Caro Ohad Naharin, cara Batsheva Dance Company,
sono venuto recentemente a conoscenza del fatto che
state utilizzando un pezzo della mia musica in un’opera chiamata Humus. Ho
saputo di questo utilizzo solo la scorsa settimana, e, anche se in un certo
senso sono lusingato che avete scelto la mia musica per la vostra opera,
purtroppo crea un grave conflitto per me. Da
quello che so, l’ambasciata israeliana (e quindi il governo israeliano) è
sponsor dei prossimi spettacoli, e, dato che sostengo la campagna Bds da ormai
diversi anni, questa è una possibilità inaccettabile per me. Spesso chi
si oppone al Bds dice che l’arte non dovrebbe essere utilizzata come arma
politica.
Tuttavia, dato che il
governo israeliano ha reso piuttosto evidente di utilizzare l’arte esattamente
in tal senso – per promuovere il ‘Brand Israele’ e per distogliere l’attenzione
dall’occupazione delle terre palestinesi – ritengo che la mia
decisione di negare l’autorizzazione è un modo per togliere questa particolare
arma dalle loro mani. Solo
un paio di giorni fa un ufficiale dell’esercito israeliano ha assassinato il
quindicenne Mahmud Badran e non è neanche chiaro se verrà accusato di un
crimine, e tantomeno punito. E centinaia di migliaia di palestinesi in
Cisgiordania dovranno passare un’altra estate senza servizi idrici affidabili,
mentre la demolizione di case palestinesi e la confisca di terre palestinesi va
avanti senza tregua, come ormai da molti anni. Non vi è nessun segno di un
qualsiasi tentativo di limitare l’attività dei coloni in alcun modo.
Sto cercando di capire le difficoltà che dovrebbe
affrontare qualsiasi artista israeliano – e in particolare, quelli come voi che
hanno dimostrato alcune simpatie per la causa palestinese. Ritengo che il
vostro governo utilizzi artisti come voi e, sfruttando il vostro naturale
desiderio di continuare a lavorare – anche se vuol dire diventare parte di una
strategia propagandistica. Potrebbe essere che la vostra compagnia di danza non
possa ufficialmente prendere le distanze dal governo israeliano, ma io posso e
lo farò: non voglio che la mia musica sia
concessa in licenza per qualsiasi evento promosso dall’ambasciata israeliana.
Ho discusso di tutto ciò con la mia amica Ohal, un’artista israeliana e
un’altra sostenitrice del Bds, e so che lei e i suoi colleghi israeliani del
Bds capiscono la necessità di un boicottaggio. Come artisti dovremmo essere
liberi di scegliere di rispondere alle ingiustizie dei governi, il tuo o il mio
che sia.
Cordialmente, Brian Eno
appello di bdsitalia
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