venerdì 5 ottobre 2018

L’attivista Salah Hamouri libero, Khalida Jarrar no - Stefano Mauro



L’avvocato franco-palestinese Salah Hamouri, 33 anni, è stato liberato il 30 settembre dopo oltre un anno e più di 400 giorni di detenzione amministrativa in una prigione israeliana nel deserto del Negev. “Salah è stato liberato ed è agli arresti domiciliari – ha dichiarato il suo avvocato Mahmoud Hassan – Non potrà partecipare a nessuna celebrazione (per la sua liberazione, ndr) per 30 giorni, come gli è stato vietato di prendere parte a manifestazioni o attività militanti nello stesso periodo”.
Nato a Gerusalemme da madre francese e padre palestinese, Salah Hamouri è stato imprigionato dalle autorità di Tel Aviv diverse volte. La detenzione più lunga è stata quella dal 2005 al 2011 dopo la condanna, mai avvalorata da accuse concrete, di aver fatto parte di una cellula del Pflp che stava pianificando l’assassinio del rabbino Ovadia Yossef, fondatore del partito ultra-ortodosso di destra Shass.
Dichiaratosi sempre innocente e liberato nel 2011 (nello scambio di prigionieri per la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit) l’attivista franco-palestinese si era poi dedicato, dopo la laurea in giurisprudenza, alla causa dei prigionieri palestinesi nell’associazione palestinese Addameer.
Qual è stata l’ultima accusa di Tel Aviv nei confronti del giovane avvocato Hamouri? Essere un attivista vicino al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Pflp) e sostenere la causa per i diritti dei prigionieri nelle carceri. Il caso di Hamouri ha avuto una forte eco in Francia con numerose proteste da parte di esponenti politici della sinistra d’oltralpe e con una massiccia campagna di sostegno internazionale lanciata dal quotidiano comunista L’Humanité. Lo stesso ministero degli esteri francese ha fatto pressioni in questi mesi definendo le motivazioni per l’incarcerazione “assurde ed inesistenti, a tal punto da violare la convenzione di Ginevra ”.
L’autorità carceraria israeliana ha, inoltre, negato qualsiasi tipo di contatto tra Salah Hamouri e i suoi familiari: misura repressiva spesso utilizzata da Tel Aviv nei confronti delle migliaia di prigionieri politici.
Salah Hamouri è stato arrestato, come spesso avviene in Palestina, in stato di “detenzione amministrativa”. Il regime di detenzione amministrativa permette a Israele di incarcerare qualsiasi persona, dissidente o attivista palestinese, per diversi mesi, rinnovabili all’infinito, e senza dover notificare nessuna accusa o capo d’imputazione. Una pratica di massa definita dalle organizzazioni in difesa dei diritti umani come “forma illegale di repressione politica” visto che si può “essere incarcerati senza un’accusa precisa e si può rimanere in detenzione amministrativa, senza un regolare processo, anche per anni”.
Altra vicenda simile a quella di Hamouri è quella di Khalida Jarrar parlamentare del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, femminista e attivista per i diritti civili. Jarrar, 54 anni, capo della Commissione parlamentare dei prigionieri palestinesi e vice presidente di Addameer, è stata messa in regime di “detenzione amministrativa” per un presunto reati relativi alla sicurezza nazionale il 2 luglio 2017 e tuttora resta in carcere pur non avendo mai ricevuto “accuse precise” o un processo davanti alle autorità di sicurezza di Tel Aviv.
In un recente appello per la sua liberazione rilasciato dal marito sul sito di informazione indipendente franco-belga Investig’Action, la stessa Jarrar ha indicato come l’utilizzo delle detenzione amministrativa “sia un tentativo di eliminare i leader politici che resistono all’occupazione ed alle violenze israeliane nei Territori Occupati con la volontà di indebolire la lotta palestinese”.
“La pratica illegale della detenzione amministrativa – afferma il Pflp in un comunicato – non riuscirà a indebolire o fermare la lotta del popolo palestinese per la resistenza all’occupazione e per contrastare i progetti che tentano di liquidare la causa palestinese» Secondo Addameer, nel 2018, sono oltre 5.500 i detenuti nelle carceri con 300 adolescenti, 61 donne e 24 giornalisti di cui circa 500 in regime di detenzione amministrativa.

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