martedì 18 febbraio 2014

La parete - Marlen Haushofer

accade un evento inspiegabile, una donna diventa prigioniera in una porzione di montagna, e deve sopravvivere da sola.
scrive i suoi pensieri su dei fogli, che costituiranno poi il romanzo, che è in realtà un diario.
la paura, la minaccia di qualcun altro rinchiuso  nello stesso territorio, la compagnia degli animali, che le faranno compagnia e la sostenteranno, e la aiuteranno a non impazzire, la vita salvata anche da una piccola agricoltura di sussistenza, non accade moltissimo, ma leggendo si diventa prigionieri della storia.
metafora di molte cose, forse; in prima battuta una storia semplice che Christopher McCandless (Alexander Supertramp) avrebbe capito benissimo.
fermarsi in quel pezzo di montagna e ascoltare questa storia con animali, gatti, cane, mucca e vitello, e qualche preda per sopravvivere, raccontata da una donna coraggiosa e speciale, è uno di quei viaggi che non ti dimentichi - franz






“La parete” di Marlen Haushofer: un romanzo che si trova quasi a fatica ma che merita, certamente, una lettura attenta e profonda. Se c’è da aspettare prima di averlo, si può dire che l’attesa premia e ben ripaga il lettore…

…se cercate azione e suspense, non fa per voi!
E' un romanzo "tranquillo", silenzioso, scritto senz'altro con un linguaggio poetico benché sobrio e semplice, in cui insieme ai personaggi viviamo la solitudine e il distacco dal resto del mondo, per essere immersi in un mondo completamente avvolto dalla natura, dai boschi, dai rumori e dagli odori della montagna...

"La parete" è il diario di una donna che a seguito di un evento inspiegabile, una parete trasparente che circonda alcune montagne, rimane isolata dal resto del mondo. L 'autrice descrive con intensa attenzione la sua modificazione interiore e fisica nel vivere un quotidiano denso di fatiche e di paure, il suo stare all'essenza delle cose e riscoprire un'autonomia e una valorizzazione di sé quasi dimenticata. Nella solitudine si apre all'amore per la natura, per gli animali, per se stessa abbandonandosi a nuove gioie, sensazioni, emozioni che sente profondamente sue; nella solitudine rivisita il suo passato, i ricordi più belli ma anche il malessere e l'estraneità che già esistevano ma solo ora affiorano e la portano a una consapevole pacificazione.

…E' un libro praticamente senza trama, fatto di gesti quotidiani, grandi, piccoli e piccolissimi, anche ripetitivi, mai noioso. Un libro sulla paura della solitudine ma anche sulla forza che può scaturire proprio dal non avere più riferimenti. “Una metafora sulla solitudine – dice Lietta Tornabuoni – ormai diventato un fenomeno sociale.
La protagonista è una donna quarantenne, sposata, madre di due figlie adolescenti. All'improvviso si ritrova sola, separata dal mondo da una parete liscia e trasparente, costretta a reinventarsi la propria vita, a riscoprire la propria autonomia e indipendenza e ad affrontare - anche praticamente - un quotidiano che si fa di giorno in giorno più faticoso…
da qui

2 commenti:

  1. Questo l'ho letto anch'io! L'ho trovato molto bello. Inquietante, a volte, come è inquietante, a volte, la solitudine e lo scoprire in sé facoltà sconosciute. Quella parete, in fondo, è qualcosa che oltre a dividere fisicamente la protagonista da un mondo che diventa sconosciuto con il passare del tempo, divide anche la nostra anima in settori che possono rimanere sconosciuti per tutta la vita, oppure con il lavoro su di sé, possono aprirsi e divenirci familiari, seppure, a volte, accompagnati dalla sofferenza. Non è un libro per coloro che non amano molto riflettere su se stessi. La solitudine porta inevitabilmente a farlo, a volte questo genera saggezza, altre volte, disperazione.

    RispondiElimina
  2. la solitudine o fa impazzire o ti migiora.
    penso che solo chi sta bene con se stesso potrà stare bene con gli altri (lo diceva anche Montaigne, credo)

    RispondiElimina