mercoledì 2 ottobre 2024

Gaza: la distruzione di centinaia di chilometri quadrati di terreni agricoli... - Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani

...da parte di Israele è espressione della sua insistenza nel commettere un Genocidio

Gli attuali attacchi militari israeliani hanno effetti dannosi sul suolo, l’aria, la qualità dell’acqua, i terreni agricoli, la salute pubblica e l’ambiente

 

Israele ha distrutto centinaia di chilometri quadrati di terra agricola, privando i palestinesi nella Striscia di Gaza settentrionale di terreni agricoli e risorse vitali per la sopravvivenza, il tutto a sostegno del suo blocco illegale della Striscia e delle rigide restrizioni all’ingresso di scorte alimentari per quasi un anno intero. Questa è un’espressione dell’insistenza di Israele nel commettere un Genocidio contro i palestinesi nell’enclave.

Questa distruzione fa parte di un piano israeliano più ampio che risale allo scorso ottobre. In base a questo piano, le forze israeliane hanno lavorato per rendere inutilizzabile quasi l’80% dei terreni agricoli nella Striscia di Gaza dall’uso da parte dei palestinesi, in preparazione della loro annessione forzata alla cosiddetta “zona cuscinetto” o spianandoli o distruggendoli con altri mezzi, come i bombardamenti, tutti in violazione del Diritto Internazionale.

Le forze israeliane hanno preso d’assalto l’area di Al-Shimaa a Beit Lahia, nel Nord di Gaza, martedì mattina presto (25 settembre 2024). Accompagnate da bulldozer militari, le forze hanno iniziato le loro operazioni di spianamento, distruggendo più di 500 chilometri quadrati di terreni agricoli appena ripiantati, che avrebbero dovuto soddisfare i bisogni delle persone che vivono nel Nord di Gaza, soggette a un assedio arbitrario e a una sistematica carestia da parte di Israele.

La distruzione israeliana di questi terreni agricoli, la maggior parte dei quali erano pieni di ortaggi, riflette l’insistenza di Israele nell’impedire al popolo palestinese di dipendere dal paniere alimentare agricolo della regione durante un periodo in cui sufficienti scorte di verdure e altri alimenti vengono tenute fuori dalla Striscia di Gaza settentrionale. Ciò ha portato a una grave carestia, al punto che una parte significativa della popolazione del Nord è stata costretta a mangiare foglie di alberi e a cuocere usando mangime per animali macinato al posto della farina.

Il contadino ventiquattrenne Yousef Saqr Abu Rabie di Beit Lahia ha raccontato delle ingenti perdite subite lunedì e martedì, 23-24 settembre, a seguito della distruzione di decine di chilometri quadrati di terreni a Nord della città. Abu Rabie ha dichiarato che, sebbene la sua terra sia al di fuori della “zona di sicurezza” istituita da Israele all’inizio della guerra, le operazioni di livellazione sono comunque avvenute e che i raccolti ora distrutti avevano prodotto frutta e verdura da cui la popolazione della Gaza settentrionale dipendeva, date le restrizioni di Israele all’ingresso di frutta e verdura nei mercati della Gaza settentrionale.

Come parte del suo Crimine di Genocidio, in corso dal 7 ottobre 2023, Israele ha lavorato nell’ultimo anno per distruggere sistematicamente ed ampiamente il paniere alimentare della Striscia di Gaza di frutta, verdura e carne, insieme a tutti gli altri componenti della produzione alimentare locale, oltre a bloccare l’ingresso di cibo e aiuti umanitari. Ciò ha provocato la carestia nella Striscia di Gaza.

Le forze israeliane hanno spianato o altrimenti distrutto tutti i terreni agricoli lungo la “barriera di sicurezza” che separa la Striscia di Gaza orientale e settentrionale a una profondità di quasi due chilometri, rimuovendo circa 96 chilometri quadrati in un chiaro tentativo di annetterli alla sua “zona cuscinetto”, in violazione del Diritto Internazionale. Una strada e una zona “cuscinetto” israeliane che dividono Gaza attraverso il suo centro, nel frattempo, e la creazione dell’Asse Netzarim di Israele per mantenere separate sezioni della Striscia, hanno provocato la distruzione di circa tre chilometri quadrati di terreni agricoli. Pertanto, i terreni agricoli distrutti da Israele per consentire la creazione delle sue aree “cuscinetto”, in particolare, rappresentano circa il 27,5% del territorio della Striscia di Gaza.

L’Esercito di Occupazione Israeliano ha lavorato per distruggere quasi tutti gli edifici e le strutture sulla stragrande maggioranza di queste terre, che ora si trovano all’interno della “zona cuscinetto” e sono interdette per residenti e agricoltori. Queste terre rappresentavano la maggior parte dei terreni agricoli nella Striscia di Gaza e includevano centinaia di fattorie costruite su centinaia di chilometri quadrati di terra che erano coltivati con verdura e frutta, così come centinaia di fattorie che allevavano pollame e bestiame.

Al di fuori di questa “zona cuscinetto”, ulteriore terreno è stato distrutto da incursioni israeliane o bombardamenti aerei e di artiglieria, con conseguente distruzione di almeno 34 chilometri quadrati di terreno agricolo e delle strade che lo servono. Ciò porta la percentuale totale di terreno distrutto nella Striscia di Gaza al 36,9%, ovvero oltre il 75% dell’area della Striscia designata per l’agricoltura.

Delle pochissime aree rimanenti destinate all’agricoltura, la maggior parte si trova nella regione di Al-Mawasi nella Striscia di Gaza meridionale, a Ovest di Khan Yunis, che ora ospita centinaia di migliaia di persone che sono state sfollate con la forza.

Oltre alla distruzione da parte di Israele di migliaia di fattorie, serre, pozzi d’acqua, cisterne e magazzini contenenti attrezzature agricole, il personale sul campo dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo ha registrato l’uccisione intenzionale di numerosi agricoltori mentre questi lavoravano o tentavano di accedere alle loro terre. Dall’inizio del Genocidio, l’esercito israeliano ha anche ucciso diversi pescatori e distrutto la maggior parte delle barche da pesca e dei porti di pesca nella Striscia di Gaza. Queste azioni hanno avuto un impatto negativo sulla disponibilità di cibo sano per oltre 2,2 milioni di palestinesi che vivono nella Striscia e si prevede che le ripercussioni di ciò dureranno per anni dopo il ritiro dell’esercito israeliano.

Gli agricoltori trovano difficile o impossibile accedere alle aree che sono state risparmiate dai bombardamenti israeliani, a causa dei continui bombardamenti e delle incursioni via terra in numerose aree. Inoltre, la mancanza di elettricità, la distruzione dei pozzi d’acqua e la scarsità di carburante rendono difficile coltivare nuove aree e irrigarle. Ciò accade mentre le forze dell’esercito israeliano impediscono alle forniture di aiuti di raggiungere i residenti e gli sfollati nella Striscia.

Gli attuali attacchi militari israeliani hanno effetti dannosi sul suolo, l’aria, la qualità dell’acqua, i terreni agricoli, la salute pubblica e l’ambiente. Questi effetti si aggravano nel tempo e, a un certo punto, potrebbero causare un aumento sorprendente del tasso di mortalità.

Il diritto umano riconosciuto a livello internazionale al cibo, all’acqua e ai servizi igienici è un diritto fondamentale che protegge la salute e la dignità della popolazione. Può essere realizzato solo se la comunità internazionale pone fine al Crimine di Genocidio di Israele; rimuove l’illegale blocco sulla Striscia di Gaza; e salva ciò che resta dell’enclave assediata, che è attualmente inabitabile su tutti i fronti. I ritardi causeranno un ulteriore deterioramento della Striscia, costeranno più vite civili e influenzeranno pesantemente le condizioni di salute delle persone.

La comunità internazionale deve agire rapidamente e con forza per porre fine al Crimine di Genocidio di Israele nella Striscia di Gaza, che comporta sia l’uccisione diretta, sia l’imposizione di condizioni di vita insopportabili al popolo palestinese lì presente. Israele sta tentando di privare i palestinesi di ogni speranza di sopravvivenza trasformando la Striscia in un luogo totalmente invivibile.

La comunità internazionale dovrebbe assicurarsi che gli aiuti umanitari, in particolare i generi alimentari e non alimentari di base necessari per rispondere alla crisi umanitaria in modo sicuro ed efficace, raggiungano rapidamente la Striscia di Gaza, in particolare la parte settentrionale della Striscia.

Per salvare la popolazione civile nella Striscia di Gaza dalla minaccia di ulteriori disastri sanitari, è necessario esercitare pressioni anche su Israele affinché consenta l’ingresso dei materiali necessari per la riparazione e il ripristino delle infrastrutture. Ciò include garantire che ci sia abbastanza carburante in entrata nel Territorio Palestinese Occupato per far funzionare gli impianti di desalinizzazione e i pozzi, tra le altre strutture idriche e igienico-sanitarie.


Traduzione di Benimino Rocchetto – Invictapalestina.org


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