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Todo Tango è un libro perfetto per avvicinarsi al tango e capirlo (almeno un po'), grazie a Meri Lao - franz
Todo Tango è un libro perfetto per avvicinarsi al tango e capirlo (almeno un po'), grazie a Meri Lao - franz
…Nata a Milano, ma in gioventù vissuta a lungo in Uruguay,
Meri Lao non è solo l'autrice di Tempo
di tango , Todo tango e altri libri sul tango. Musicologa
esperta qual è, ha al suo attivo diversi titoli importanti, purtroppo oggi non
più disponibili. D'obbligo citare almeno Basta!
Storia rivoluzionaria dell'America Latina attraverso la canzone o Musica
strega , quest'ultimo sulla
musica delle donne. Sembra però che il meglio di sé Meri Lao l'abbia riversato
proprio nello studio del tango. Al punto che, tempo addietro, Astor Piazzolla
dichiarava: "In Europa c'è un vero fervore per la nostra musica, soprattutto
in Italia e in Francia. In Italia c'è Meri Lao, e conosce la materia come molti
di noi neppure se lo sognano, per giunta con la competenza di una pianista
classica". Quanto a Umberto Eco, le sue parole non sono state meno
elogiative: "Meri Lao ha dedicato una vita al tango. Forse una vita non
basta, ma è certamente chi ci ha sempre raccontato meglio questa magnifica
vicenda".
Leggere Todo tango significa anche ripercorrere più di un
secolo di storia argentina, confrontandosi con i decenni del peronismo e con
quelli dell'esilio, con le madri della Plaza de Mayo e col vuoto messianismo di
Carlos Menem, con Gardel e con Borges. Come un viaggio che si avventura fra
luoghi di cui si è già sentito parlare, ma che, affrontati secondo la
prospettiva del tango, si illuminano di nuova luce. Il tutto senza escludere la
lettura di oltre duecento testi in lingua originale con esemplare traduzione a
fronte. Un vero e proprio canzoniere, dove c'è posto per titoli più e meno
famosi, da A media luz a Como
abrazao a un rencor , da Malena aNunca tuvo novio , da Caminito a Ventanita
de arrabal . Dispiace una
sola cosa. Che questa volta la casa editrice - la stessa che aveva pubblicato Tempo di tango - abbia giocato al risparmio,
pubblicando il libro in una collana economica, senza particolare spicco quanto
a illustrazioni e a impaginazione. Da questo punto di vista,Todo tango e Meri Lao meritavano sicuramente
molto di più.
un
concerto di Meri Lao (questa è la prima parte, su sei, continua su youtube):
un’intervista:
Meri,
leggendo il tuo ultimo libro "Todo tango", ho scoperto che
questa musica, che può "anche" essere ballata, è in realtà
"anche" una lingua, un sentimento, una storia, una terra. Anzi, una
striscia di terra. Quella dove tu approdasti, assieme ai tuoi, ragazzina di due
anni...
Dalle parti nostre si dice: i
peruviani discendono dagli incas, i messicani discendono dai maya, gli
argentini e gli uruguaiani discendono dalle navi. Ecco, la nostra storia inizia
così, da quella discesa dalle navi su cui avevamo attraversato per trenta
giorni l'Oceano, quasi tutti in terza classe, nella pancia della nave,
vomitando l'anima. Poi ho aperto gli occhi, e intorno a me c'era il tango...
Ma da dove era venuto, di chi
erano figli quei suoni e perché avevano tanta importanza?
Il tango passa per essere argentino
e io non mi stancherò mai di dire quanto questa attribuzione sia falsa, o
almeno incompleta. Il tango nasce su una striscia di terra che appartiene parte
all'Argentina (le città di Buenos Aires, La Plata, Rosario) e parte all'Uruguay
(Colonia, Montevideo). E' figlio di quelle terre (io lo definirei
principalmente rioplatense) e con origini multietniche. Fortissime ovviamente
sia l'influenza africana, negli strumenti e nei ritmi, che quella italiana.
Già, gli italiani. Che ora
ballano il tango in massa pensando sia un prodotto d'esportazione, esotico.
Quasi rinnegandone la paternità...
Esatto. Dimenticando che gli
italiani sono stati tra i suoi fondatori. Al tango, l'Italia ha regalato la
lingua, quel lunfardo talmente zeppo di termini dialettali veneti, piemontesi,
liguri, che molti spagnoli non lo capiscono. In lunfardo, il "gringo"
delle canzoni, privo di intenti dispregiativi, non indica lo yankee ma
l'italiano. Che può essere anche chiamato: tano (da napoli-tano), manyapulenta,
tallarìn (spaghetti), manache (mannaggia), vichenzo, bachica, geneise
(genovese). Del lunfardo è tipico il "vesre", ovvero il parlare
invertendo le sillabe. Per cui gringo diventa "gongri", macho diventa
"choma", cabeza è "zabeca" e tango, "gotàn".
Tornando a te. Hai iniziato a
suonare e a ballare il tango a Buenos Aires e a Montevideo nella sua epoca
d'oro, il decennio dei Quaranta.
L'unico momento in cui musica,
parole, orchestra e cantante formano un connubio ai massimi livelli. Quando io
ero appena ragazzina, quattordicenne, e mi muovevo assieme ai miei compagni
tranquillamente tra Buenos Aires e Montevideo, il tango era ovunque. Alla
radio, al ristorante, nei bar, nelle latterie. Ovunque, meno che nei bordelli,
che con il tango non c'entrano nulla.
Come? E tutta la simbologia
delle coreografie del ballo, i vestiti, lo spacco di lei, il tirabusciò e il
neo, le calze a rete strappate, il disprezzo di lui....
Mio dio, che orrore! Tutta roba
inventata per Rodolfo Valentino. Invenzioni per turisti in cui siete caduti con
tutte le scarpe. Con tutti questi orpelli il tango musica non c'entra nulla, e
nemmeno quello ballato. E' per questo che non vado più volentieri nelle
milongas, con tutti quei ganchi, quelle gambe di lei che mettono costantemente
a rischio i testicoli di lui, e lei che si appiccica come una biscia. E lui che
fa il cabeceo...
Sarebbe a dire?
Quel gioco d'occhi leggermente
accentuato con la testa che serve ad invitare la donna a ballare. Se un uomo lo
fa a me, lo butto giù dal letto!
Bene, ma non negherai almeno la
sensualità...
Una sensualità data dall'assoluta
parità tra uomo e donna. E' vero che lui conduce, ma se lei non capisce i
segnali di lui o non vuole fare ciò che viene invitata a fare, il ballo non
c'è. Al contrario del waltzer dove lui porta e lei esegue. Una sensualità che è
data dall'imprevisto, dal non sapere, ogni volta, cosa accadrà. Se sarà
finalmente un tango perfetto, come da sempre lo avevi sognato...
Allontaniamoci dal ballo e
torniamo alla musica. Nel tuo libro dedichi un intero capitolo al
"fratello jazz". I due sono parenti così stretti?
Sono entrambi tributari di una
emigrazione interna e di una esterna. Registrano il primo disco tutti e due nel
1917. Vengono diffusi principalmente per radio. Hanno la stessa importante
presenza di donne cantanti e nelle stesse proporzioni. Sono stati innumerevoli
volte soggetti per il cinema. Sono arrivati insieme in Europa. Solo che nel
Vecchio continente il jazz ha finito per godere di assai maggiore fortuna per
il semplice fatto che Argentina e Uruguay non hanno vinto la guerra. Da allora
siamo in mano all'industria discografica anglosassone.
Parlami della sua musica.
Melodie, accordi imprevedibili,
combinazioni ogni volta diverse. E sopra se vuoi ci puoi cantare a squarciagola
o sussurrare. Per me è come ascoltare Chopin, Wagner, List. Altro che
bordelli...
Le parole chiave.
La nostalgia, il viaggio,
"volver", tornare, "es un soflo la vida", vent'anni è
nulla. L'infinita richiesta "Donde estas? Donde te ha sido? " (Dove
sei? Dove sei andato?). E soprattutto l'assenza... Per questo nel libro mi sono
permessa di fare quel terribile accostamento tra tango e le madri di Plaza de
Mayo, con i loro cartelli "Donde estan? " e le foto dei dispersi.
Volevo solo sottolineare quanto sia insito in quella identità domandare degli
assenti.
Hai tradotto migliaia di tanghi,
e altrettanti ne hai ballati, composti, cantati. Oggi, se dovessi cantare il
tango in un verso solo, come suonerebbe?
C'è già, ed è una mia traduzione in
italiano di una strofa di Borges: "La morte mi prenderà/ tu costeggerai la
vita/ tu sei memoria infinita/ tango che fosti e sarai".
Intervista di Sabina Morandi –
LIBERAZIONE – 03/05/2005
da qui
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