Nel 2015 Marina Cafè Noir aveva
dedicato un incontro al Kurdistan e all’esperienza del Confederalismo Democratico nel
Rojava, con Ezel Alcu, coordinato da Tiziana Dal Pra, con la
presenza di Zerocalcare,
che ha visto, e scritto della sua esperienza della guerra nel Rojava.
Quest’anno c’e stato un incontro
dal titolo “Col
Rojava e il Kurdistan nel cuore”, Karim Franceschi è stato intervistato da
Marco Mathieu.
Il pubblico è stato attento e
partecipe al racconto di Karim Franceschi.
In un’ora ha parlato di tanti
argomenti, citando Davide Grosso,
apparso qualche giorno fa sulla stampa, e solidarizzando con lui.
Ha spiegato come i curdi hanno
fatto a resistere e a riconquistare Kobane. Semplicemente i curdi hanno degli
ideali, hanno un sogno, invece i mercenari dell’Isis hanno un bello stipendio,
sostenuti da Arabia Saudita e dagli emiri del Qatar (nostri alleati)
E in più i curdi hanno le donne,
che combattono alla pari degli uomini, magari anche di più.
Quelli dell’Isis (e i loro
finanziatori) temono il femminismo, l’uguaglianza, l’emancipazione, la
democrazia, il socialismo, tutti concetti che si applicano nel Rojava.
Qui un’interpretazione dei motivi del
massacro siriano.
Qui un articolo/intervista a Karim
Franceschi su un quotidiano online di Cagliari.
Cito qualcosa che mi ha colpito
del racconto di Karim:
al ritorno a casa ha ricevuto
complimenti anche da persone di destra
l’importanza delle donne curde
nella lotta contro l’Isis
la lotta dei curdi contro l’Isis
è una lotta degli ideali di libertà, quella che conosciamo bene, contro gli
invasori (ha a più riprese citato i partigiani italiani)
il pensiero agli amici e compagni
di guerra che non ci sono più.
Provo a fare qualche parallelo:
La Spagna fra il 1936 e il 1936
fu terreno di “foreign fighters”* (qui),
negli ultimi anni la Siria ha molti “foreign fighters” nel suo territorio.
Il 15 marzo del 1939 Hitler
invade la Cecoslovacchia, a fine agosto Erdogan entra in Siria con i carrarmati
a caccia di curdi.
Hitler ce l’aveva con gli ebrei
(e la democrazia), Erdogan con i curdi (e la democrazia).
Hitler e Erdogan hanno molte
altre cose in comune, l’odio per la stampa libera, le liste di proscrizione per
chi non è d’accordo con loro, l’amore per le armi e la guerra, il disprezzo
della democrazia, la straordinaria bravura nell'imporre ricatti.
Le grandi democrazie occidentali
tacciono, e sono complici, con una straordinaria bravura nel subire
ricatti.
ascoltando Karim
Franceschi:
* I
“foreign fighters” sono apparsi nella stampa e nel linguaggio
ministeriale-burocratico con una accezione del tutto negativa, per quelli che
andavano a combattere, da tutto il mondo con l’Isis, il male assoluto. Quando
si è capito che dall’Europa e dagli Usa partivano volontari per combattere contro
l’Isis, l’accezione negativa non è scomparsa.
Non bisogna andare lì, lasciamoli
fare, vincerà il “migliore”.
Eppure abbiamo avuto un famoso
“foreign fighter” italiano, di nome Giuseppe Garibaldi, come pure era un
“foreign fighter” Ernesto Che Guevara.
Il problema non sono i
"foreign fighters", nel mondo globalizzato (il migliore dei mondi
possibili, ci dicono ogni
minuto), è che bisogna vedere per cosa combattono.
Nessun commento:
Posta un commento