“Come artisti
l’arma più potente che abbiamo è la nostra capacità di sognare: facciamo
appello al mondo perché si fermi l’ennesimo massacro”. La lettera aperta di un
gruppo di associazioni artistiche, teatrali e musicali palestinesi inviata
dalla scuola di musica Al Khamandjati.
A mandare la lettera in Italia, indirizzata agli amici dell’Associazione Cultura è Libertà: una campagna per la Palestina,
è Ramzi Aburedwan. Violinista pluripremiato, nato e cresciuto nel campo
profughi di Al Amari, vicino Ramallah, Ramzi era un bambino quando scoppiò la
prima Intifada.
Una delle immagini divenute
un’icona di quella lotta popolare lo raffigura con una pietra in mano, pronto a
scagliarla contro un carrarmato.
Qualche anno (e
molto studio) dopo Ramzi diventerà un violinista talentuoso, e direttore della
scuola di musica Al Khamandjati, da lui fondata per insegnare la musica ai
bambini dei campi profughi, che oggi è diventata anche un’orchestra molto
popolare in Palestina.
E’ da lì, dai Territori
Occupati della Cisgiordania, che associazioni culturali, artistiche e musicali
si sono unite in un appello rivolto in modo particolare a colleghi e compagni
che come loro, nel mondo, utilizzano l’arte come forma di espressione.
E, a volte, di
resistenza.
“Come artisti –
scrivono – l’arma più forte che abbiamo è la nostra capacità di recitare,
sognare, immaginare. Le forze di oppressione la temono, perché finché siamo
capaci di immaginare un’altra realtà, abbiamo anche il potere di
perseguirla”.
Riportiamo di
seguito il testo*
Dichiarazione di associazioni artistiche palestinesi
17 luglio 2014
Noi lavoratori della cultura che rappresentiamo la maggior parte delle
organizzazioni artistiche palestinesi, condanniamo l'attacco e l'aggressione a
Gaza di Israele e l'uccisione e mutilazione indiscriminata di civili, tra cui
molte donne e bambini.
Come
artisti l'arma più potente che abbiamo è la nostra capacità di recitare,
sognare immaginare. Le forze dell'oppressione hanno paura di questa arma,
perché finché siamo capaci di immaginare un altro tipo di realtà, abbiamo il
potere di perseguirla - una Palestina libera e giusta.
Per oltre sei decenni i palestinesi sono stati sistematicamente privati
delle loro terre, acqua, e libertà di movimento. Gli insediamenti continuano,
un muro viene eretto sulla terra occupata e Gaza è da più di sei anni stretta
da un assedio soffocante.
Questi crimini vanno condannati e contro di loro bisogna agire
immediatamente.
Tra
i nostri compagni ci sono istituzioni che continuano a lavorare a Gaza,
malgrado tutte le sofferenze, usano la musica, il teatro, la recitazione per
capire, elaborare, educare e mobilitare. Noi siamo con loro e vi chiediamo di
fare altrettanto.
Mentre ancora una volta i governi voltano le spalle, nel mondo le
popolazioni alzano la loro voce; scendono in strada e rifiutano di lasciare a
soffrire in silenzio la popolazione di Gaza.
Sollecitiamo i nostri colleghi, amici e partners a non tacere e ad unirsi
a noi nella protesta. Ci appelliamo al mondo per esercitare su Israele una
pressione affinché metta fine al blocco di Gaza.
In
particolare ci appelliamo ai nostri amici artisti e alle organizzazioni
culturali perché condannino l'attuale aggressione contro Gaza e l'occupazione
della Palestina con petizioni, proteste, dichiarazioni.
Inoltre vi sollecitiamo ad agire, sostenendo il Boicottaggio culturale
ed accademico di Israele (PACBI), in tal modo rifiutando di essere complici
nella attuale occupazione e apartheid.
Insieme possiamo trasformare la disperazione in determinazione e le
forze di divisione in unità. Questo è in nostro potere.
Sottoscrivono i membri fondatori del Palestinian Performing Art
Programme (PPAN):
Al-Harah
Theatre
The Magnificat Association
The Edward Said National Conservatory
of Music
Al Kamandjati Association
Theatre Day Productions
Yes
Theatre
The Palestine Circus School
The Freedom Theatre
Popular Art Center
El Funoun Dance Troupe
Ashtar Theatre
A.M Qattan Foundation
(*La traduzione dall’inglese è a cura di Alessandra Mecozzi per
CulturaE’libertà)
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