(QUI i racconti
precedenti)
Capita,
di affezionarsi alle persone. Da due anni, era in classe con me. Adesso è scappato in Francia.
Un
ragazzo arrivato con i barconi, finito nel gruppo di cinquantasei richiedenti
asilo ospitati in un paesino della Valle di Susa, ad Almese. Qui, una donna
sindaco con molta intelligenza politica e una comunità di volontari e artisti
hanno creato una rete attorno a questi ragazzi africani, aiutandoli a scuola e
nella ricerca di lavori.
Anche con la costruzione di un gruppo teatrale, diretto dal regista Beppe
Gromi, i Black Fabula, e di un gruppo
di danze africane, diretto da Katia Bolognesi e da uno
dei ragazzi, Alassane Khone. E con l’intelligente sapienza di artisti locali
che li hanno guidati a esprimersi attraverso la pittura,
la scultura,
o con la guida di cooperative sociali virtuose, come la Cooperativa Orso, li
hanno inseriti in gruppi sportivi.
Anche la mia scuola degli adulti, il Cpia5 della ValSusa, ha
investito molte risorse di insegnanti, su di loro. Alla fine del percorso,
aiutati dalla scuola, dalle cooperative e dai volontari, questi ragazzi hanno
trovato un attestato di conoscenza della lingua italiana a livello A2, o la
licenza di scuola media, oppure un corso professionale di inserimento
lavorativo.
Purtroppo, la spada di Damocle
della concessione del permesso di soggiorno,
incombe su tutti loro, e capita che molti, ben inseriti, siano costretti alla
fuga, perché diventati improvvisamente clandestini: perdono la possibilità di
abitare, di mangiare e anche il piccolo sussidio di due, cinque euro al giorno.
E spesso, fuggono in Francia, se ci riescono.
In
questi ultimi giorni è partito improvvisamente, senza avvertire, per la Francia
uno di questi amici, inserito nel gruppo teatrale. Un
amico dallo sguardo molto particolare, come l’amicizia che manifestava con
molti di noi. Noi tutti lo abbracciamo, e speriamo che la sua voglia di
costruirsi un futuro lo ripaghi di tutte le fatiche.
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