sabato 4 maggio 2024

Speriamo in un clima di guerra - Andrea Baranes

 

Vale tutto. Nella frenesia della corsa al riarmo, ogni idea per finanziare produzione e commercio di armi è buona. Soluzioni considerate improponibili di colpo diventano non solo possibili ma addirittura auspicabili. Autorevoli editorialisti che sostenevano l’austerità a ogni costo e si scagliavano contro qualsiasi possibilità di aumentare i debiti pubblici, ci spiegano oggi che fare nuovo debito non è poi cosi male. Ci viene detto che «il debito pubblico non deve necessariamente essere “ripagato” […] può sempre essere rimborsato ri-emettendo altri titoli».

Un mercato comune, ma solo per le armi

Soluzioni considerate blasfeme più che eterodosse quando si trattava di contrarre debito per tutelare sanità o istruzione, di colpo oggi sono plausibili. Ma unicamente per costruire «un’Europa forte», «un sistema di difesa che ci renda indipendenti». 

È solo l’ultimo esempio in ordine di tempo, ma non certo l’unico. Nelle ultime settimane si è discusso di creare un mercato comune in Europa, di trovare meccanismi speciali per aumentare la spesa, di scorporare gli investimenti dal computo del Patto di Stabilità, di emettere obbligazioni comuni dell’Unione europea (i cosiddetti eurobond). Sempre e solo riguardo le armi. 

Il celebre paradosso di Carl Sagan su armi e clima

Se rispetto agli anni dell’austerità si è riusciti a ottenere un minimo di flessibilità in più, nulla di lontanamente paragonabile è stato preso seriamente in considerazione per fronteggiare le emergenze che ci troviamo davanti. A partire dai cambiamenti climatici. Perché le armi si e il clima no?

Una domanda che è stata affrontata in maniera magistrale, oltre trent’anni fa, dallo scienziato e divulgatore Carl Sagan. In un suo celebre discorso, Sagan è partito da una domanda: «Quanto hanno speso gli Stati Uniti nella Guerra Fredda dal 1945 al 1990?». La risposta era 10mila miliardi di dollari di allora.

 

Se l’invasione russa era solo un’ipotesi…

Una cifra sufficiente per comprare tutto, ma davvero tutto negli Stati Uniti, tranne la terra. Come spiegava Sagan, con quei soldi si sarebbe potuto comprare ogni casa, ogni costruzione, ogni automobile, camion, treno e relative stazioni, aeroplano, fino a ogni matita o pannolino per neonati. 

Domanda successiva: «E quanto era certa un’invasione russa? Ovviamente non era certa al 100%, visto che l’invasione non c’è stata. Ma anche se fosse stato solo il 10%, cosa avrebbero detto i sostenitori di un deciso potenziamento militare? Dobbiamo essere prudenti. Dobbiamo prepararci al peggio. Questo è il classico pensiero militare: prepararsi sempre all’evenienza peggiore – continua Sagan -. Anche se è solo una possibilità remota, è comunque fondamentale essere preparati per una minaccia estrema ed esistenziale».

… la catastrofe climatica invece è sicura al 100%

Passiamo ora al clima. Qual è la probabilità di una catastrofe? Ecco la risposta di Sagan: «Non siete convinti che sia il 100%. Bene. È un vostro diritto. Ma anche se la probabilità che ciò accada fosse solo minima, dal momento che le conseguenze sarebbero così gravi, non è necessario realizzare investimenti seri per prevenirla o per lo meno mitigarla?» Carl Sagan sui cambiamenti climatici. Era il 1990 quando Sagan tenne questo discorso. Nel frattempo si sono moltiplicate le evidenze scientifiche riguardo l’emergenza climatica. Così come il fatto che sta scadendo il tempo a disposizione per agire e che la situazione è molto, ma molto peggiorata. E siamo ancora qui a domandarci perché. Perché per finanziare strumenti di distruzione come le armi siamo pronti a tutto, ma per salvare la vita sul nostro Pianeta invece no? Purtroppo negli editoriali dei nostri giornalisti e nelle dichiarazioni dei nostri politici – nazionali ed europei – è sempre più difficile trovare non una risposta, ma almeno una qualche logica e buon senso.

da qui

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