mercoledì 17 ottobre 2018

Con i miei occhi - Felicia Langer




È riapparso, a cura dell’editore Zambon, un libro di Felicia Langer, “Con i miei occhi”, pubblicato per la prima volta in Italia nel 1976.
Felicia arriva in Israele nel 1950, dalla Polonia, studia giurisprudenza fra il 1959 e il 1965, anno della laurea e inizia ed esercitare la professione l’anno successivo, avvocato, donna e comunista.
Il libro è praticamente un diario della sua attività di avvocato dei prigionieri palestinesi. Non è fuori luogo l’aggettivo kafkiano per i processi di Felicia, quando va bene, nella lettura della sentenza da parte di un giudice, militare, naturalmente, appare una riga finale in cui si dice che comunque il prigioniero non verrà scarcerato, anzi altri anni di galera verranno attribuiti, così come viene.
I prigionieri palestinesi hanno già una condanna in partenza, è che sono palestinesi e sono ancora vivi, e cattivi, gli unici palestinesi buoni sono quelli morti.
Non si contano i casi di trattamenti come quello applicato a Stefano Cucchi, le torture erano continue, Felicia ne cita molti casi.
Nel libro Felicia appunta le storie terribili con le quali si trova a combattere tutti i giorni, i bambini, le donne e gli uomini in balia di un sistema giudiziario fascista, come sostenevano i terroristi ebrei a proposito delle norme giuridiche britanniche, parte integrante del sistema giudiziario israeliano, al di fuori delle regole dei paesi civili.
Il caso della detenzione amministrativa è il motore di quel sistema giudiziario, arresti senza motivo, senza prove, senza data di un processo, come nel Sudafrica dell’apartheid, o in tutte le dittature militari e fasciste.
Quando, comunque vada, come Sisifo, Felicia vede tutti i suoi assistiti, dopo la fatica per riuscire a sostenere le loro ragioni, comunque condannati, ad anni di galera, alla distruzione delle case di chiunque venga in contatto con qualche prigioniero palestinese, alla violazione di tutte le convenzioni internazionali.
Anche adesso, come ai tempi di Felicia, Israele ha un obiettivo, diminuire il numero dei palestinesi, farli vivere nel terrore, rubargli le terre e le case e l’acqua, nei territori occupati e non solo.
Esattamente come con gli indiani degli Stati Uniti, e gli indios del Centro e Sudamerica, come con gli aborigeni australiani l’obiettivo è eliminarli, non come negli ultimi secoli, ma con la detenzione amministrativa, le torture, la demolizione delle case, la distruzione dei villaggi palestinesi per costruire colonie israeliane si raggiungono gli stessi obiettivi dei genocidi.
Nel libro quella strategia è chiara, tutto è lecito per le costruzione delle colonie. Per qualsiasi paese del mondo quei comportamenti non verrebbero ammessi, ma si sa, agli israeliani sionisti, amici dei potenti del mondo, tutto è concesso.
Addirittura Felicia si trova a difendere dei ragazzi che hanno distribuito dei volantini, o leggono giornali tollerati a Gerusalemme, ma fuorilegge nei Territori Occupati..
Felicia è eroica, per la tenacia e la pazienza con le quali cerca di salvare i suoi assistiti, davanti si trova dei giudici che regalano anni di galera e di torture come fossero noccioline.
Difficile che oggi sia meglio, rispetto agli anni della Langer; quello che si merita, tutta questa gentaglia razzista, violenta, senza regole civili è solo un tribunale all’Aja o a Norimberga, a scelta.
Dopo aver letto il libro si capirà che quelli che chiamano quell’esercito un esercito morale sono solo complici di un sistema di apartheid, e di tortura. Sarebbe interessante che lo leggessero i nostri giovani avvocati, per avere un esempio di tenacia, nonostante il sistema giudiziario favorevole solo a militari e torturatori.
Nel 1990 Felicia abbandonò Israele; disse in un’intervista: Ho lasciato Israele perché non potevo più aiutare le vittime palestinesi con il sistema legale esistente e il disprezzo per il diritto internazionale. Non potevo agire. Stavo affrontando una situazione senza speranza. Non potevo più essere una foglia di fico per questo sistema (da qui).
È morta il 21 giugno del 2018, il libro servirà a non dimenticarla.

1 commento:

  1. Il dovere e l'onore di una memoria imperitura, a questa donna grandissima. Grazie a te, Slec, per l'impegno civile del tuo blog.

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