Firmare petizioni è un’azione che
cerco di compiere il meno possibile. Ogni volta che firmo una petizione vuol
dire che c’è qualcosa di cui mi vergogno. Mi vergogno
di non essere capace, con le forze di cui dispongo e con l’aiuto degli altri,
di rimediare a una situazione che mi toglie il respiro. È la condizione in cui
mi trovo oggi: firmo la petizione nella quale un gruppo di intellettuali
europei chiedono all’Unione di non macchiarsi di una colpa spaventosa.
Milioni di persone stanno fuggendo
dalle conseguenze di una guerra che l’occidente ha scatenato dal 2001: afghani, iracheni, siriani e anche molti altri fuggono le conseguenze di
duecento anni di colonialismo e di quindici anni di
bombardamenti e impoverimento.
L’Europa, un continente demograficamente declinante,
potrebbe integrare senza traumi alcuni milioni di migranti, e trarne giovamento
sul piano economico e culturale. Ma può farlo solo investendo massicciamente
nell’accoglienza, nell’integrazione, nella formazione culturale
reciproca. I governi non hanno voluto farlo: hanno investito solo nel
respingimento o nell’emergenza.
Le popolazioni dei paesi europei, aggredite dalle
politiche di austerity, inferocite dalla loro impotenza a sottrarsi alla
predazione finanziaria, reagiscono rispolverando i gagliardetti di un’epoca
oscura che sta ritornando.
In questi giorni l’Unione europea ha
trovato la soluzione: ci si rivolge ad un regime autoritario e violento perché
si occupi al posto nostro del respingimento o dell’internamento. L’attuale
regime turco punta dichiaratamente all’annientamento del popolo curdo.
L’Unione europea non può superare la linea rossa
dell’infamia. Non può consegnare a Erdogan milioni di persone cui Erdogan non
vuole bene, pagandolo per il costo della corda con cui potrà impiccare i suoi
nemici.
L’Unione europea deve abbandonare le sue politiche di
austerity e investire quello che occorre per alleggerire la pressione sulla
Grecia e sull’Italia, e per trasformare la chiusura e il respingimento in
solidarietà e integrazione.
Franco Berardi, firmatario della petizione: http://www.transform-network.net/blog/blog-2016/news/detail/Blog/appeal.html
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