martedì 19 novembre 2013

«Liberate il Valle!», dice Carlo Cecchi

«L’occupazione del Teatro Valle? In nessun paese civile si lascerebbe un teatro fra i più antichi, fra i più belli nelle mani di un piccolo gruppo di persone che potrebbero gestire, al massimo, un centro sociale»: Carlo Cecchi è chiarissimo. Interrogato da Succedeoggi sulla questione “Valle occupato” non si nasconde dietro all’attendismo o – figuriamoci! – dietro al bon-ton salottiero (come tanti altri…). No. Dice le cose come stanno: «Non è nemmeno uno scandalo, per la semplice ragione che è lo specchio di un Paese allo sfascio».
Tra i tanti paradossi che sorreggono l’occupazione del Teatro Valle ce n’è uno particolarmente odioso: si vuol far credere che tutti i teatranti siano dalla parte degli occupanti (che vantano premi e presenze strabilianti in ogni circostanza) ma poi a grattare la crosta della propaganda si scopre che non è così. Basterebbe dar voce a chi dissente per rendersene conto. E invece si ha l’impressione che gli occupanti del Valle dispongano soprattutto di buoni esperti di comunicazione: sono riusciti a far tacere le critiche e far arrivare all'opinione pubblica solo i “premi”.
Continua Carlo Cecchi: «Il teatro, come dice Amleto, rispecchia la realtà. Anche l’occupazione del Valle rispecchia la nostra realtà: riflette le ultime luci di un tramonto già avvenuto. Il tramonto dell’Italia ormai sprofondata nell'inciviltà, nell'immoralità»...

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