"Ho
rinunciato a un anno di stipendio, 1080 euro mensili, ma sono convinto di avere
preso la mia decisione migliore": Alex Corlazzoli ha 42 anni e si
definisce “maestro – giornalista – viaggiatore”. Da sempre si occupa di
scuola (ha scritto diversi libri, tra cui l'ultimo con un suo ex alunno) ma
quest'anno ha deciso di abbandonare la cattedra della sua classe elementare vicino
a Crema per andare a fare il "maestro di strada" a Palermo, nel
quartiere di Monreale dove Sarina Ingrassia (storica figura del volotariato
palermitano, compianta da moltissimi ragazzi) aveva aperto la sua casa prima
alle donne, poi ai tossicodipendenti e alla fine alle donne di un quartiere
storicamente difficile.
"Lì
hanno una gran bisogno – ci dice – perché da quando è mancata Sarina i
volontari non riescono a continuare la sua attività e io posso stare in un
posto che amo moltissimo (Corlazzoli già diciottenne era stato per sei mesi
come volontario a Monreale) e sarò più libero e felice". Del resto
Corlazzoli sullo stato di salute della scuola in Italia sembra avere le idee
chiarissime: "in questi anni c'è stata un'enorme burocratizzazione che ha
portato all'interno della scuola molti dirigenti che fanno i padroni d'azienda
piuttosto che persone competenti dal punto di vista didattico. Si è realizzato
il progetto inseguito da anni di affidare il giudizio sulla scuola ai numeri
(che nella sostanza nascondono realtà di banda larga inesistente, carenza di
materiale didattico se non addirittura scuole senza una biblioteca o scuole che
non hanno manutenzione, da nord a sud) e ciò che conta è diventato solo il voto
dimenticando spesso, come dice Daniele Novara, il bambino".
"Se
uno viene valutato soltanto attraverso i punteggi – dice Corlazzoli – svuotiamo
la scuola del suo senso. Poi c'è il problema dei genitori che non hanno più un
ruolo attivo: gli organi collegiali sono stati svuotati. Con insegnati che o fanno
i leccaculo per cercare di sopravvivere oppure provano a fare il meglio ma si
sentono tremendamente soli". Per questo la decisione di prendersi un
"anno sabbatico", come lo definisce il maestro Alex, è proprio per
"uscire da tutto questo e imparare. Sono io che imparo da questa
esperienza". Corlazzoli del resto ha sempre avuto le idee molto
chiare sulla missione della scuola e suo ruolo dell'insegnante: "nella mia
classe leggo il giornale con i bambini. Ormai a scuola si celebra il 27
gennaio il Giorno della Memoria e poi ci si dimentica per il resto dell'anno.
Si insegna Trieste senza parlare della Risiera di San Sabba oppure si parla
della Sicilia senza nemmeno un cenno a Falcone e Borsellino". E quando gli
dico che tutto questo gli costerà sicuramente l'accusa di essere un maestro
"politicizzato" sorride: "Certo! – mi risponde – la politica,
cos'è la politica? È l'andare al supermercato, quando respiriamo l'aria: la
politica intesa come la "polis" è la città. Quindi sì, siamo
politicizzati. Ma non siamo partiticizzati e la differenza è sostanziale. E
sono fiero di mantenere vivo il vizio della memoria".
Per
questo l'esperienza di diventare un maestro di tutti a Palermo, dice
Corlazzoli, "è una scelta per essere credibile. Come diceva Livatino non
ci chiederanno se siamo stati credenti ma credibili. Io voglio essere
credibile, fino in fondo. Quest'anno per salutare i miei alunni ho scritto
sulla lavagna «la bellezza salverà il mondo», come diceva Dostoevskij e
quando mi hanno chiesto perché parto gli ho risposto che qualcuno voleva fare
diventare brutto il loro maestro e il maestro vuole rimanere bello. E quindi
per continuare a credere a quella frase vado a Palermo in un luogo in cui ho da
imparare: tra i ragazzi di strada di un quartiere con un alto tasso di
analfabetismo e di povertà. Vado per fare l'allievo sperando di tornare per
riuscire, con i miei colleghi, a innescare una rivoluzione sulla nostra scuola.
Pensando a un movimento che rifletta sulla scuola (in Italia c'era ai tempi di
Mario Lodi) e che se la riprenda. Gli insegnanti hanno una tremenda fame di
formazione. C'è bisogno di tornare a imparare a riflettere. Siamo il Paese
della Motessori, di Manzi, di Rodari, di Lodi e ce ne siamo dimenticati".
E
allora buon viaggio, maestro.
Sarina Ingrassia la conoscevo benissimo. Benvenuto a Monreale ad Alex Corlazzoli. La scuola? Ha ragione lui: "un'enorme burocratizzazione (...). Si è realizzato il progetto inseguito da anni di affidare il giudizio sulla scuola ai numeri (...) e ciò che conta è diventato solo il voto dimenticando spesso, come dice Daniele Novara, il bambino".
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