Divenni per forza neorealista anche se io
che mi consideravo poeta normalissimo, non è colpa mia se il mio mondo era
quello poverissimo considerato indicibile in poesia e io non potevo rimuoverlo,
se scrivi di certe cose s’incazzano tutti perché la poesia dovrebbe rimanere
monopolio delle persone per bene, le persone per bene sono quelle della
borghesia, la gente dei quartieri belli, poi occorre anche la laurea, ma dove
ti presenti scravattato e disgraziato come ti ritrovi? Quando Mondadori stampa
le poesie di Scotellaro l’autore era già morto da un pezzo, tutte le poesie
neorealiste furono iscritte da quattro ragazzi, alcune opere prime e basta,
contro codesto niente del primo decennio del dopoguerra si continuerà a dirne
male perfino da Cucchi nel 1997. Un Turconi iscrive che le mie poesie furono le
più deliranti del periodo neorealista di per se stesso già tanto delirante
anche perché io ero dell’ala estrema del movimento che veramente si è mosso
anche poco, un sottoscritto impavido nel perseguire le cause sballate continua
imperterrito quando perfino i film neorealisti, pochissimi, cinque o sei poi
tutto finito, io per continuare in pace il neorealismo emigro da Oslo, la mia
poesia veniva etichettata come delirante, se non emigravo magari mi
rinchiudevano in un manicomio e venivo elettrificato per bene. Che fare? Niente
continuare a fare quello che abbiamo fatto sempre, non stare a considerare
quello che dice il nemico, ricordati dell’irripetibilità di codesta vita,
prendete i miei volumetti di poesie e leggeteveli, fate tutte le considerazione
che volete, armato di tutta la mia poesia oppure totalmente disarmato mi
introducevo dentro la miseria delle cose ...
da qui
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