In
sei minuti sei di messaggio televisivo Felipe de Borbón y Borbón-Dos Sicilias
(il che, come dire, ci dà tutto il diritto di dire la nostra) ha sciorinato una
serie di banalità senza riuscire a trovare una parola una di condanna della
violenza poliziesca contro cittadini inermi che volevano esercitare il diritto
al voto.
Ha
speso parole per lo stato di diritto e la democrazia, per l’unità della
nazione, e ha rassicurato “il popolo spagnolo” che non ci sarà alcuno strappo,
anche se “alcune istituzioni catalane” (che sono, in sostanza, colpevoli della
situazione che si è creata) stanno facendo precipitare le cose.
Sembra
una dichiarazione preventiva della possibilità di richiamare l’articolo 155
della Costituzione spagnola che sospende l’autonomia regionale. E, in ogni
caso, suona come un avallo, al massimo grado dato che Felipe è il capo dello
Stato, del comportamento della Guardia civil e della Polizia nazionale.
Così,
da oggi ci sono cittadini spagnoli di serie A – quelli che seguono alla lettera
le indicazioni del governo – e cittadini spagnoli di serie B, quelli che invece
vogliono pensare con la propria testa. Senza tenere conto che proprio questo
clima rovente ha impedito anche a chi avrebbe voluto votare NO o astenersi di
esprimere la propria opinione. Ora è Felipe che pensa per loro.
È
la prima volta che Felipe pronuncia un discorso alla nazione, a parte gli
auguri cerimoniosi per le festività. E subito la mente è corsa alla notte – 23
febbraio 1981 – in cui il padre, Juan Carlos, mentre il colonnello Tejero
teneva in ostaggio le Cortes aspettando una qualche mossa dei generaloni
dell’esercito, apparve in televisione a “garantire” la democrazia; i generaloni
capirono che per portare avanti il golpe avrebbero dovuto buttarla giù, la
monarchia, fosse stata complice o consapevole o all’oscuro delle minacce che si
stavano preparando, e anche per una genia di reazionari come la loro questo era
forse troppo. Tejero fu abbandonato al suo destino. Quindi, emergenza per
emergenza: i catalani stanno realizzando un golpe?
Felipe
si è schiacciato sul governo Rajoy, ha difeso l’indifendibile, la vergogna,
proprio mentre da più parti – anche dalla Catalogna, come a esempio il sindaco
di Barcellona Ada Colau – si levano voci per trovare mediazioni, soluzioni, per
rimettere la politica al primo posto.
Sarebbe
stato meglio, per tutti, che Felipe avesse taciuto. Sarebbe meglio, per tutti,
che stesse zitto.
#Cállate,
Felipe.
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