I nostri media ci traviano con una
terminologia deformata che tende a dipingere Israele come una vittima. Ecco
alcuni esempi.
“Gaza è uno stato indipendente”
Non lo è. Gaza e la Cisgiordania sono un'unica unità territoriale composta di due parti. Secondo le risoluzioni della comunità internazionale, uno stato verrà creato su queste due parti, che sono ancora sotto occupazione israeliana, come lo sono i Palestinesi che ci vivono.
Gaza e la Cisgiordania hanno lo stesso prefisso internazionale – 970. (Il prefisso separato è un vuoto lascito degli accordi di Oslo. La rete telefonica palestinese è una diramazione di quella israeliana. Quando il servizio di sicurezza dello Shin Bet chiama una casa a Gaza per annunciare che l'aviazione militare sta per bombardarla, lo Shin Bet non deve comporre il prefisso 970).
Con la sua scaltrezza colonialista e le capacità acquisite dal Mapai, precursore del partito laburista, Ariel Sharon ha spostato i coloni dalla Striscia di Gaza. Attraverso un'altra forma di dominazione, ha tentato di tagliar fuori per sempre l'enclave dalla Cigiordania. Il controllo effettivo di mare, cielo, frontiere e della gran parte di Gaza resta nelle mani di Israele.
E sì, Hamas e Fatah, a causa dei loro scontri tra fazioni, hanno significativamente contribuito alla separazione tra le due parti. Con la sua propaganda, Hamas ha rafforzato l'illusione dell' “indipendenza” di Gaza.
Intanto, Israele controlla ancora i registri anagrafici di Gaza e Cisgiordania. Ogni palestinese che nasce a Gaza o in Cisgiordania dev'essere registrato al Ministero degli Interni israeliano (attraverso l'Ufficio per il Coordinamento e Collegamento), per poter ottenere la carta d'identità a 16 anni.
I dati contenuti nel documento sono anch'essi scritti in ebraico. Avete mai sentito di uno stato indipendente la cui popolazione deve registrarsi nello stato “vicino” (che occupa e attacca), altrimenti non avrà i documenti e non esisterà ufficialmente?
Quando esperti come Giora Eiland, generale in pensione che ha collaborato al piano di disimpegno di Gaza, dicono che Gaza è uno stato indipendente che ci attacca, stanno cercando di cancellare il contensto in cui si verifica questo nuovo massacro. E' un compito piuttosto semplice. Gli israeliani l'hanno già fatto.
“Autodifesa”
Entrambe le parti (Hamas e Israele) dicono che stanno sparando per autodifesa. Sappiamo che una guerra è la continuazione della politica con altri mezzi. La politica di Israele è chiara (anche se non lo è ai lettori dei media israeliani): tagliare ancor più fuori Gaza, ostacolare ogni possibilità di unità palestinese e sviare l'attenzione dall'accelerazione della condotta colonialista in Cisgiordania.
E Hamas? Hamas vuole rafforzare la sua posizione come movimento di resistenza dopo i colpi subiti come movimento di governo. Forse pensa davvero di poter cambiare l'intera strategia della leadership palestinese che fronteggia l'occupazione. Forse vuole che il mondo (e gli stati arabi) si svegli da questo sonno.
E ancora, con tutto il rispetto per Clausewitz, i calcoli razionali non sono l'unica spiegazione. Non dimentichiamo l' “invidia missilistica” - chi ce l'ha più grande, più lungo, più impressionante e a lunga gittata? I ragazzi giocano con i loro giocattoli e noi ci siamo abituati a chiamare tutto questo “politica”.
“Israele ha dimostrato moderazione”
Da dove di comincia a calcolare la moderazione?
Perchè non iniziare dai pescatori a cui si spara addosso, feriti e a volte uccisi dalla marina israeliana, nonostante negli accordi del 2012 si fosse parlato di estendere la zona di pesca? Perchè non dai contadini e dai raccoglitori di metallo vicino alla barriera di separazione che non hanno altro mezzo di sussistenza e contro cui si spara, e che a volte vengono feriti e uccisi dai soldati? O dalla demolizione di case palestinesi “per motivi amministrativi” in Cisgiordania e a Gerusalemme?
Non la chiamiamo forse “moderazione” perchè tutta questa è questa violenza che i media israeliani omettono con arroganza? E perchè non sentiamo parlare di “moderazione palestinese” dopo che Nadim Nawara e Mohammed Abu Dhaher sono stati uccisi dai soldati israeliani al check point di Ofer? “Moderazione” è un altro termine che cancella il contesto e rafforza il senso di vittimismo della quarta potenza militare del mondo.
“Israele fornisce acqua, elettricità, cibo e medicine a Gaza”
No, non lo fa. Israele invia 120 megawatt di elettricità a prezzo pieno, al massimo un terzo della domanda. La bolletta viene dedotta dalle tasse dei consumatori, tasse che Israele raccoglie per i beni che passano attraverso i suoi valichi e che sono destinati ai territori occupati. Cibo e medicine, che i commercianti palestinesi acquistano a prezzo pieno, entrano a Gaza attraverso i valichi che sono sotto controllo israeliano. Secondo il Gisha Legal Center for Freedom of Movement, nel 2012 nella Striscia di Gaza sono stati acquistati prodotti israeliani per 13 miliardi di shekel (379 milioni di dollari).
Per quanto riguarda l'acqua, Israele ha imposto l'autarchia a Gaza; i Gazawi, cioè, devono arrangiarsi con l'acqua piovana e l'acqua che raccolgono dal sottosuolo nel territorio. Israele, che impone una “quota acqua” ai palestinesi, non lascia che vengano condivise le fonti tra Cisgiordania e Gaza. Di conseguenza, la domanda supera l'offerta e c'è un iper-pompaggio. L'acqua di mare penetra nel sottosuolo, e crea liquami a causa di tubature decrepite. Il 95% dell'acqua di Gaza non è potabile. E, secondo precedenti accordi, Israele vende 5 milioni di metri cubi d'acqua a Gaza (una goccia nell'oceano).
“Israele mira solo a obiettivi legittimi”
Sono state bombardate le case di membri vecchi e nuovi di Hamas, con e senza bambini all'interno, e l'esercito dice che questi sono obiettivi legittimi? Esiste forse una casa ebraica in Israele che non dia rifugio ad un comandante che ha collaborato al piano o partecipato a un'offensiva? O a un soldato che non abbia sparato o non sparerà ad un palestinese?
“Hamas usa la popolazione come scudi umani”
Se non sbaglio, il Ministero della Difesa si trova nel cuore di Tel Aviv, in quanto è la principale “sala operativa” dell'esercito. E che dire della base di addestramento di Glilot, vicino al grande centro commerciale? E il quartier generale dello Shin Bet a Gerusalemme, al confine con un quartiere residenziale? E quanto dista la nostra “sartoria” di Dimona (base per la produzione di armi nucleari, ndt) dalle aree residenziali?
Perchè va tutto bene per noi e non per loro? Solo perchè loro il missile non ce l'hanno abbastanza lungo per bombardare questi posti?
Fonte: http://www.haaretz.com/.premium-1.604844?v=D4BD661BDFE9CBE367F7EEC2B9B6DEAA
Traduzione: Elena Bellini
“Gaza è uno stato indipendente”
Non lo è. Gaza e la Cisgiordania sono un'unica unità territoriale composta di due parti. Secondo le risoluzioni della comunità internazionale, uno stato verrà creato su queste due parti, che sono ancora sotto occupazione israeliana, come lo sono i Palestinesi che ci vivono.
Gaza e la Cisgiordania hanno lo stesso prefisso internazionale – 970. (Il prefisso separato è un vuoto lascito degli accordi di Oslo. La rete telefonica palestinese è una diramazione di quella israeliana. Quando il servizio di sicurezza dello Shin Bet chiama una casa a Gaza per annunciare che l'aviazione militare sta per bombardarla, lo Shin Bet non deve comporre il prefisso 970).
Con la sua scaltrezza colonialista e le capacità acquisite dal Mapai, precursore del partito laburista, Ariel Sharon ha spostato i coloni dalla Striscia di Gaza. Attraverso un'altra forma di dominazione, ha tentato di tagliar fuori per sempre l'enclave dalla Cigiordania. Il controllo effettivo di mare, cielo, frontiere e della gran parte di Gaza resta nelle mani di Israele.
E sì, Hamas e Fatah, a causa dei loro scontri tra fazioni, hanno significativamente contribuito alla separazione tra le due parti. Con la sua propaganda, Hamas ha rafforzato l'illusione dell' “indipendenza” di Gaza.
Intanto, Israele controlla ancora i registri anagrafici di Gaza e Cisgiordania. Ogni palestinese che nasce a Gaza o in Cisgiordania dev'essere registrato al Ministero degli Interni israeliano (attraverso l'Ufficio per il Coordinamento e Collegamento), per poter ottenere la carta d'identità a 16 anni.
I dati contenuti nel documento sono anch'essi scritti in ebraico. Avete mai sentito di uno stato indipendente la cui popolazione deve registrarsi nello stato “vicino” (che occupa e attacca), altrimenti non avrà i documenti e non esisterà ufficialmente?
Quando esperti come Giora Eiland, generale in pensione che ha collaborato al piano di disimpegno di Gaza, dicono che Gaza è uno stato indipendente che ci attacca, stanno cercando di cancellare il contensto in cui si verifica questo nuovo massacro. E' un compito piuttosto semplice. Gli israeliani l'hanno già fatto.
“Autodifesa”
Entrambe le parti (Hamas e Israele) dicono che stanno sparando per autodifesa. Sappiamo che una guerra è la continuazione della politica con altri mezzi. La politica di Israele è chiara (anche se non lo è ai lettori dei media israeliani): tagliare ancor più fuori Gaza, ostacolare ogni possibilità di unità palestinese e sviare l'attenzione dall'accelerazione della condotta colonialista in Cisgiordania.
E Hamas? Hamas vuole rafforzare la sua posizione come movimento di resistenza dopo i colpi subiti come movimento di governo. Forse pensa davvero di poter cambiare l'intera strategia della leadership palestinese che fronteggia l'occupazione. Forse vuole che il mondo (e gli stati arabi) si svegli da questo sonno.
E ancora, con tutto il rispetto per Clausewitz, i calcoli razionali non sono l'unica spiegazione. Non dimentichiamo l' “invidia missilistica” - chi ce l'ha più grande, più lungo, più impressionante e a lunga gittata? I ragazzi giocano con i loro giocattoli e noi ci siamo abituati a chiamare tutto questo “politica”.
“Israele ha dimostrato moderazione”
Da dove di comincia a calcolare la moderazione?
Perchè non iniziare dai pescatori a cui si spara addosso, feriti e a volte uccisi dalla marina israeliana, nonostante negli accordi del 2012 si fosse parlato di estendere la zona di pesca? Perchè non dai contadini e dai raccoglitori di metallo vicino alla barriera di separazione che non hanno altro mezzo di sussistenza e contro cui si spara, e che a volte vengono feriti e uccisi dai soldati? O dalla demolizione di case palestinesi “per motivi amministrativi” in Cisgiordania e a Gerusalemme?
Non la chiamiamo forse “moderazione” perchè tutta questa è questa violenza che i media israeliani omettono con arroganza? E perchè non sentiamo parlare di “moderazione palestinese” dopo che Nadim Nawara e Mohammed Abu Dhaher sono stati uccisi dai soldati israeliani al check point di Ofer? “Moderazione” è un altro termine che cancella il contesto e rafforza il senso di vittimismo della quarta potenza militare del mondo.
“Israele fornisce acqua, elettricità, cibo e medicine a Gaza”
No, non lo fa. Israele invia 120 megawatt di elettricità a prezzo pieno, al massimo un terzo della domanda. La bolletta viene dedotta dalle tasse dei consumatori, tasse che Israele raccoglie per i beni che passano attraverso i suoi valichi e che sono destinati ai territori occupati. Cibo e medicine, che i commercianti palestinesi acquistano a prezzo pieno, entrano a Gaza attraverso i valichi che sono sotto controllo israeliano. Secondo il Gisha Legal Center for Freedom of Movement, nel 2012 nella Striscia di Gaza sono stati acquistati prodotti israeliani per 13 miliardi di shekel (379 milioni di dollari).
Per quanto riguarda l'acqua, Israele ha imposto l'autarchia a Gaza; i Gazawi, cioè, devono arrangiarsi con l'acqua piovana e l'acqua che raccolgono dal sottosuolo nel territorio. Israele, che impone una “quota acqua” ai palestinesi, non lascia che vengano condivise le fonti tra Cisgiordania e Gaza. Di conseguenza, la domanda supera l'offerta e c'è un iper-pompaggio. L'acqua di mare penetra nel sottosuolo, e crea liquami a causa di tubature decrepite. Il 95% dell'acqua di Gaza non è potabile. E, secondo precedenti accordi, Israele vende 5 milioni di metri cubi d'acqua a Gaza (una goccia nell'oceano).
“Israele mira solo a obiettivi legittimi”
Sono state bombardate le case di membri vecchi e nuovi di Hamas, con e senza bambini all'interno, e l'esercito dice che questi sono obiettivi legittimi? Esiste forse una casa ebraica in Israele che non dia rifugio ad un comandante che ha collaborato al piano o partecipato a un'offensiva? O a un soldato che non abbia sparato o non sparerà ad un palestinese?
“Hamas usa la popolazione come scudi umani”
Se non sbaglio, il Ministero della Difesa si trova nel cuore di Tel Aviv, in quanto è la principale “sala operativa” dell'esercito. E che dire della base di addestramento di Glilot, vicino al grande centro commerciale? E il quartier generale dello Shin Bet a Gerusalemme, al confine con un quartiere residenziale? E quanto dista la nostra “sartoria” di Dimona (base per la produzione di armi nucleari, ndt) dalle aree residenziali?
Perchè va tutto bene per noi e non per loro? Solo perchè loro il missile non ce l'hanno abbastanza lungo per bombardare questi posti?
Fonte: http://www.haaretz.com/.premium-1.604844?v=D4BD661BDFE9CBE367F7EEC2B9B6DEAA
Traduzione: Elena Bellini
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