...da parte di Israele è espressione della sua insistenza nel commettere un Genocidio
Gli attuali attacchi militari israeliani hanno effetti dannosi sul suolo,
l’aria, la qualità dell’acqua, i terreni agricoli, la salute pubblica e
l’ambiente
Israele ha
distrutto centinaia di chilometri quadrati di terra agricola, privando i palestinesi
nella Striscia di Gaza settentrionale di terreni agricoli e risorse vitali per
la sopravvivenza, il tutto a sostegno del suo blocco illegale della Striscia e
delle rigide restrizioni all’ingresso di scorte alimentari per quasi un anno
intero. Questa è un’espressione dell’insistenza di Israele nel commettere un
Genocidio contro i palestinesi nell’enclave.
Questa distruzione fa parte di un
piano israeliano più ampio che risale allo scorso ottobre. In base a questo
piano, le forze israeliane hanno lavorato per rendere inutilizzabile quasi
l’80% dei terreni agricoli nella Striscia di Gaza dall’uso da parte dei
palestinesi, in preparazione della loro annessione forzata alla cosiddetta
“zona cuscinetto” o spianandoli o distruggendoli con altri mezzi, come i
bombardamenti, tutti in violazione del Diritto Internazionale.
Le forze israeliane hanno preso
d’assalto l’area di Al-Shimaa a Beit Lahia, nel Nord di Gaza, martedì mattina
presto (25 settembre 2024). Accompagnate da bulldozer militari, le forze hanno
iniziato le loro operazioni di spianamento, distruggendo più di 500 chilometri
quadrati di terreni agricoli appena ripiantati, che avrebbero dovuto soddisfare
i bisogni delle persone che vivono nel Nord di Gaza, soggette a un assedio
arbitrario e a una sistematica carestia da parte di Israele.
La distruzione israeliana di questi
terreni agricoli, la maggior parte dei quali erano pieni di ortaggi, riflette
l’insistenza di Israele nell’impedire al popolo palestinese di dipendere dal
paniere alimentare agricolo della regione durante un periodo in cui sufficienti
scorte di verdure e altri alimenti vengono tenute fuori dalla Striscia di Gaza
settentrionale. Ciò ha portato a una grave carestia, al punto che una parte
significativa della popolazione del Nord è stata costretta a mangiare foglie di
alberi e a cuocere usando mangime per animali macinato al posto della farina.
Il contadino ventiquattrenne Yousef
Saqr Abu Rabie di Beit Lahia ha raccontato delle ingenti perdite subite lunedì
e martedì, 23-24 settembre, a seguito della distruzione di decine di chilometri
quadrati di terreni a Nord della città. Abu Rabie ha dichiarato che, sebbene la
sua terra sia al di fuori della “zona di sicurezza” istituita da Israele
all’inizio della guerra, le operazioni di livellazione sono comunque avvenute e
che i raccolti ora distrutti avevano prodotto frutta e verdura da cui la
popolazione della Gaza settentrionale dipendeva, date le restrizioni di Israele
all’ingresso di frutta e verdura nei mercati della Gaza settentrionale.
Come parte del suo Crimine di
Genocidio, in corso dal 7 ottobre 2023, Israele ha lavorato nell’ultimo anno
per distruggere sistematicamente ed ampiamente il paniere alimentare della
Striscia di Gaza di frutta, verdura e carne, insieme a tutti gli altri componenti
della produzione alimentare locale, oltre a bloccare l’ingresso di cibo e aiuti
umanitari. Ciò ha provocato la carestia nella Striscia di Gaza.
Le forze israeliane hanno spianato o
altrimenti distrutto tutti i terreni agricoli lungo la “barriera di sicurezza”
che separa la Striscia di Gaza orientale e settentrionale a una profondità di
quasi due chilometri, rimuovendo circa 96 chilometri quadrati in un chiaro
tentativo di annetterli alla sua “zona cuscinetto”, in violazione del Diritto
Internazionale. Una strada e una zona “cuscinetto” israeliane che dividono Gaza
attraverso il suo centro, nel frattempo, e la creazione dell’Asse Netzarim di
Israele per mantenere separate sezioni della Striscia, hanno provocato la
distruzione di circa tre chilometri quadrati di terreni agricoli. Pertanto, i
terreni agricoli distrutti da Israele per consentire la creazione delle sue
aree “cuscinetto”, in particolare, rappresentano circa il 27,5% del territorio
della Striscia di Gaza.
L’Esercito di Occupazione Israeliano
ha lavorato per distruggere quasi tutti gli edifici e le strutture sulla
stragrande maggioranza di queste terre, che ora si trovano all’interno della
“zona cuscinetto” e sono interdette per residenti e agricoltori. Queste terre
rappresentavano la maggior parte dei terreni agricoli nella Striscia di Gaza e
includevano centinaia di fattorie costruite su centinaia di chilometri quadrati
di terra che erano coltivati con verdura e frutta, così come centinaia di
fattorie che allevavano pollame e bestiame.
Al di fuori di questa “zona
cuscinetto”, ulteriore terreno è stato distrutto da incursioni israeliane o
bombardamenti aerei e di artiglieria, con conseguente distruzione di almeno 34
chilometri quadrati di terreno agricolo e delle strade che lo servono. Ciò
porta la percentuale totale di terreno distrutto nella Striscia di Gaza al
36,9%, ovvero oltre il 75% dell’area della Striscia designata per
l’agricoltura.
Delle pochissime aree rimanenti
destinate all’agricoltura, la maggior parte si trova nella regione di Al-Mawasi
nella Striscia di Gaza meridionale, a Ovest di Khan Yunis, che ora ospita
centinaia di migliaia di persone che sono state sfollate con la forza.
Oltre alla distruzione da parte di
Israele di migliaia di fattorie, serre, pozzi d’acqua, cisterne e magazzini
contenenti attrezzature agricole, il personale sul campo dell’Osservatorio
Euro-Mediterraneo ha registrato l’uccisione intenzionale di numerosi
agricoltori mentre questi lavoravano o tentavano di accedere alle loro terre.
Dall’inizio del Genocidio, l’esercito israeliano ha anche ucciso diversi
pescatori e distrutto la maggior parte delle barche da pesca e dei porti di
pesca nella Striscia di Gaza. Queste azioni hanno avuto un impatto negativo
sulla disponibilità di cibo sano per oltre 2,2 milioni di palestinesi che
vivono nella Striscia e si prevede che le ripercussioni di ciò dureranno per
anni dopo il ritiro dell’esercito israeliano.
Gli agricoltori trovano difficile o
impossibile accedere alle aree che sono state risparmiate dai bombardamenti
israeliani, a causa dei continui bombardamenti e delle incursioni via terra in
numerose aree. Inoltre, la mancanza di elettricità, la distruzione dei pozzi
d’acqua e la scarsità di carburante rendono difficile coltivare nuove aree e
irrigarle. Ciò accade mentre le forze dell’esercito israeliano impediscono alle
forniture di aiuti di raggiungere i residenti e gli sfollati nella Striscia.
Gli attuali attacchi militari
israeliani hanno effetti dannosi sul suolo, l’aria, la qualità dell’acqua, i
terreni agricoli, la salute pubblica e l’ambiente. Questi effetti si aggravano
nel tempo e, a un certo punto, potrebbero causare un aumento sorprendente del
tasso di mortalità.
Il diritto umano riconosciuto a
livello internazionale al cibo, all’acqua e ai servizi igienici è un diritto
fondamentale che protegge la salute e la dignità della popolazione. Può essere
realizzato solo se la comunità internazionale pone fine al Crimine di Genocidio
di Israele; rimuove l’illegale blocco sulla Striscia di Gaza; e salva ciò che
resta dell’enclave assediata, che è attualmente inabitabile su tutti i fronti.
I ritardi causeranno un ulteriore deterioramento della Striscia, costeranno più
vite civili e influenzeranno pesantemente le condizioni di salute delle
persone.
La comunità internazionale deve
agire rapidamente e con forza per porre fine al Crimine di Genocidio di Israele
nella Striscia di Gaza, che comporta sia l’uccisione diretta, sia l’imposizione
di condizioni di vita insopportabili al popolo palestinese lì presente. Israele
sta tentando di privare i palestinesi di ogni speranza di sopravvivenza
trasformando la Striscia in un luogo totalmente invivibile.
La comunità internazionale dovrebbe
assicurarsi che gli aiuti umanitari, in particolare i generi alimentari e non
alimentari di base necessari per rispondere alla crisi umanitaria in modo
sicuro ed efficace, raggiungano rapidamente la Striscia di Gaza, in particolare
la parte settentrionale della Striscia.
Per salvare la popolazione civile
nella Striscia di Gaza dalla minaccia di ulteriori disastri sanitari, è
necessario esercitare pressioni anche su Israele affinché consenta l’ingresso
dei materiali necessari per la riparazione e il ripristino delle
infrastrutture. Ciò include garantire che ci sia abbastanza carburante in
entrata nel Territorio Palestinese Occupato per far funzionare gli impianti di
desalinizzazione e i pozzi, tra le altre strutture idriche e
igienico-sanitarie.
Traduzione di Benimino Rocchetto –
Invictapalestina.org
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