giovedì 25 aprile 2019

Nasrin condannata dagli Ayatollah, 33 anni di galera e 148 frustate - Alessandro Fioroni



Nasrin, 33 anni di carcere e 148 frustate
Nasrin Sotoudeh. La notizia, temuta, è arrivata martedì 23 aprile, la mattina, quando attraverso un tweet si è appreso che l’avvocata iraniana Nasrin Sotoudeh è stata condannata a 33 anni di carcere e a ben 148 frustate. L’esito negativo della sentenza è stato reso noto dal marito di Nasrin, Reza Khandan, che ha anche precisato i termini della vicenda giudiziaria chen ha confermato la sentenza di primo grado del marzo scorso.


Il carcere degli Ayatollah
L’avvocata si trova, dal giugno del 2018, nel famigerato carcere di Evin, a Theran, la ‘galera del dissenso’ dove vengono rinchiusi giornalisti iraniani e stranieri, blogger, attivisti, studenti, registi, scrittori. Chiunque abbia in qualche modo espresso la propria critica contro il regime degli Ayatollah. Sono sette, e molto pesanti, i capi d’imputazione per i quali Nasrin Sotoudeh era accusta ed è stata condannata: si va dall’”aver complottato contro la sicurezza nazionale” alle “minacce contro il sistema”, “istigazione alla corruzione e la prostituzione”. Ma soprattutto, sfida imperdonabile, l’essere “comparsa senza velo in un’aula di tribunale”.

In difesa delle donne
La legale iraniana infatti è un’attivista per i diritti civili e politici, la sua colpa principale è proprio quella di aver difeso alcune donne che avevano sfidato il divieto di non portare l’hijab (il tradizionale velo femminile obbligatorio) in pubblico. Reza Khandan ha spiegato che nonostante avesse 20 giorni di tempo per presentare ricorso contro il verdetto di primo grado, Nasrin Sotoudeh ha rinunciato a questo diritto come atto di protesta nei confronti di un procedimento che ha giudicato come irregolare, una decisione finale già presa a marzo.

Accanimento
Secondo l’agenzia di stampa ufficiale IRNA, in realtà l’avvocata iraniana sconterà 12 anni riferiti solo al reato più grave. A preoccupare intanto sono le condizioni della sua carcerazione, a quanto riporta ancora l’agenzia, le autorità carcerarie avrebbero trovato un paio di forbici tra gli oggetti della detenuta sospendendo per tre settimane la possibilità di ricevere visite.

Le reazioni internazionali
La storia di Nasrin Sotoudeh è balzata da subito alla ribalta internazionale. Numerosi gli appelli per una sua immediata liberazione. In suo favore si è mossa anche la diplomazia internazionale ai massimi livelli, a partire dalla Francia. Il 10 aprile scorso Emmanuel Macron, ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo iraniano Hassan Rohuani, durante il quale ha sollevato il caso e chiesto la scarcerazione della Sotoudeh.
A sostegno della legale si è espresso anche il Parlamento Europeo che già nel 2012 l’aveva insignita del premio Sakharov per le sue battaglie in favore dei diritti delle donne e contro la pena di morte. Amnesty International, che ha sempre definito il processo «gravemente ingiusto», da tempo ha lanciato una campagna per raggiungere l’obiettivo di un milione di firme.
Riccardo Noury di Amnesty Italia ha dichiarato che tutto ciò «è sconfortante e raddoppieremo i nostri sforzi perché si possa trovare una strada extragiudiziale di annullamento della condanna e per il rilascio di Nasrin».

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