in questo libro protagonista è una bambina, Tina, di cinque anni, c'è Pedro, il fratellino, i genitori, la nonna.
ma non è un libro per bambini, è un libro che parla (anche) di bambini, un gran libro che è letteratura, non minore.
provare per credere - franz
Ps: M.Teresa Andruetto ha vinto nel 2012 il premio Andersen, quello internazionale, che ogni due anni premia scrittori non minori, ma di serie A (mi vengono in mente Aidan Chambers e David Almond)
…Un
romanzo poco convenzionale, che incanta e affascina con la delicatezza della
sua conduzione e, insieme, apre spazi di domande e riflessioni.
Senza entrare nel merito ma solo accarezzandolo con sensibilità, spalanca le enormi porte dei drammi familiari e del dolore e la difficoltà di tenere insieme nuclei provati dalla malattia, o l’handicap, di un componente.
Sospendendo il giudizio o ogni forma di condanna, l’autrice si schiera con rispetto e attenzione dalla parte dei piccoli, mettendo in luce il loro universo emotivo e la complessità, e ricchezza, dei loro sentimenti che meritano, al pari di quelli adulti, sincerità e considerazione.
I bambini, inoltre, si mostrano sovente più in grado, rispetto ai grandi, di superare barriere e discriminazione, accedono con più naturalezza ai terreni dell’accettazione e, nel loro lucido candore e la loro spontanea saggezza, riescono a trovare soluzioni per problemi complessi che, pur senza essere semplici, per lo meno risultano coraggiose e creative.
Senza entrare nel merito ma solo accarezzandolo con sensibilità, spalanca le enormi porte dei drammi familiari e del dolore e la difficoltà di tenere insieme nuclei provati dalla malattia, o l’handicap, di un componente.
Sospendendo il giudizio o ogni forma di condanna, l’autrice si schiera con rispetto e attenzione dalla parte dei piccoli, mettendo in luce il loro universo emotivo e la complessità, e ricchezza, dei loro sentimenti che meritano, al pari di quelli adulti, sincerità e considerazione.
I bambini, inoltre, si mostrano sovente più in grado, rispetto ai grandi, di superare barriere e discriminazione, accedono con più naturalezza ai terreni dell’accettazione e, nel loro lucido candore e la loro spontanea saggezza, riescono a trovare soluzioni per problemi complessi che, pur senza essere semplici, per lo meno risultano coraggiose e creative.
Tina ha cinque anni ma è già una bambina grande che vive
con il padre e la nonna in una bassa casa moderna con un piccolo cortile. Tutti
i giorni, gioca con Carlota, l'amica del cuore con cui condivide le mattine
alla scuola materna, le sue riflessioni e i piccoli segreti. Tutti i giorni
feriali, con una routine ripetitiva, meticolosa e paziente aspettando con ansia
la domenica perché la domenica è un giorno speciale. La domenica è il giorno
vero, quello in cui Tina sembra veramente assaporare la sua esistenza di
piccola bambina-grande e il suo tempo finalmente si dilata di festa e si
riempie della presenza materna che la bacia e la bacia nacora, quando viene
accompagnata dal padre al villaggio vicino, nella grande casa antica con il
giardino verde che le piace tanto quando gioca con Pedro, il fratello con occhi
“cinesi”. Apparentemente la famiglia della piccola sembra patire la sofferenza
di tante famiglie contemporanee divise da sentenze di divorzio. Istantanea,
dopo istantanea, invece, s'intuisce che il vero motivo che separa i familiari
da una vita affettiva e quotidiana regolare è qualcosa ben diverso, vissuto in
maniera drammatica: l'handicap del fratello che ha la sindrome di Down. Una
sintomatologia di cui la madre sola sembra occuparsene 24 ore su 24 che spezza
il fluire del tempo paralizzando più i genitori che Pedro e Tina, quest'ultima
tormentata da una domanda martellante: ma perché non si può stare tutti
assieme?
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