L’Unione Europea non è stata
fondata dagli europei, ma dagli Stati Uniti e dal Regno Unito, allo scopo di
controllarli meglio. La Commissione Europea, che un tempo si chiamava Alta
Autorità, è l’amministrazione non-eletta cui è affidato il compito d’imporre la
volontà degli anglosassoni ai Paesi membri. Negli ultimi anni è riuscita a
estendere le proprie prerogative a scapito della sovranità degli Stati membri,
senza tuttavia modificare i Trattati. Nella stessa ottica, il primo ministro
Michel Barnier introduce nel governo francese i Democratici statunitensi e la
fazione fascista di Israele.
In Francia e
nell’Unione europea il ruolo e la responsabilità degli Stati membri sono stati
progressivamente messi in discussione. Negli ultimi cinque anni molti poteri
degli Stati membri sono stati trasferiti alla Commissione Europea, senza alcuna
modifica ai Trattati europei.
L’origine della Commissione Europea
È bene
innanzitutto ricordare che l’Unione Europea è il risultato di un processo
ideato dagli anglosassoni alla fine del 1942. L’ammiraglio William Leahy, capo
di stato-maggiore delle forze armate statunitensi ed ex ambasciatore a Vichy
fino a maggio 1942, istituì ad Algeri un Governo miliare alleato dei territori
occupati (Allied Military Government of Occupied Territories –
AMGOT) per la Francia, guidato da François Darlan, poi dal generale Henri
Giraud. Esso applicava le leggi di Vichy, ma non riconosceva l’autorità di
Charles De Gaulle a Londra.
Charles De
Gaulle, convinto che inglesi e statunitensi non avessero diritto di occupare la
Francia più di quanto ne avessero i nazisti, vi si oppose fermamente: da qui la
sua contrarietà allo sbarco in Normandia [1].
Sicché l’AMGOT poté essere instaurato in Germania, Austria e Giappone, Italia,
ma non, come previsto, in Norvegia, Paesi Bassi, Lussemburgo, Belgio, Danimarca
e Francia.
Alla luce di
questo fallimento, gli anglosassoni cercarono una forma di governo che
permettesse loro di controllare comunque il mondo nel suo complesso, secondo il
comune desiderio espresso nella Conferenza Atlantica.
Alla fine
della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti e il Regno Unito si divisero il
mondo. Churchill ipotizzò di raggruppare Germania Ovest, Belgio, Francia,
Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi in un’organizzazione sovranazionale, la
Comunità economia europea (CEE). Essa doveva sostituirsi all’AMGOT (che
perdurava in Germania e Italia) per concretizzare il principio della libera
circolazione di persone, servizi e capitali, in linea con la strategia
anglosassone del libero scambio. Gli Stati Uniti vincolarono i prestiti del
Piano Marshall all’obbligo di adesione di questi Paesi alla CEE.
L’MI6
britannico creò la Lega europea per la cooperazione economica (European
League for European Cooperation, ELEC), mentre la CIA finanziò l’Unione
europea dei federalisti (UEF) e creò il Comitato americano per l’Europa unita
(ACUE).
Il primo
presidente dell’Alta autorità della CEE, antenata della Commissione dell’Unione
europea, fu il tedesco Walter Hallstein (1958-1967). Questo giurista nazista
creò il Neuordnung Europas (Nuovo ordine europeo) per il
führer Adolf Hitler: l’idea era sostituire gli Stati-nazione con strutture
etniche regionali, estendendo al tempo stesso il Reich a tutte le popolazioni
di lingua tedesca e svuotandone lo spazio vitale dalle popolazioni autoctone.
Dovendo solo gestire per gli anglosassoni una parte dell’Europa, Walter
Hallstein non dovette affrontare le questioni dell’espansione della Germania né
quella dell’espulsione o sterminio delle popolazioni slave. Per precauzione,
gli anglosassoni lo neutralizzarono sottraendogli la politica di
regionalizzazione, che affidarono al Consiglio d’Europa.
Nel corso di
tutta la loro storia, l’Alta Autorità e la sua erede, la Commissione Europea,
sono state solo interfacce civili tra la Nato (che sostituì l’AMGOT) e gli
Stati membri. I primi funzionari provenivano dall’AMGOT di Germania e Italia.
Durante la guerra ricevettero una formazione in materia di affari civili e
militari in una dozzina di università americane.
È
prerogativa di queste amministrazioni (non elette, ricordiamolo), e non del
parlamento europeo (eletto), introdurre norme all’interno dell’Unione. Questo è
un punto estremamente importante: l’Alta Autorità prima e la Commissione poi
non hanno altro scopo che incorporare tutte le norme della Nato nelle leggi
degli Stati membri. Il parlamento europeo è solo un organismo di registrazione
delle decisioni dell’imperialismo anglosassone.
Oggi le
imposizioni della Commissione spaziano dagli standard per la produzione di
cioccolato (che sono esattamente quelli stabiliti dalla Nato per la tavoletta
di cioccolato della razione del soldato) a quelli per la costruzione di
determinate strade, al fine di consentire il passaggio dei carri armati
dell’Alleanza.
La Commissione von der Leyen
Nel 2014 fu
concordato che la presidenza della Commissione venisse attribuita al capolista
del partito arrivato in testa alle elezioni del parlamento europeo. All’epoca
si pensava che a spuntarla sarebbero stati o il Partito popolare europeo (PPE)
o il Partito socialista europeo (PSE), che già si alternavano alla presidenza
del parlamento. Così il PPE designò l’ex primo ministro lussemburghese
Jean-Claude Junker, membro delle reti stay-behind della Nato (Gladio),
che guidò la Commissione dal 2014 al 2019.
Nel 2019 la
presidenza della Commissione sarebbe dovuta andare al cristiano-democratico
Manfred Weber, che però si dimise, aprendo così la strada al social-democratico
Frans Timmermans, ex ministro degli Esteri olandese, il cui partito era
arrivato secondo alle elezioni del parlamento europeo. Ma Ungheria, Repubblica
Ceca, Slovacchia e Polonia si opposero perché Timmermans, in veste di
Commissario per il miglioramento della legislazione, le relazioni
interistituzionali, lo Stato di diritto e la Carta dei diritti fondamentali,
aveva ripetutamente accusato questi Paesi di tendenze autoritarie. La
cancelliera tedesca Angela Merkel propose la sua beniamina, nonché ministra della
Difesa, Ursula von der Leyen. Il presidente francese Emmanuel Macron sostenne
Merkel, a condizione che la franco-statunitense Christine Lagarde [2] fosse
nominata presidente della Banca Centrale Europea.
Nel discorso
d’investitura, von der Leyen annunciò il proprio orientamento dichiarando: «La
mia Commissione sarà una Commissione geopolitica». Questa frase non si
riferisce al ruolo dell’Europa nelle relazioni internazionali, ma alla teoria
del Lebensraum (spazio vitale), elaborata da Karl Haushofer
per motivare la strategia di espansione territoriale della Germania nazista.
Ursula von der Leyen creò immediatamente il Gruppo di coordinamento esterno
(EXCO), che si riuniva ogni martedì a livello di consiglieri dei direttori
generali e ogni mercoledì a livello di consiglieri di gabinetto dei commissari.
A marzo
2020, appena insediatasi, Ursula von der Leyen deve affrontare la crisi del
Covid-19. La neo presidente elabora un programma di rilancio economico del valore
di 2.018 miliardi di euro (di cui 800 presi a prestito), poi organizza
l’acquisto congiunto di 4,6 miliardi di dosi di “vaccino”, per una spesa di
altri 71 miliardi di euro (cioè 15 volte il costo di produzione). Infine
introduce un passaporto sanitario europeo, l’EU Digital COVID Certificate,
noto come Codice QR. Queste iniziative non rientrano tra i poteri attribuiti
alla Commissione dai Trattati, eppure vengono accolte con favore da tutti gli
Stati membri. E pensare che fino a questo momento la Germania si era sempre
opposta con forza al principio del prestito comune.
Gli
scienziati oggi ritengono che 2,8 miliardi di queste dosi non fossero vaccini,
ma semplicemente farmaci a RNA messaggero, tra l’altro sperimentali.
La Corte di
giustizia dell’Unione europea deplorerà la mancanza di trasparenza della
Commissione nella stipula dei contratti di acquisto delle fiale anti-Covid.
Tuttavia, nessuno dei procedimenti avviati per conoscere le trattative tra i
laboratori farmaceutici e la signora von der Leyen hanno avuto esito. Suo
marito, Heiko vor der Leyen, è stato nominato direttore medico di Orgenesis
(società legata a uno dei produttori delle fiale), dove, in cambio di
pochissimo del suo tempo, riceve uno stipendio esorbitante. Inoltre, secondo la
Corte dei conti di Cipro, la commissaria alla Sanità, Stélla Kyriakídou,
avrebbe ricevuto quattro milioni di euro tramite il marito, Kyriakos
Kyriakídou.
Il 23
febbraio 2022 la Russia inizia l’«operazione militare speciale» per porre fine
ai massacri perpetrati dai “nazionalisti integralisti” a danno delle
popolazioni russe nel Donbass. La Nato considera l’ingresso dell’esercito russo
in territorio ucraino un’aggressione, nonostante sia motivato dall’applicazione
della risoluzione 2202 [dell’Onu] e dalla responsabilità di protezione. E
l’Alto rappresentante nonché vicepresidente della Commissione Josep Borrell
dichiara: «In questo momento sta nascendo l’Europa geopolitica».
La
Commissione propone immediatamente pacchetti di misure coercitive contro la
Russia e il Consiglio le adotta senza dibatterne: è la trasposizione nel
diritto europeo di misure già adottate dagli Stati Uniti [3] e
coordinate dall’ex ambasciatore di Washington a Mosca, Michael McFaul.
La
Commissione propone anche un vasto programma di aiuti finanziari e militari
all’Ucraina, elaborato da Björn Seibert, capo di gabinetto di Ursula von der
Leyen nonché ex analista dell’American Enterprise Institute, in contatto
costante con Washington. A oggi la Commissione ha mobilitato 88 miliardi di
euro di aiuto finanziario a Kiev e 50 miliardi di euro in armi («Strumento per
l’Ucraina»).
Il ruolo di Michel Barnier in Francia
Prima delle
elezioni europee di giugno 2024 il presidente Emmanuel Macron propone a Michel
Barnier di diventare primo ministro. Ma, quando la lista presidenziale ottiene
solo il 15% dei voti, Macron scioglie l’Assemblea nazionale nella fondata
speranza di ricostituire la propria maggioranza parlamentare. Tuttavia, nel
giro di due giorni Jean-Luc Mélenchon riesce a riunire tutti i partiti di
sinistra nel Nuovo Fronte Popolare. Al primo turno la lista presidenziale
ottiene solo il 20% dei voti. Macron evita il peggio organizzando il Fronte
Repubblicano contro il Rassemblement National di Marine Le Pen. Solo dopo due
mesi di indugi Macron riesce a nominare Michel Barnier primo ministro.
Michel
Barnier è un opportunista. Sostenitore del gollista Jacques Chaban-Delmas, nel
1977 lo tradisce per l’atlantista Valery Giscard d’Estaing. Sostenitore del
neogollista Jacques Chirac, nel 1993 lo tradisce per l’atlantista Édouard
Balladur. Nel 2007, nell’affare Clearstream 2 testimonia davanti al giudice
Renaud Van Ruymbeke contro il gollista Dominique de Villepin e a favore
dell’atlantista Nicolas Sarkozy.
L’unica costante della sua carriera politica è la partecipazione alla
costruzione dell’Unione europea all’ombra di Washington e Londra. Dopo il
respingimento per referendum della Costituzione Europea, Barnier entra nel
Gruppo Amato, incaricato di redigere il Trattato di Lisbona che sarà imposto
per via parlamentare. Negozia pazientemente con Londra i termini della Brexit
perché è l’unico commissario europeo che conosce la storia della Ue e capisce
la logica della volontà britannica.
Tuttavia, durante la campagna presidenziale francese del 2022 si inimica molti
alti funzionari europei denunciando il modo in cui i suoi colleghi della Corte
di giustizia della Ue hanno gestito per decenni le norme sull’immigrazione. Una
presa di posizione inedita da parte sua.
Il 21
settembre l’Eliseo annuncia la composizione del governo di cui Barnier è primo
ministro. Il capo del governo neoeletto si premura di far credere di esserne
l’unico artefice e di non essere stato influenzato dal presidente Macron.
Non è ovviamente vero. Per esempio, Marc Ferracci, ministro delegato
all’Industria ed ex compagno di studi di Macron a SciencesPo, fu testimone
delle nozze di quest’ultimo, e viceversa. Il padre, Pierre Ferracci, partecipò
alla Commissione per la liberazione della crescita francese (2007-2010),
presieduta da Jacques Attali, di cui Macron fu relatore speciale. Ora dirige
una rete per il ricollocamento degli alti funzionari temporaneamente messi da
parte. La moglie del nuovo ministro, Sophie Ferracci, è stata capo dello staff
di Macron al ministero dell’Economia, nonché al suo partito politico, En
Marche. È stata ricollocata alla Caisse des dépôts et consignations;
attualmente è presidente del Gruppo SOS di Jean-Marc Borello, amico di lunga
data di Brigitte Macron.
Il governo
Barnier è sotto l’egida dei Democratici statunitensi e dei sionisti
revisionisti israeliani.
Il suo
ministro degli Esteri Jean-Noël Barrot è l’erede di una lunga stirpe di
democratico-cristiani. Il nonno, Noël Barrot, fu membro della Resistenza e
deputato. Il padre, Jacques Barrot, fondò con Michel Barnier il circolo Dialogo
e Iniziativa; è stato deputato, ministro, vicepresidente della Commissione
Europea e persino membro del Consiglio costituzionale. La sorella, Hélène
Barrot, dirige la comunicazione di Uber-Europe. Specialista di finanza,
Jean-Noël Barrot è stato professore associato al Massachusetts Insitute of
Technology (MIT), poi docente alla HEC [École des hautes études commerciales]
di Parigi. È stato uno dei premiati del programma Young Leaders della
French-American Foundation (anno 2020).
il tempo di assassinare Hassan Nasrallah, segretario generale di Hezbollah.
Il membro
più sorprendente del governo Barnier è il ministro per l’Europa, Benjamin
Haddad. La stampa ha rivelato il suo ruolo nell’Atlantic Council, dunque al
servizio di Washington. È stato anche alto funzionario del Servizio europeo per
l’azione esterna (SEAE), dove ha difeso le posizioni di Stati Uniti e Israele.
Ma la cosa più importante è altra: ha lavorato a lungo nel Tikvah Fund, che si
presenta come un’associazione americana di educazione ebraica, ma in realtà è
un’associazione di “sionisti revisionisti”, cioè di discepoli del fascista
Vladimir Jabotinsky, il cui ritratto adorna le pareti di tutti i suoi edifici e
le sue pubblicazioni. Il Tikvah Fund non è un’organizzazione filo-israeliana
come le altre, ma promuove l’ideologia di Benjamin Netanyahu (il cui padre era
segretario particolare di Jabotinsky) [4].
Ricordiamo che il primo ministro di Israele, David Ben-Gurion, vietò la
sepoltura di Jabotinsky in Israele.
Secondo Haaretz, il Tikvah Fund, presieduto dal criminale
statunitense Elliott Abrams [5],
ha finanziato l’ascesa al potere di Benjamin Netanyahu e dei suoi alleati
Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich [6].
Tre anni fa Benjamin Haddad spiegava che equiparare Hezbollah a
un’organizzazione terrorista come Daesh, combattuta dall’organizzazione
libanese e sostenuta invece da Israele, era un modo per ottenere l’appoggio
degli europei [7].
Ecco i punti
da ricordare:
• La Commissione Europea è l’erede dell’Alta Autorità della CEE, a sua volta
erede dell’AMGOT, l’autorità militare di occupazione anglosassone.
• La Commissione europea quindi non è eletta, ma composta secondo i dettami
degli anglosassoni. La sua unica funzione è far adottare agli Stati membri i
precetti della Nato.
• Il governo Barnier è propaggine della Commissione. Ne fanno parte sia un
ministro approvato dai Democratici statunitensi sia un ministro che rappresenta
i sionisti revisionisti di Benjamin Netanyahu.
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