domenica 29 giugno 2014

Il buio – David Albahari

ci sono dei retroscena dietro le secessioni e la guerra nella ex Jugoslavia, Davor Milo consegna dei documenti importanti all'amico, io narrante del libro.
l'io narrante torna in patria, piena di turbamenti, gli amici Slavko e Metka lo accolgono, ma tante cose non vanno bene, nei mesi prima della guerra.
un libro che è un po' memoria, un po' nostalgia, un po' spionaggio, un po' storia d'amicizia e d'amore.
un miracolo che il libro sia stato tradotto in italiano - franz







Il buio è ambientato nella dilacerata Jugoslavia post-titoista travolta da crisi sociali, politiche e ideologiche. Il protagonista-io-narrante avverte che probabilmente sarà ucciso, e vuole raccontare la propria storia. Vuole spiegare perché è chiuso da dodici giorni in una stanza di albergo, perché ha cercato di camuffare il proprio aspetto, perché vive in uno stato di perenne ansia. La sua vita è cambiata: prima del crollo del comunismo faceva il traduttore di scrittori americani, frequentava i salotti culturali, i party letterari e raccontava tutto quello che vedeva e sentiva all'amico Davor Milo, agente per la sicurezza dello stato a Belgrado. Ora, nascosto in un albergo canadese, deve farla franca, riuscire a ingannare onnipresenti e invisibili cani da guardia che lo vogliono morto poiché sospettano che lui complotti contro le istituzioni dello Stato. Incentrata su una vicenda apparentemente personale e individuale, l'opera si dilata e va ben oltre le caratteristiche storico-ambientali per trasformarsi in un efficace paradigma delle molteplici vicissitudini individuali nel mondo comunista, non solo jugoslavo.


…L'autore abbandona risolutamente gli "esperimenti'' e gli espedienti narrativi per affrontare di petto il dramma jugoslavo. Il lettore percepisce fin dalle prime pagine una grande onestà: l'autore racconta le tragedie del suo paese esclusivamente dal suo punto di vista di scrittore-personaggio, il quale si trova ad affrontare suo malgrado un dramma dal quale vorrebbe fuggire. I chiari riferimenti autobiografici rendono forse ancora più credibile questo libro, scritto, questo va sottolineato, con grande mestiere.
Nelle prime pagine assistiamo alla cronaca della vita dello scrittore-autore-personaggio, un intellettuale noto e affermato che frequenta i salotti letterari e i ricevimenti all'ambasciata americana. Una vita piuttosto agiata e comoda, nei limiti di quanto era possibile negli ultimi anni di esistenza della Jugoslavia. Un episodio apparentemente banale segna l'inizio di un impercettibile cambiamento: qualcuno lascia alla reception dell'albergo dove alloggia il protagonista del romanzo una busta con dentro una foglia di un albero di ginko di Zemun al quale sono legati alcuni suoi ricordi dell'adolescenza, e in particolare quello di un suo amore, Metka, in seguito andata sposa al suo caro amico Slavko, gallerista di Belgrado…

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