Il 1° settembre con un decreto
del governo turco in nome dello “stato d’emergenza” oltre 2.200 accademici e
ricercatori turchi sono stati licenziati a vita, privati di passaporto e alcuni
accusati di fiancheggiamento del terrorismo (insieme ad altri circa 40 mila
espulsi dalla pubblica amministrazione). Erdogan instaura così il suo fascismo
nel silenzio o nel balbettio dei media internazionali.
APPELLO URGENTE PER LA SOLIDARIETA’
I membri di «Accademici per la Pace» e i
lavoratori del sindacato della pubblica istruzione e delle Scienze (Eğitim-SEN)
sono stati rimossi dal loro ruolo nelle istituzioni pubbliche dell’istruzione
superiore in modo permanente!
Nel mese di gennaio, 2.218 studiosi turchi
hanno firmato una petizione dal titolo «Non saremo parte di questo crimine»,
nota anche come la «Peace Petition». Da allora i
firmatari («Accademici per la pace») sono stati sottoposti a forti pressioni e
persecuzioni. Centinaia di loro hanno affrontato indagini penali e
disciplinari, detenzione o minacce di violenza. Diversi studiosi sono stati
licenziati o sospesi, alcuni sono stati costretti a dimettersi o lasciare il
Paese.
La Turchia ha subìto un tentativo – fallito .
Di colpo di stato il 15 luglio 2016, e il governo turco sostiene che il gruppo
religioso guidato dal religioso residente negli Stati Uniti, Fethullah Gülen,
sia responsabile. Dopo il tentativo di colpo di stato le amministrazioni e le
università hanno continuato a prendere di mira gli «Accademici per la pace» con
il pretesto di epurare gli individui affiliati a Gülen dal servizio pubblico.
L’ultima purga di massa è arrivata nella tarda
notte di giovedì 1 settembre, con un decreto del governo nel quadro dello stato
di emergenza. Più di 41 firmatari della «Peace Petition»
sono stati ritenuti «sostenitori del terrorismo» e banditi dalla pubblica
amministrazione, insieme ad altri 40.000 dipendenti del servizio pubblico. Si
noti che molti dei firmatari sono già stati sotto indagini amministrative per
la firma della «Peace Petition», per mesi, senza alcuna conclusione.
Il licenziamento dei firmatari durante la
notte come fatto compiuto di un decreto dello Stato di emergenza è una grave
violazione del loro diritto umano fondamentale a un processo equo e giusto.
Espulsi in nome dello “stato di emergenza” non possono essere in grado di far
alcun ricorso in sede giudiziaria e per tutta la vita non potranno mai più
avere un lavoro nella pubblica amministrazione; inoltre i loro passaporti sono
stati revocati.
Quest’ultimo tentativo di eliminare gli
«Accademici per la Pace», collegandoli a golpisti è scandaloso e inaccettabile.
Il governo turco sta approfittando dello stato di emergenza per reprimere tutte
le voci critiche, compresi coloro che non hanno alcuna relazione con
l’organizzazione Gülen o il tentativo di colpo di stato. Chiediamo urgentemente
che i nostri colleghi siano reintegrati nelle loro posizioni e che i loro diritti
di lavoratori siano completamente restituiti.
Si prega di diffondere il nostro appello per
la solidarietà nelle vostre reti. Chiediamo alla vostra istituzione accademica
o organizzazione professionale, o sindacato di pubblicare una dichiarazione a
sostegno degli accademici in Turchia e inviarla a funzionari governativi e
universitari in Turchia.
Salvatore Palidda
palidda@unige.it
Disfor-Unige / Università degli Studi di Genova
2, corso Podestà, 16128 Genova (Italy)
http://www.disfor.unige.it/node/267
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