venerdì 12 ottobre 2018

Chi è l’ignorante? - Gideon Levy



Nella sua grottesca richiesta che il Real Madrid “si scusi” per aver ospitato l’attivista palestinese Ahed Tamimi, Yair Lapid ha deciso che l’incontro di Madrid “testimonia quanto siano ignoranti  coloro che vogliono distruggere lo Stato di Israele”.
Lasciamo da parte la questione delle capacità distruttive di una ragazza di 17 anni privata dei suoi diritti e l’artificiosa paranoia di un politico israeliano di 55 anni. In una competizione sull’ignoranza di ciò che sta accadendo sotto l’occupazione, si può dire che i padroni di casa di Tamimi a Madrid ne sanno molto di più del leader del partito centrista che proviene dall’elegante quartire di   Ramat Aviv Gimel, che, si può presumere, non ha mai messo piede a Nabi Saleh, casa della famiglia Tamimi. Le uniche sue informazioni sui palestinesi gliele da  l’esercito, lo Shin Bet ed i media israeliani. Lapid, che evita di incontrarsi con qualsiasi palestinese  , che non ha mai visitato territori palestinesi, così come fanno tutti i politici israeliani, non ha la minima idea della vita e delle persone di  questo villaggio dedito alla lotta, cosi come di qualsiasi altra località palestinese posta a meno di mezzora da casa sua.
L’ignoranza di Lapid è cosa ben nota. Qualsiasi europeo, lettore medio di giornali sa più di qualsiasi israeliano su ciò che sta accadendo in Palestina. La nuda e semplice verità che puoi trovare sulla stampa internazionale non la trovi su quella Israeliana.  Sulla stampa israeliana la verità è ben nascosta ed  è ammantata di un strumentale allarmismo e di bugie. Nell’Europa occidentale ai lettori non viene fatto il lavaggio del cervello con storie su una ragazzina  “terrorista” di 17 anni di una “famiglia di assassini” proveniente  da un “villaggio terrorista”. O con storie sulla  la distruzione di Israele, sul terrorismo diplomatico o sul terrorismo degli aquiloni. Nella stampa Europea  raccontano come è la vita sotto l’occupazione e cosa motiva l’opposizione ad essa.
Il Real Madrid vede Tamimi come un’eroina, un simbolo che merita rispetto e solidarietà per la sua legittima opposizione all’occupante, un occupante che con forza brutale invade e opprime il suo villaggio. C’è qualche altro modo per descrivere la vita a Nabi Saleh? Fatta eccezione per Haaretz ed altri  due o tre giornalisti che coprono i territori occupati per altre testate e che cercano di bilanciare il quadro presentato da Israele con un’immagine della verità, a volte scontrandosi  con i loro editor, le informazioni che escono dai territori occupati sono distorte ed ingannevoli. Ognuno è un terrorista. Si alzano la mattina – terroristi. Vanno  a dormire – terroristi. Terroristi nati per uccidere ebrei.
L’occupazione israeliana non trova spazio  nei media israeliani. Le descrizioni della routine, della vita quotidiana sotto occupazione non ha pubblico. Nessuno è interessato alle raffigurazioni degli orrori e dei crimini. IDF (le forze di occupazione israeliane) e Shin Bet (i servizi segreti israeliani) sono le uniche fonti di informazione degli israeliani per quasi tutto ciò che accade nel campo profughi di Balata.
Dalla  seconda intifada questo lavaggio del cervello si è intensificato enormemente e la popolazione israeliana non conosce nulla  della realtà della vita nella West Bank e nella Striscia di Gaza. Hanno solo informazioni distorte ed una  propaganda che sconfina nell’incitamento. I tentativi di descrivere la vita da incubo a Gaza, per esempio, sono molto più rari nella stampa israeliana che nella stampa internazionale  e, quando succede, questi suscitano ostilità e derisione. Gli israeliani scelgono di non informarsi e tendono a  raggomitolarsi nella loro ignoranza.
Israele ha proibito ai giornalisti israeliani di entrare nella Striscia di Gaza negli ultimi 12 anni, e nessuno apre la bocca. Anche le città della Cisgiordania, i suoi villaggi  ed i campi profughi ricevono più visite da giornalisti stranieri che da israeliani. Il risultato: una ignoranza terribile, pregiudizi, stereotipi, paura, odio, arroganza e disprezzo per qualsiasi cosa abbia a che fare con i palestinesi. In assenza di qualsiasi contatto diretto con loro,  è decisivo l’incitamento verso  la visione del mondo israeliana.
Qualcuno potrebbe anche  credere, a rischio di essere terribilmente ingenui, che se Lapid, non il politico ma l’ex-giornalista, dovesse una volta visitare Nabi Saleh per cercare di capire , con una mente aperta e non accecata, come è avvenuta la brutale occupazione  delle terre del villaggio e riuscisse a percepire che sia a  Nabi Saleh che nel vicino insediamento di Halamish si vive il vero ritratto dell’apartheid, applaudirebbe il Real Madrid per l’illuminazione che ha avuto nel voler accogliere una figlia di quel villaggio che ha osato affrontare l’occupante e lo ha sopraffatto.
Forse a Lapid ed a tutto il branco di israeliani che lo segue alla cieca, lo fa impazzire il fatto che Tamimi sia tutto ciò che  lui, figlio di papà  che non ha  mai dovuto lottare per qualcosa e senza particolari doti di coraggio, non è mai stato e non  sarà mai: una combattente coraggiosa disposta a pagare un pesante prezzo personale, nata e cresciuta sotto l’occupazione ed ora simbolo della resistenza a quell’occupazione.


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