Rodolfo Walsh è stato un rivoluzionario con la penna
e la macchina da scrivere, e la precisione e l’accuratezza sono un’arma
rivoluzionaria potentissima e pericolosa.
e questo libro, e
questo libro, che arriva a essere letteratura, dovrebbe essere il primo libro
di testo nelle scuole di giornalismo.
ricercare notizie, diffonderle, smontare le accuse e
le tesi dei potenti, dal militare di villaggio fino alla magistratura, come in
questo libro, al colonnello della giunta militare, come nella “Carta abierta de un escritor a la junta militar”,
gli è costata la vita.
raccontare le cose che succedono e dare voce ai
vinti è necessario, costi quel che costi.
dice di lui Gabriel
García Márquez: “Quando il mondo era giovane e meno urgente, Rodolfo Walsh è
stato l'autore di certi testi polizieschi stupefacenti che io leggevo la
domenica riprendendomi da qualche sbornia in una pensione per studenti a
Cartagena. In seguito è stato autore di certi reportage impressionanti e
implacabili in cui denunciava i massacri notturni e la scandalosa corruzione
delle forze armate argentine. In tutte le sue opere, anche in quelle che
sembravano di semplice finzione, si è distinto per il suo impegno nei confronti
della realtà, per il suo talento analitico quasi inverosimile, per la sua
audacia e per la sua serietà”
alla fine della lettura del libro
mi sono venute in mente due frasi:
“Dire la verità…è un’azione…rivoluzionaria” (Antonio
Gramsci)
“Il racconto intelligente della
sconfitta è la
sottile vittoria del
vinto” (Nicolas Gomez Davila)
Vogliatevi bene, leggete questo libro - franz
Uno degli uomini scampati a
quel terribile 9 giugno gli racconta quello che ha visto. L’allora un po’ vago
scrittore di storie fantastiche e soprattutto poliziesche trova modo di ricostruire
la storia e pubblicarla di straforo sul foglio sindacale Revolucion Nacional,
prima di farne un libro nel 1957. Il “letterario” evocato prima va inteso
come apporto a un genere che coniuga cronaca e finzione: un anticipo di quel new journalism del quale tutti ricordano il
capitale A sangue
freddo di Truman Capote.
Ecco, Operazione massacro rivela agli argentini la violenza
inaudita di un crimine nascosto (sui giornali dell’epoca non v’è alcuna traccia
di quella notte), restituisce nobiltà al mestiere del giornalista – anche se
qui non si tratta più di mero giornalismo, vale da esempio purtroppo seguito da
pochi eroi (e non dovremmo avere bisogno di eroi no?) e, last but not least, dispiega un
modello di scrittura pregevole. Nelle prime pagine è evidente lo schema
strutturale che ri-costruisce gli eventi, avvicinando uno a uno le vittime,
riesumandone alcuni tratti decisivi della personalità, intrecciandone i destini
fatali poco a poco, infine stringendo il racconto verso il suo esito drammatico.
…Il
giornalista argentino Rodolfo Walsh viene a conoscenza, verso la fine del 1956,
che la stessa notte del levantamiento di Valle la Polizia aveva
scatenato una mattanza nella periferia di Buenos Aires contro alcuni cittadini
ritenuti cospiratori; la vera notizia è che ci sono dei sopravvissuti.
Determinato a incontrarli prende le dovute precauzioni (adotta uno pseudonimo e
cambia abitazione) e avvia la sua personale indagine che si trasforma in una
lotta per (far) conoscere la verità.
Con Operazione Massacro Walsh inaugura un nuovo genere
letterario, la novela
testimonio, un incrocio tra inchiesta giornalistica e narrazione,
strutturando l’opera come un vero e proprio documento d’investigazione,
con un prologo, dove vengono esposte le modalità attraverso cui è venuto a
conoscenza dell’esistenza dei sopravvissuti e tre parti dedicate alle persone, ai
fatti e alle prove. Con la prima pubblicazione del libro, nel 1957, il reporter
non termina le ricerche, anzi continuerà ad arricchire il testo con nuovi
elementi e riflessioni fino al 1972…
da
qui
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