Partiamo dagli scontri che si sono verificati nei giorni scorsi a Tel Aviv, Haifa e
Nazareth, tra manifestanti pacifisti in solidarietà con i palestinesi e gruppi
da te definiti “fascisti”. Cosa è successo?
Prima di tutto credo sia importante illustrare il contesto nel quale
emergono e si sviluppano questi gruppi nazi-sionisti. Avevano infatti già
organizzato altre dimostrazioni, in seguito al rapimento dei giovani coloni,
successivamente all’uccisione di Mohammad Abu Khdeir e prima che l’operazione
militare contro la Striscia di Gaza iniziasse, principalmente a Gerusalemme,
sempre inneggiando slogan come “morte per gli arabi”.
Stiamo parlando di almeno 7 gruppi, quali Kahana, Im Tirztu, Lehava, La Familia (i
tifosi ultrà della squadra di calcio Beitar di
Gerusalemme), gli ultras del Maccabi Tel Aviv, e altri due raggruppamenti che si
raccolgono attorno al gruppo musicale hip-hop The Shadow e al movimento religioso Shuvu Banim.
Questi gruppi erano già attivi in Israele ma mai come in questo periodo
hanno raccolto intorno a loro migliaia di persone in strada e decine di migliaia
di sostenitori su Facebook e sui social network. Stanno ricevendo insomma un
supporto incredibile, non solo da persone che hanno un background affine, ma
soprattutto da cittadini ordinari provenienti da diversi strati della
società.
Le loro azioni consistono in organizzarsi per scendere in strada e cercare
palestinesi ed arabi per picchiarli o nel migliore dei casi per importunarli.
Già erano tantissime le persone che sono state attaccate prima dell’operazione
militare, dopo la quale ci sono state manifestazioni da parte di gruppi e
attivisti afferenti a sinistra, anch’essi presi di mira da questi
nazi-sionisti.
Che, ripeto, definisco in questo modo perché non saprei cosa dire di
qualcuno che ha una matrice ultra-radicale di destra, che inneggia all’uccisione
degli arabi e indossando tra l’altro segni distintivi di alcuni gruppi
neo-fascisti europei (in questa foto alcuni
dimostranti indossano una maglietta con la scritta “Buonanotte Sinistra”, ndr).
La situazione è molto preoccupante perché stanno ricevendo molto consenso,
non è affatto un fenomeno marginale.
E’ possibile individuare eventuali relazioni
tra questi gruppi e i partiti presenti nel Parlamento Israeliano?
E’ molto difficile affermarlo. Per quanto ne so c’è un partito politico, “Potere ad Israele”, non presente in Parlamento e che è
in contatto con loro. Credo inoltre che siano finanziati e sostenuti da un
coordinamento centrale, su cui però non sono in grado di dare informazioni,
perché la loro organizzazione sembra molto buona.
Aggiungo inoltre che ciò che è successo dopo l’inizio dell’operazione su
Gaza è stato uno spostamento dell’attenzione di questi gruppi verso i
manifestanti di sinistra scesi in piazza per la cessazione delle ostilità, che
sono stati picchiati e presi di mira ad Haifa, Nazareth, Tel Aviv e
Gerusalemme.
Come hanno reagito le forze di polizia di
fronte a questi episodi?
Contrariamente a quanto successo in precedenza, in condizioni “normali”,
quando la polizia tendeva a separare fisicamente i due gruppi opposti, entrambi
circondati da barriere, in modo che non ci fosse alcun contatto tra loro, nel
corso delle prime dimostrazioni dopo l’inizio dell’offensiva su Gaza a Tel
Aviv, Haifa e Nazareth questo non è avvenuto.
Le manifestazioni degli attivisti di sinistra sono state attaccate
liberamente, con infiltrazioni nel corteo, attacchi e danni a biciclette, moto
e alle stesse persone, sotto lo sguardo della polizia che non è intervenuta
subito.
Soltanto quando gli scontri si sono intensificati i poliziotti sono
intervenuti per separare i gruppi e cercare di riportare la calma, tuttavia
usando sempre la mano leggera, facendo il minimo necessario nei confronti dei
manifestanti neo-nazisti.
L’altro ieri invece a Jaffa (Tel Aviv) le cose sono andate diversamente,
senza scontri. C’è stata una dimostrazione organizzata dal Movimento islamico
nel quartiere abitato prevalentemente da palestinesi musulmani. Più a nord di
Jaffa, non lontano, c’era una manifestazione parallela organizzata da questi
gruppi di destra, che su Facebook invitavano i partecipanti a portare armi,
bastoni e bottiglie di vetro. Di loro ce n’erano alla fine soltanto 200, molti
meno di quanti avevano aderito sul social network, che una volta riunitisi sono
stati circondati dalla polizia. Diverse strade a Jaffa sono state chiuse, in
pratica la città sembrava sottoposta ad un coprifuoco…
Nessun commento:
Posta un commento