta di fronte all’ingordigia umana. Ogni è dire tutto.
Parlò per ultima la Balena Bianca, “sarò per voi come Noè”.
Fu lei a decidere, “andremo via, sconfitti, liberando il mare. Ci sia concesso almeno il libero arbitrio su come morire. Nel vuoto più scuro e profondo potranno trivellare ogni, ogni granello di sabbia. Stanno rubando l’onore del mare, la vita stessa del creato, compresa la propria.
Andremo
via,
e quando poi
su una sponda qualsiasi
si troveranno a passeggiare, si cerchino il cuore,
osservando un mare assassinato. E fu per denaro”.
La Sirenetta aggiunse
affogando affogando volando nell’aria “che nessuno osi più cantare una storia
nominando il mare”.
Referendum 17 aprile 2016, dire Sì contro “Ogni”.
(*) «Vi ricordate quel 18 aprile?» era una vecchia (del 1948, altri tempi) canzone popolare. In questo 2016… ci ricordiamo del 17 aprile? Un referendum importante. Da quattro giorni qui in “bottega” proviamo a ragionarne con un post ogni 24 ore. L’opposto insomma di ciò che fanno i “media di regime” (cioè quasi tutti). Oggi c’è una pagina su «Il fatto quotidiano» e l’invito – in prima pagina a votare sì: una voce fuori dal silenzio. Si può arrivare al 51 per cento ma bisogna che ognuna/o in questo mese circa faccia la sua parte e ricordi, informi, racconti in giro cosa accadrà se non si raggiunge il quorum – il piano di Renzi e dei suoi tanti fans è quello – o se si perde il referendum (in teoria possibile, praticamente impossibile). Contro la «dittatura del petrolierato», contro chi vuole giocare con le nostre vite. Aiutateci mandando alla “bottega” informazioni, storie, vignette, immagini… Noi posteremo tutto.
(**) Savina Dolores Massa partecipa alla campagna per il sì il 17 aprile a suo modo, cioè con un racconto-poesia. Se non la conoscete, guardate qui in “bottega” alcuni suoi scritti e le recensioni dei suoi libri, uno più bello dell’altro. (db)
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