1. Di tutta evidenza i tanti segreti di stato che hanno agitato la gioventù e l’età adulta di intere generazioni sono tali solo per il popolo deliberatamente oscurato. Davanti a vicende come quella che segue, le rare riflessioni mediatiche - che incidentalmente emerse sono state subito archiviate dall’azione di sorveglianza di chi ha sempre saputo e taciuto - hanno al più suscitato qualche pubblica ansia passeggera, mai comunque nella psiche di coloro che svolgono occulti ed esecrabili professioni.
Il grande
filosofo tedesco F. Hegel affermava che le cose note, proprio perché note, non
sono conosciute, di certo non abbastanza. È questo il caso di una vicenda di
spionaggio che sembra tratta da un libro di Le Carré. Seppur a suo tempo
sviscerata dalla stampa internazionale (poco comunque da quella nazionale),
essa merita tuttavia di essere rievocata, affinché non si perda coscienza che
molte cose restano occulte nelle tragedie che abbiamo davanti e che la qualità
politica ed etica dei nostri cosiddetti amici è quanto mai scarsa.
2. L’11
febbraio 2020, per ragioni tuttora ignote, il giornalista del Washington Post[1] (WP)
Greg Miller informa i lettori che per mezzo secolo un elevato numero di paesi
al mondo ha affidato la tutela delle informazioni sensibili (quelle che si
scambiano al loro interno governi, organismi di sicurezza, militari e
diplomatici) a macchinari prodotti da un'unica azienda, la “svizzera” Crypto
AG. Una notizia priva di rilevanza se non fosse che quella società, nata in
Svizzera, poi divenuta una Joint Venture Usa-Germania Cia[2]-Nsa[3]/Bnd[4]), è servita per fabbricare macchine che
consentivano di decifrare le comunicazioni classificate dei paesi acquirenti.
L'operazione,
considerata dalle intelligence dei due paesi un successo al
di là di ogni immaginazione, è stata rivelata da un’inchiesta congiunta del
Washington Post e dell’emittente tedesca ZDF.
La Crypto
viene fondata negli anni del secondo conflitto mondiale dallo svedese di origine russa Boris Hagelin[5] quale
filiazione della AB Cryptoteknik, a sua volta creata nel 1920 a Stoccolma da un altro svedese, Arvid Gerhard Damm, consolidato produttore di macchine crittografiche meccaniche. Poco prima della guerra Damm scompare e la società
passa sotto il controllo di Hagelin, suo principale investitore.
Nel 1940, la
Germania invade la Norvegia e Hagelin si trasferisce negli Stati Uniti dove
entra in contatto con il Signal Intelligence Service di Arlington Hall, a cui inizia a vendere i suoi
apparati. Il business si rivela fruttuoso. Sebbene poco sofisticati, quei
macchinari si rivelano assai utili per le truppe americane al fronte: durante
la guerra ne verranno prodotte 140.000 unità. Il quel periodo, Hagelin stringe
amicizia con William F. Friedman, il quale nel 1952 viene nominato responsabile della
divisione criptografia della Nsa e insieme al legale della Crypto, Stuart
Hedden, che diviene a sua volta vicedirettore della Cia, sarà da
allora il riferimento interno all’intelligence statunitense.
Tra il 1948
e il ‘52, per ragioni fiscali, l’azienda si traferisce in Svizzera, a Steinhausen, mentre la holding di controllo
viene registrata nel Liechtenstein. Da allora, su impulso di Friedman, la
Crypto inizia a sviluppare apparecchiature cifranti complesse, nel quadro di
una strategia lungimirante, quella di vendere tali sistemi a
chiunque, un’operazione chiamata prima Thesaurus, poi Rubicone e
infine (dalla Cia) Minerva.
Nel 1967,
l'azienda conta oltre 400 dipendenti e fattura 14 milioni di franchi svizzeri.
In quell’anno Hagelin valuta la possibilità di coinvolgere i servizi francesi,
ma la Cia si oppone e Hagelin abbandona l’idea. Nel giugno 1970, la società
viene segretamente acquistata per 5,75 milioni di dollari da
una joint venture Cia-Bnd, che la controllerà fino al 1993,
quando verrà assorbita al 100% dalla Cia, la quale solo nel 2018, davanti al
progresso tecnologico ormai quotidiano, procederà alla sua dismissione. In
quell’anno gli asset[6] della Crypto passano così a due
nuove società: la CyOne che dichiara di operare solo sul mercato svizzero (ma
nulla è più incerto) e la Crypto International AG (creata dal cittadino svedese
Andreas Linde), che acquisisce il marchio storico Crypto AG, insieme ai
prodotti e alla rete di distribuzione.
Intervistato
al riguardo, (v. reportage BBC: Archive on 4, Radio 4), Linde ha
affermato di essere venuto a conoscenza dei legami dell'azienda con Cia-Bnd per
averlo appreso dai giornali (!). Essendo la holding registrata nel
Liechtenstein, l'identità degli azionisti resta misteriosa, protetta dalle
barriere etiche del più impenetrabile e nefando paradiso
fiscale d’Europa.
Nel 2020,
un'indagine del Parlamento svizzero rivela che Berna e la sua intelligence sono
sempre stati a conoscenza delle attività della Crypto, traendone
tangibili benefici. Nel maggio 2021, la vicenda forma oggetto del citato
reportage BBC, che pur lasciando molti aspetti nella nebbia, non esclude
che la Crypto continui tuttora a operare sotto altre coperture.
Tradotto in lessico esplicito ciò significa che Cia/Nsa continuano tuttora a
sottrarre informazioni classificate a una dozzina di paesi che per misteriose
ragioni starebbero ancora utilizzando apparati truccati.
Negli anni
di attività, l’azienda ha venduto macchine del genere a più di 120 paesi, tra
cui la maggioranza dei governi occidentali, le giunte militari in America
Latina, India e Pakistan (rivali nucleari!), Iran (anche dopo la
rivoluzione Khomeinista del 1979!) e Vaticano, a beneficio di americani,
britannici e tedeschi. Nel 1981, il più grande cliente di Crypto era l'Arabia
Saudita, seguita da Iran, Italia, Indonesia, Iraq, Libia, Giordania e Corea del
Sud.
Mentre
sottraevano a nazioni sprovvedute segreti di alto valore strategico, Cia/Nsa e
le altre benemerite sorelle accumulavano profitti ingenti che
poi reinvestivano nelle note operazioni di grande valore umanitario che
abbiamo imparato ad apprezzare da ottant’anni[7]. Secondo il
WP, i governi acquirenti pagavano fior di quattrini agli Stati Uniti e
alla Germania Federale per il privilegio di vedersi sottrarre preziose
informazioni riservate.
Dopo aver
distribuito nel mondo migliaia e migliaia di trappole di questo genere, le spie
americane e tedesche potevano prendere posto in salotto, fumarsi un buon sigaro
e ascoltare il dialogo segreto tra militari, servizi di
sicurezza, diplomatici e via dicendo dei paesi allocchi, amici e nemici. Che
storia ragazzi![8]
Solo una
manciata di paesi riesce a sottrarsi a un piano diabolico che è stato
paragonato a una teoria di colpi di stato silenti ma assai efficaci.
Le informazioni sottratte avevano natura politica, militare, tecnologica e
commerciale, e le vittime erano nazioni ostili e alleate.
Tale stato di cose sarebbe cessato – e nemmeno del tutto! -
solo dopo la pubblicazione dell’inchiesta del WP e ZDF che ha fatto emergere
circostanze, ingenuità e corruzione di tante nazioni.
Solo per far
degli esempi - ma l’iceberg nascosto sotto la superficie deve esser stato
gigantesco - gli statunitensi: a) vengono a conoscenza degli intenti di
Khomeini al tempo della crisi degli ostaggi (1979); b) passano informazioni critiche agli inglesi durante la guerra delle Malvinas; c) acquisiscono negli anni ’70 e dintorni le prove
dei crimini dei dittatori sudamericani, tenendoli così per il bavero; d)
verificano la lealtà degli alleati europei (non si sa mai!); e) raccolgono dati
economici, tecnologici e finanziari a vantaggio del sistema americano (ma anche
tedesco, britannico e israeliano), e via dicendo.
Quanto
al fronte avverso, è evidente che Unione Sovietica, Cina e rispettivi alleati non
hanno mai avuto l’anello al naso, eppure anche su di essi l’intelligence Usa
dispiega le sue antenne intercettando i messaggi su cui i paesi del Terzo Mondo
(tutti clienti della Crypto) riproducevano i contenuti dei loro contatti con
gli interlocutori di quelle nazioni.
Nonostante
l’impegno, tuttavia, ogni tanto qualcosa trapelava. Nel 1986, ad esempio,
Ronald Reagan mette una pulce all’orecchio del governo libico con alcune
dichiarazioni imprudenti. L’allora inquilino della Casa Bianca accusa
pubblicamente la Libia di essere implicata nell'attentato alla discoteca di
Berlino Ovest dove avevano perso la vita due marines e una
donna turca. Alcuni giorni dopo Reagan ordina attacchi di rappresaglia (che
uccidono anche una figlia di Gheddafi), citando quali prove inoppugnabili le
comunicazioni dell'ambasciata libica a Berlino Est (l'ordine di agire e il
resoconto dell’operazione il giorno successivo). Tripoli capisce in tal modo di
essere stata intercettata. Sorprendentemente, però, quale ennesima
dimostrazione dell’efficacia della propaganda, un’abile campagna mediatica
mette a tacere la vicenda riuscendo a distrarre i paesi acquirenti, e tutto
continua come prima.
La portata e
la durata dell’operazione Crypto aiuta a spiegare la propensione degli Stati
Uniti verso quell’insaziabile, patologico e imperiale appetito per la
sorveglianza universale, che il coraggio di Edward Snowden avrebbe smascherato nel 2013, quando emerge che
persino il telefono della Cancelliera Merkel era sotto ascolto da parte delle
agenzie Usa. E non andremmo fuori dal seminato se immaginassimo che i cellulari
dei nostri dirigenti siano sorvegliati da quegli stessi amici! Solo i lettori
di Sant’Agostino possono ancora credere nella correttezza del Grande Fratello,
da tempo incurante finanche delle apparenze quando si tratta di estrarre
ricchezze e privilegi dal resto del mondo, nemici o cosiddetti amici,
i quali ultimi si caratterizzano come noto per un umiliante e incondizionato
asservimento.
Come noto,
taluni file d’intelligence vengono periodicamente desecretati. Quasi mai,
tuttavia, vengono rivelati tutti i risvolti di un’operazione. Al WP è stato
consentito di leggere i documenti, ma di pubblicarne solo alcuni estratti. Cia
e Bnd, pur rifiutando di commentare la vicenda, non hanno contestato
l'attendibilità della ricostruzione, il contenuto delle 96 pagine redatte dalla
Cia nel 2004 e del resoconto orale curato
dall'intelligence tedesca nel 2008.
Oltre che
per gli attriti sull’utilizzo dei proventi, i tedeschi erano sconcertati
dall'entusiasmo con cui gli americani si prendevano gioco degli alleati, tra
cui Spagna, Grecia, Turchia e Italia, tutti paesi Nato. Secondo le rilevazioni
di cui disponiamo, almeno 120 paesi hanno utilizzato apparecchiature
contraffatte di crittografia. 62 dei quali sono stati identificati: Algeria,
Angola, Arabia Saudita, Argentina, Austria, Bangladesh, Birmania, Brasile,
Cecoslovacchia, Cile, Città del Vaticano, Colombia, Corea del Sud, Costa
d'Avorio, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Filippine, Gabon, Ghana, Giappone,
Giordania, Grecia, Guinea, Honduras, India, Indonesia, Iran, Iraq, Irlanda,
Italia, Jugoslavia, Kuwait, Libano, Libia, Malesia, Marocco, Mauritius,
Messico, Nazioni Unite, Nicaragua, Nigeria, Oman, Pakistan, Perù, Portogallo,
Qatar, Rep. del Congo, Romania, Siria, Spagna, Sud Africa, Sudan, Tanzania,
Thailandia, Tunisia, Turchia, Ungheria, Uruguay, Venezuela, Vietnam, Zaire,
Zimbabwe. Almeno quattro paesi, Israele, Svezia, Svizzera e Regno Unito, erano
a conoscenza dell'operazione, beneficiandone a loro volta.
Davanti a un
quadro del genere, si fa fatica a rassegnarsi all’evidenza che tutto ciò sia
davvero accaduto. Se ho qualche scrupolo? Zero” - così s’era
espresso (ripreso dal WP) Bobby Ray Inman, direttore della Nsa e vicedirettore della Cia tra gli anni '70 e '80 – “era
una fonte preziosa d’informazioni da tante parti del mondo, tutte
nell’interesse degli Stati Uniti". Ed è difficile dargli torto, alla
luce del mestiere che faceva. Solo credulità, corruzione, asservimento
mentale/politico, morale o ideologico dei paesi acquirenti riesce a spiegare in
parte tale incredibile imbroglio.
3. Tutto
inizia con l’angoscia imperiale Usa di vedere il mondo precipitare
nell’oscurità se si fosse diffuso l’impiego degli impenetrabili
sistemi di codificazione sovietici, cinesi o nordcoreani. I macchinari di
Hagelin (e dei suoi compagni di merenda), erano dunque indispensabili per
scavallare i secoli bui della crittografia americana. Negli anni
’30, William Friedman, il padre di tale nobile arte, stringe con
Hagelin un'amicizia che durerà tutta la vita, basata su medesimi interessi,
retroterra comune, stessa origine russa e il fascino per la crittografia.
Forse
l'Operazione Rubicone non sarebbe mai nata se i due non si
fossero stretti la mano a una cena al Cosmos Club di Washington nel 1951.
L'accordo prevedeva che Hagelin, dietro adeguato compenso, limitasse le vendite
degli apparati sofisticati ai paesi approvati dagli Stati Uniti, mentre tutti
gli altri avrebbero ottenuto macchinari truccati.
Per lungo
tempo, Friedman non osa chiedere ad Hagelin di far modificare le sue macchine
dalla Nsa. Il momento giunge a metà anni '60, quando la diffusione dei circuiti
elettronici e Hagelin si vede costretto ad accettare un aiuto esterno,
adattarsi alle nuove tecnologie o cambiar mestiere. È così che nel 1967, nasce
l'H-460, una macchina elettronica Crypto i cui circuiti interni erano
progettati dalla NSA (Jahi Chikwendiu/Il Washington Post). Sulla carta, i
circuiti integrati promettevano un’era di crittografia inviolabile, ma un geniale
analista, Peter Jenks, ne identifica le vulnerabilità. Se "progettato da
un abile cripto-matematico, un sistema di circuiti può apparire capace di
produrre flussi infiniti di caratteri generati casualmente, mentre in realtà
questi si ripeterebbero a intervalli sufficientemente brevi”, tali da
consentire ai computer dell’Nsa di decifrarli. Due anni dopo, nel 1967, la
Crypto lancia un modello elettronico ancor più avanzato, l'H-460, interamente
concepito dalla NSA.
La
decodifica di messaggi cifrati è un’operazione complessa. La manipolazione
degli algoritmi Crypto riduce a pochi secondi un'attività che, anche quando è
possibile, richiede molto più tempo. L'azienda produceva almeno due versioni
dei suoi prodotti: un modello sicuro, riservato a governi selezionati, e un
modello truccato per tutti gli altri.
Avvicinandosi
agli ottanta, Hagelin pensa di passare il controllo dell’azienda a suo figlio,
ma l'intelligence statunitense non si fida. Hagelin morirà nel 1983
in un incidente automobilistico sulla tangenziale di Washington (sembra si sia
trattato di un vero incidente, ma tutte le ipotesi sono sul tavolo). Sta di
fatto che subito dopo la Crypto passa di mano e subentra la JV Cia-Bnd.
Le due
agenzie hanno, tuttavia, un problema da gestire: nessuno all’interno della
Crypto deve sapere che le macchine sono truccate. Sebbene i dipendenti siano
ben pagati e godano di notevoli fringe benefits, ingegneri e
progettisti dei prototipi mettono talora in discussione gli algoritmi (anche
quando vengono presentati come fossero imposti da autorevoli entità
esterne, Siemens e altri), cosicché quando alcuni difetti crittografici
vengono alla luce gli ingegneri non sono autorizzati a porvi rimedio.
Nel 1977,
l'AD di Crypto, Heinz Wagner, licenzia su due piedi Peter Frutiger, un
ingegnere che aveva mangiato la foglia e che durante alcuni viaggi a Damasco
aveva risolto le vulnerabilità dei prodotti Crypto davanti alle lamentele di
quel governo, a quanto pare senza l'autorizzazione del quartier generale,
rendendo improvvisamente illeggibile il traffico dalla Siria.
La Nsa esprime però disappunto per il licenziamento, facendo presente che in
questi casi la soluzione è quella di mettere l’interessato sul libro paga.
Contattato al riguardo, Frutiger declina ogni commento.
Un altro
passaggio critico emerge negli anni '90 quando Mengia Caflisch, un ingegnere di
grande talento, si accorge della sorprendente vulnerabilità delle
macchine Crypto (Washington Post). La Caflisch aveva trascorso alcuni anni come
ricercatrice di radioastronomia presso l'Università del Maryland prima di
tornare nella sua nativa Svizzera ed essere assunta dalla Crypto. La Nsa
segnala immediatamente che la ricercatrice “è troppo intelligente per non
accorgersi della trappola". La Caflisch, per di più, negli anni
successivi progetta un algoritmo così avanzato che secondo la Nsa avrebbe reso
tutte le macchine illeggibili. Almeno 50 apparati HC-740 di questo
tipo escono dalla fabbrica, prima che i dirigenti dell'azienda trovino modo di
interromperne il flusso. "Avevo idea che qualcosa non andasse nel verso
giusto", afferma la Caflisch, interrogata in merito, "non
tutte le domande erano benvenute". In ogni caso, l’azienda reinserisce
l'algoritmo truccato, vende i 50 modelli sicuri ad alcuni istituti bancari, per
tenerli lontani dai governi, e la musica riprende.
Poiché le
acque restano agitate, Cia e Bnd decidono di reclutare un consulente risolutivo rivolgendosi
ai servizi svedesi, con i quali Hagelin era sempre rimasto in contatto. Ecco
quindi apparire sulla scena Kjell-Ove Widman, professore di matematica a
Stoccolma, riservista militare, collaboratore dell'intelligence svedese,
personalità consolidata nel campo della crittologia e con un’apprezzata intimità con
gli Stati Uniti, dove aveva studiato per alcuni anni.
In qualità
di consulente scientifico della Crypto, Widman lavora a
stretto contatto con Cia e Bdn e riporta direttamente a Wagner, divenendo ben
presto l'uomo insostituibile e l’arruolamento più importante nel
programma Minerva. Il suo spessore scientifico intimoriva, disponeva di
conoscenze tecniche che nessuno osava contestare e la sua abilità a sviare i
sospetti di qualche governo era straordinaria: quando veniva evidenziato
qualche difetto, egli riusciva a convincere chiunque che si trattava di un errore
tecnico o di un’interferenza umana impropria.
Nel 1982,
l'Argentina si convince che qualcuno aveva decifrato i suoi messaggi a favore
dei britannici nella guerra delle Falkland/Malvinas. Widman viene spedito a
Buenos Aires dove racconta che con ogni probabilità la Nsa aveva decifrato gli
apparati obsoleti che l'Argentina aveva ancora in uso, ma che le macchine
Crypto più recenti (le CAG 500) restavano impenetrabili.
Incredibilmente, la menzogna viene creduta e gli argentini continuano a
comprare quella immondizia. Widman, che vive in pensione a Stoccolma, ha
declinato ogni commento.
Nel 1992,
emerge una nuova crisi, quella più dura. L'Iran, seppur con incredibile
ritardo, dà corpo ai suoi sospetti e arresta un dirigente Crypto della
direzione vendite. Hans Buehler aveva all’epoca 51 anni, ed era considerato uno
dei migliori venditori dell'azienda. L'Iran era un grande cliente e Buehler vi
aveva fatto molti viaggi. I servizi iraniani lo avevano già interrogato nel
1986, dopo l'attentato alla discoteca di Berlino e gli attacchi missilistici
sulla Libia, senza giungere ad alcuna conclusione. Nel 1994 è di nuovo a
Teheran, dove si scopre del suo arresto perché non fa ritorno nei tempi
previsti. Visitandolo in prigione, i funzionari consolari svizzeri lo descrivono
“in condizioni mentali critiche". Buehler viene rilasciato dopo
nove mesi, quando la Crypto accetta di pagare agli iraniani un milione di
dollari, una somma esigua invero, per di più corrisposta dal BND, secondo
quanto è dato sapere. È anche possibile, sebbene appaia inverosimile, che
Buehler non fosse al corrente dei rapporti di Crypto con Cia e Bnd, e dunque
delle cimici negli apparati che piazzava ai quattro venti. Sta di fatto che
rientrato da Teheran traumatizzato si convince che l'Iran conosceva della
Crypto molto più di lui che vi lavorava[9]. Buehler
muore nel 2018, non prima però di aver raccontato alla stampa la sua versione
della vicenda.
Ci vollero
anni prima che tutto ciò si placasse e, a dispetto dell’impegno profuso dai
protagonisti, la principale vittima della crisi "Hydra" (nome in
codice del caso Buehler) fu la JV Cia-Bnd. Alla luce delle notizie che appaiono
sulla stampa, alcuni dipendenti iniziano a cercare lavoro altrove e alcuni
paesi, tra cui Argentina, Italia, Arabia Saudita, Egitto e Indonesia,
cancellano o sospendono i contratti Crypto. Sorprendentemente, secondo la CIA,
l’Iran non è tra questi, e riprende quasi subito ad acquistare macchinari
Crypto: ulteriore mistero nella giungla di tanti misteri. Il caso Buehler,
dunque, non è stato fatale, se all'inizio del secolo Minerva era ancora viva e
vegeta.
Alla caduta
del muro di Berlino, la Germania riunificata sviluppa nuove sensibilità. La
vicenda aveva scosso la dirigenza politica. Con le rivelazioni sull’operazione
Hydra essa teme di suscitare critiche e indignazione in Europa (oggi tutto ciò
verrebbe digerito senza analgesici di sorta, ma i tempi cambiano) e generato
contraccolpi non facilmente gestibili.
Il 9
settembre 1993, il capo della stazione della Cia in Germania, Milton Bearden,
raggiunge un accordo con la Bnd per l’acquisto della partecipazione tedesca
nella Crypto per la somma di 17 milioni di dollari. L'intelligence tedesca si
rammarica con il proprio governo per l'abbandono di un'operazione da essi
largamente concepita e che pone fine a uno dei programmi di spionaggio di
maggior successo. I tedeschi vengono così tagliati fuori da ogni flusso
d’informazione segreta, mentre accumulano i sospetti, quanto mai fondati come
abbiam visto, che essi stessi siano stati posti sotto sorveglianza dai loro ex
colleghi.
Ma la storia
non si conclude con l'uscita della Germania, poiché alcuni segnali sembrano
suggerire che l'operazione sia ancora in corso a danno di diversi governi, sia
per inerzie burocratiche che per l’assenza di alternative (sebbene, di nuovo,
si faccia fatica a crederlo), in specie nei paesi meno avanzati. La crittografia
tradizionale, passata dalle scatole metalliche ai circuiti elettronici, dalle
telescriventi ai sistemi vocali cifrati, non riesce più a tenere le posizioni
in un mondo spostatosi dall'hardware al software. L'attenzione della Nsa è oggi
centrata altrove, in specie nei campi battuti da Google, Microsoft, Verizon e
altre simili realtà.
Nel 2017,
l'edificio della sede centrale di Crypto vicino a Zugo è stato venduto a una
società immobiliare. Nel 2018, le attività rimanenti, i pezzi principali
dell'attività di crittografia iniziata quasi un secolo prima, sono state
anch’esse divise e alienate, forse per fornire una copertura all'uscita della
Cia.
Questa
storia si basa sulla ricostruzione del WP e ZDF, e su interviste con ex
funzionari delle citate intelligence e dipendenti Crypto, tutto disponibile sul
web. Molti hanno parlato a condizione di anonimato, alla luce della sensibilità
della vicenda. Sullo sfondo, resta l’amaro dell’abissale fragilità di molti
sistemi di governo, i cui dirigenti politici, burocrati o militari, e a diversi
livelli di responsabilità, hanno obliterato interessi cruciali delle nostre
nazioni. Se anche la ragione di ciò debba essere ricercata nella dabbenaggine,
nella subordinazione psicologica, nella codardia, nella corruzione, in un’ingiustificabile
servitù politico-valoriale o altro, fa poca differenza.
Una cupa
tristezza penetra nel nostro animo al prendere coscienza della condizione in
cui giace lo Stato, il solo strumento, nella concezione filosofica di Hegel,
che avrebbe potuto realizzare gli ideali della Rivoluzione Francese: libertà,
fraternità e uguaglianza. Nel mondo che ci circonda, la distanza da quel
traguardo non potrebbe essere maggiore.
Note
[1] https://www.washingtonpost.com/graphics/2020/world/national-security/cia-crypto-encryption-machines-espionage/
[2] Central Intelligence Agency
[3] National Security Agency
[4] Bundesnachrichtendienst,
[5] https://en.wikipedia.org/wiki/Crypto_AG
[6] Jahi Chikwendiu/Washington Post
[7] O’Rourke, Covert Regime Change, Ed. Cornell University Press, 2018
[8] Questa storia si basa su interviste da WP e ZDF con ex funzionari
dell'intelligence occidentali ed ex dipendenti Crypto, alcuni a condizione di
anonimato, alla luce dell’intuibile sensibilità della questione e della sua
straordinarietà sotto ogni intuibile profilo.
[9] Vedi anche gli articoli investigativi sulla NSA pubblicati dal Baltimore
Sun nel 1995, tra cui uno dal titolo "Rigging the Game" che illustrano i
rapporti di quell'agenzia con la Crypto.
[i] Alberto Bradanini è un ex-diplomatico. Tra gli incarichi ricoperti, è
stato Ambasciatore d’Italia a Teheran (2008-2012) e a Pechino (2013-2015). È
attualmente Presidente del Centro Studi sulla Cina Contemporanea. È autore di
libri e saggi. Ha pubblicato "Oltre la Grande Muraglia" Ed. Bocconi
2018; "Cina, l'irresistibile ascesa”, Ed. Sandro Teti, 2022, e "Cina,
dall'umanesimo di Nenni alle sfide di un mondo multipolare", Ed. Anteo,
2023.
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