domenica 7 agosto 2016

No, Aleppo non è la nuova Srebrenica – l’occidente non entrerà in guerra in Siria - Robert Fisk


Mentre ribelli armati – “terroristi” agli occhi del regime – stringono la loro morsa sul paese, in una fase tenendo il 60 per cento della terra, le truppe governative hanno contrattaccato, prendendo il controllo delle strade principali e cingendo d’assedio le città maggiori.
Il feroce dittatore, appoggiato dalla Russia, accusa potenze straniere di assistere i suoi nemici ribelli. Ci sono massacri da parte di entrambi gli schieramenti. Le ONG temono per le decine di migliaia di civili intrappolati in mezzo ai combattimenti, mentre le potenze occidentali minacciano di attaccare il dittatore se non rispetterà un cessate il fuoco umanitario.
Suona famigliare? Naturalmente. Sto descrivendo il Kosovo nel 1998, l’anno prima che la NATO scatenasse la sua guerra con il regime di Slobodan Milosevic in Serbia.
L’Esercito di Liberazione del Kosovo (KLA) – assistito e consigliato, come ora sappiamo, dalla CIA – stava minacciando di impossessarsi dell’intero Kosovo, la provincia serba in cui il regime di Milosevic aveva a lungo commesso violazioni dei diritti umani e omicidi etnici contro la sua maggioranza mussulmana. Milosevic accusava l’Albania di inviare armi in Kosovo con l’aiuto di potenze occidentali. Tutto vero.
La differenza tra allora e oggi è che nel 1998 le potenze occidentali avevano il prurito alle mani per una guerra contro la Serbia. Oggi quelle stesse nazioni occidentali faranno di tutto per evitare di entrare in guerra con la Siria.
Al posto di Albania, ovviamente, si legga Turchia. Al posto di Milosevic, leggere Assad. Al posto del KLA si legga Esercito Libero Siriano, Jabhat al-Nusra o ISIS o uno qualsiasi degli altri gruppi che amiamo o odiamo in Siria.
Ma merita di essere ricordato quanto l’umiliazione della Bosnia stava spingendo l’occidente alla guerra in Serbia. E, temo, non è per caso che un funzionario dell’ONU (diffusamente citato e, come al solito, anonimo) ha detto questa settimana: “Aleppo è la nuova Srebrenica”. Buona citazione; cattiva storia.
La tragedia di Aleppo è unica e terribile e totalmente diversa dal massacro di Srebrenica, l’uccisione in massa di più di 8.000 mussulmani da parte di milizie cristiane serbe nel 1995, mentre i soldati occidentali dell’ONU stavano a guardare e non facevano nulla.
Ad Aleppo milizie mussulmane sunnite combattono soldati in gran parte mussulmani sunnite dell’esercito siriano il cui leader alauita (sciita) è appoggiato dai miliziani hezbollah mussulmani sciiti e dal mussulmano sciita Iran. Solo tre anni fa gli stessi miliziani sunniti stavano assediano l’enclave occidentale circondata dell’esercito siriano ad Aleppo e sparavano granate e colpi di mortaio contro il settore in cui centinaia di migliaia di civili vivevano sotto il controllo del regime.
Oggi le forze del regime siriano stanno circondando i miliziani sunniti nell’enclave orientale di Aleppo e sparano granate e colpi di mortaio – e sganciano bombe ed esplosivi – nel settore in cui centinaia di migliaia di civili vivono sotto il controllo dei ribelli. Il primo assedio non fece versare molte lacrime ai ragazzi e alle ragazze delle televisioni satellitari. Il secondo assedio è accompagnato da un oceano di lacrime.
Poiché, dal 2011, l’occidente va pretendendo la partenza, la deposizione o la morte di Bashar al-Assad, incolpandolo del 90 per cento o del 95 per cento o – l’ultima percentuale che ho sentito – del 98 per cento dei 300.000 morti civili, o dei 350.000 morti o – di nuovo l’ultima cifra che ho sentito – dei 400.000 morti. E prima che scartiate questo come un cinico gioco di statistiche, permettetemi di aggiungere che io sospetto che il reale pedaggio dei morti sia superiore a 450.000.
Ma se l’occidente è nel giusto, allora le forze di Assad hanno ucciso ben più di 400.000 dei morti – il che è strano se si considera che le perdite del solo esercito del regime ammontano a ben più di 60.000 – un segreto militare, ma una statistica reale che il regime non desidera rendere pubblica.
E se le cifre dell’occidente sono giuste allora i ribelli – compreso l’orribile ISIS, che vogliamo distruggere, e l’orrido Nusra che probabilmente vogliamo distruggere, e i benevoli Esercito Siriano Libero e Nuovo Esercito Siriano e Forze Democratiche Siriane che ci piacciono molto perché sono “moderati” con kalashnikov che vogliono distruggere Assad – hanno ucciso, al massimo, solo poche migliaia delle vittime della guerra.
Questo è assurdo. Non ci sono “buoni” tra i signori siriani della guerra; tuttavia, nonostante ogni evidenza, noi vogliamo trovarli. Al tempo stesso non siamo davvero in grado di stabilire chi siano i “cattivi”.
Naturalmente l’ISIS – o il “cosiddetto Stato Islamico” come la BBC ama definirlo, poiché non è né islamico né uno stato – deve essere liquidato. Ma le Forze Democratiche Siriane rifornite e rafforzate dagli USA – che non sono mai definite “cosiddette” dalla BBC, anche se non sono né una forza (poiché dipendono dall’aviazione statunitense), né democratiche (poiché non sono elette), né siriane (poiché sono in larga misura curde) – devono essere appoggiate.
Avendo così separato i malfattori di tipo settario dell’ISIS dai gruppuscoli dei “moderati” – siano i 70.000 guerrieri fantasma di Cameron o solo i cloni della CIA – stiamo avendo problemi con i tizi del Nusrah-ops!-nome-cambiato-in-Sham-e-non-più-alleati-di-al-Qaeda.
Perché odiano Assad ma anche uccidono cristiani, fanno saltare in aria chiese, decapitano i loro nemici e fanno altre cose oscene che rendono difficile farseli piacere, anche quando sono finanziati dal Qatar – uno dei ricchi alleati “moderati” del Golfo Arabo – anziché dall’Arabia Saudita, un altro dei nostri ricchi alleati “moderati” del Golfo, che tuttora sostiene non ufficialmente l’orrendo ISIS. E sono i ribelli di Nusra-Sham-Non-Più-Qaeda che sono oggi assediati ad Aleppo, insieme con 300.000 civili.
Il guaio è che i nostri ricchi alleati statunitensi – che possono essere o non essere “moderati” a seconda di chi vincerà le elezioni presidenziali – avranno due candidati che faranno di tutto nei prossimi tre mesi per pretendere ancora una volta la distruzione di Bashar al-Assad.
Non solo ci racconteranno daccapo che il suo regime è responsabile di quasi l’intero pedaggio di morti della guerra civile siriana, ma che ha le camere della tortura più crudeli del mondo. Tuttavia io vi prometto che i contendenti alla presidenza degli Stati Uniti non ricorderanno agli statunitensi che, fino a pochi anni fa, mandavano fedeli mussulmani dalla pelle scura (compresi due canadesi) a subire gli orrori di quelle stesse camere della tortura attraverso accordi sulla “sicurezza” con il governo siriano. “Rendition”, mi pare fosse il termine.
E i paralleli con il Kosovo? Beh, è Hollywood. Un film. Una semplice trama.
Nel 1998 dovemmo entrare in guerra per salvare i mussulmani del Kosovo dall’Hitler di Belgrado. Nel 2016 saremo sollecitati a entrare in guerra con l’Hitler di Damasco, anche se questa volta è meno chiaro chi dovremo salvare. I curdi? I “moderati” armati? Il popolo siriano, milioni del quale oggi vivono fuori dalla Siria? L’ISIS? Certamente non quest’ultimo.
O salveremo l’Arabia Saudita sunnita e il Qatar sunnita dalla disintegrazione sotto la pressione della guerra che hanno attizzato nella loro estenuante battaglia contro gli sciiti dell’Iran e del Libano e, sì, dell’Iraq?
No, a differenza del 1998, non entreremo in guerra per la Siria. In Kosovo bombardammo dall’aria fino a quando dalla Russia di Yeltsin fu detto a Milosevic che doveva cavarsela da solo. Ma la Russia di Putin non dirà ad Assad che dovrà cavarsela da solo.
E inoltre non abbiamo eserciti NATO sul confine siriano in attesa di invadere il paese nel caso Assad si arrendesse. Avevamo i turchi. Li ricordate? Non era l’esercito più potente della NATO ansioso di entrare in Siria per conto nostro? Non più. E tutti sappiamo perché.
Possiamo anche scordarci le “linee rosse”. Entrambe le parti in Siria hanno, sospetto, usato il gas e noi non siamo entrati in guerra, anche se abbiamo incolpato interamente il regime. Ma non entrammo in guerra per i curdi quando Saddam li gassò nel 1988; divenne una delle scuse minori per l’invasione dell’Iraq da parte di Bush-Blair quindici anni dopo. E dopo aver suggerito che i russi hanno appena usato il gas nella provincia di Idlib potete star certi che non entreremo in guerra con la Russia.
Allora in mezzo al tormento del popolo siriano smettiamola di dire bugie agli arabi. Non salveremo Aleppo, nemmeno se le forze del regime di Assad costringeranno ad arrendersi i ribelli di quella località (come hanno fatto a Homs, con sì e no un bisbiglio da parte nostra). E non penso che distruggeremo Assad; in effetti per molti mesi prima che le elezioni statunitensi raggiungessero il loro apice, la routine del “Assad deve andarsene” è misteriosamente svanita.
Sì, è ora che smettiamo di mentire al popolo del Medio Oriente. Ed è ora che smettiamo di mentire a noi stessi.
Da ZNetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: The Independent
traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

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