Il 10 gennaio 2012, ultimo anno della Terra secondo la nota profezia Maya, Paolo Villaggio – nel salotto televisivo di Oliviero Beha (“Brontolo”, Rai 3) dedicato alla crisi economica e alla condizione femminile – non ha trovato di meglio da dire che la scarsa natalità in Sardegna dipende dalle abitudini sessuali di pastori e pecore. Battuta greve, fuori luogo, grezzotta. Un po’ come il solito stereotipo dei siciliani tutti mafiosi e via cretinando. Insomma, una boiata pazzesca. Oliviero Beha ha glissato e cambiato discorso, qualche suo ospite ha fatto lo stucchevole sorrisetto di circostanza. Amen.
Apriti cielo! Il Presidente della Regione autonoma della Sardegna Ugo Cappellacci, memore d’altro Ugo più famoso, ha tuonato, il capogruppo P.D.L. al Consiglio regionale Mario Diana, ha protestato veementemente, “i pastori isolani (chi? Quali?, n.d.r.) sono sul piede di guerra e hanno già dato mandato all’avvocato cagliaritano Anna Maria Busia di querelare Villaggio per le sue dichiarazioni”, fioccano centinaia, anzi migliaia di messaggi e commenti di vibrante protesta sul web.
Paolo Villaggio, dal canto suo, chiede scusa e per penitenza si dice “pronto ad andare in traghetto a Olbia e poi, vestito da francescano o da Gesù Cristo con le spine in testa, a farmi tutta la Sardegna a piedi e fermarmi ogni 500 metri a chiedere scusa per la battutaccia”. Ma, forse, non sarebbe sufficiente per la battagliera avvocata kasteddaia: si potrebbe aggiungere – così, per insaporire la scena – il cilicio e un sardo pellito accompagnato da una pecora che ogni 10 metri gli allunga una frustata. Tutta pubblicità, per Villaggio e l’avvocata.
Sempre il 10 gennaio 2012, la multinazionale Alcoa annuncia la chiusura degli impianti industriali sardi di Portovesme. 501 lavoratori licenziati, altre centinaia di lavoratori delle imprese connesse sulla via della disoccupazione. Almeno 10 mila residenti nel Sulcis già allo sbando ne risentiranno. L’avevamo, purtroppo, preventivato. Un panorama di inquinamento ambientale e di disastro economico-sociale.
Reazioni? Quelle dei sindacati e quelle routinarie delle Istituzioni. Poi stop.
Resta da chiedersi se in questa Sardegna-Sardistàn il “problema del giorno” sia la battuta infelice di un comico o le prossime serissime difficoltà quotidiane di migliaia di persone. Vada per Cappellacci e la Busia, ma gli altri sardi non hanno nulla di più importante a cui pensare?
Questo sì che è molto preoccupante.
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