Esattamente un anno fa vi avevo messo in guardia su quella che sarebbe
stata la nuova frontiera delle favole, con un articolo chiarificatore
di quello che è il nuovo dogma – da credere senza nemmeno
provare ad interrogarsi – che andrà ad integrare il pensiero unico di
una moneta perennemente scarsa e fornita a debito.
Sto parlando delle perdite, allora preventivate ed oggi conseguite dalle
banche centrali ed i relativi bilanci in rosso che affetteranno le finanze dei
governi, resi ormai dei veri e propri accattoni, totalmente dipendenti dalle
stesse.
“Rosso di bilancio per Palazzo Koch, assorbito con gli accantonamenti
pregressi. Nel 2025 il ritorno all’utile. Il governatore Panetta invoca una
razionalizzazione dei costi di Via Nazionale grazie al digitale” [1] – si legge sul quotidiano
torinese La Stampa, come se si stesse parlando di una qualsiasi altra azienda
appartenente al settore privato.
Dopo aver ormai equiparato gli stati a società per azioni ed i loro governi
a buoni padri di famiglia, per i poteri che ci comandano non resta che
consolidare tra la gente la credenza che le banche centrali siano delle vere e
proprie entità aziendali che necessitano di operare secondo la logica economica
dei costi e dei ricavi.
Superato questo step, la fine degli stati democratici moderni
sarà una realtà ed il ritorno tanto desiderato dai lor Signori, ad
un sostanziale feudalesimo in salsa moderna, dove la moneta tornerà ad essere
ad uso esclusivo del Signore, sarà completato.
Dicevamo della logica dei costi e dei ricavi – che sappiamo essere il
principio contabile con cui si identificano gli utili e le perdite finanziarie
di imprese e famiglie – come il nuovo dogma che si intende far credere agli
ignari, in base al quale per inciso debbano allinearsi anche le banche
centrali.
Solo che gli istituti centrali a differenza di qualsiasi altra azienda al
mondo, hanno il grande ed esclusivo vantaggio di essere i produttori, in regime
di monopolio, della materia con cui si traducono in realtà finanziarie i tanto
desiderati utili e si coprono le alquanto noiose perdite.
Sto parlando dei soldi!
E’ ormai patrimonio dell’umanità che la creazione netta del denaro avvenga
esclusivamente per opera delle banche centrali, alle quali è concesso di farlo,
come già sottolineato, in regime di monopolio per mezzo della forza legislativa
degli stati. E sono gli stati stessi a dare valore nonché rendere necessaria al
sistema economico che opera sul territorio, la valuta prodotta dalle banche
centrali, attraverso l’imposizione fiscale (anch’essa frutto di una legge dello
stato).
Ora ditemi voi se già con queste brevi delucidazioni è plausibile
considerare le banche centrali alla stregua di una normale azienda che opera
nel settore privato?!
Ed infatti non lo è!
E’ la Banca centrale Europea (Bce) stessa a rendercelo chiaro, in
base a quanto scrive nel documento n° 169 del aprile 2016 – dal titolo “Profit distribution and loss
coverage rules for central banks” – e precisamente alla nota n°7 a
pagina 14, che recita:
“Le banche centrali sono
protette contro l’insolvenza a causa della loro capacità di creare denaro
e possono perciò operare con patrimonio netto negativo”.
Allora che senso ha parlare di perdite in riferimento alle banche centrali?
quandunque le stesse possono coprirle attraverso una semplice creazione di
denaro out of thin air, che tradotto nella nostra lingua, significa
letteralmente: dal nulla!
Nessun senso! eccetto quello di continuare a far credere che i soldi siano
scarsi e che per averli dobbiamo farceli prestare da chi invece ne ha già
ricevuti in abbondanza, dal medesimo produttore.
Il paradosso è che ad essere costretti ad elemosinare denaro sono persino
gli stati, che come detto sono coloro che hanno l’autorità di concedere il
monopolio della creazione della moneta.
Come conseguono le perdite le banche centrali?
Semplice, attraverso la funzione di politica monetaria a loro affidata, di
alzare ed abbassare i tassi di interessi finiscono di fatto per sconfinare in
quella che è la politica fiscale di competenza dei governi. Ovvero concorrono a
fornire reddito da interessi a chi nel settore privato già dispone di
risparmio. In primis al settore bancario che sappiamo detenere
conti di riserva presso di esse.
Non per niente, in conseguenza dei recenti ed a dir poco selvaggi aumenti
dei tassi operati dagli istituti centrali, le banche stanno conseguendo
colossali profitti. [2]
Altro modo con cui le banche centrali arrivano a conseguire delle perdite
di bilancio, sempre attraverso la loro attività di politica monetaria, è quello
di acquistare asset finanziari (anche privati). Tale politica
espansiva avviene con il supposto intento di dare sostegno ad un sistema
economico chiaramente in crisi di domanda per una evidente mancanza di
liquidità, che di fatto è da ricondurre a precedenti politiche restrittive
messe in atto appunto dalle banche centrale stesse e dai governi.
Sostituendosi ormai in tutto e per tutto al ruolo affidato ai governi
dotati di investitura democratica, le banche centrali, attraverso decisioni
guidate da un libero arbitrio che va oltre ogni divinità, arrivano persino ad
acquistare titoli così detti junk (“spazzatura”), la cui
rimborsabilità è pressoché compromessa.
Insomma, se una banca centrale registra una perdita di contro qualcuno ha
conseguito un utile!
Ecco che le banche centrali, di fatto, si ritrovano a consegnare denaro
vero a quei soggetti che hanno il privilegio di interagire con loro. E gli
ingenti utili conseguiti dal sistema bancario sono lì a dimostrarlo.
Come si dimostra questa chiara ed apparente frode sui governi e di
conseguenza sulle nostre vite?
Molto semplice da spiegare: basta ricordare il recinto finanziario dove
sono stati ormai da tempo confinati i governi: il famoso pareggio di bilancio
per i paesi considerati al momento virtuosi in attesa di essere saccheggiati in
futuro ed il surplus al quale sono costretti quelli che invece si intende
sottoporre a saccheggio immediato.
E’ chiaro che una banca centrale che registra perdite di bilancio pur non
avendone la necessità, si trova nella condizione di poter giustificare il non-trasferimento al
Tesoro di tutti quegli utili conseguiti attraverso quella attività così detta
di signoraggio, derivante appunto dal poter gestire il monopolio
della creazione dal nulla della moneta.
Ecco che i governi, come detto costretti ad agire nelle ristrettezze
finanziarie, con minor denaro a disposizione si trovano costretti a tagliare
voci di spesa nel loro bilancio essenziali per il paese.
Ed il fatto che tali perdite siano state coperte con l’utilizzo di
precedenti accantonamenti presenti nei bilanci di Bankit, ci deve
lasciare ancora più consapevoli della consistenza della frode in cui si intende
continuare a portare a spasso il popolo sovrano. Tali
accantonamenti di tutta evidenza, sono anch’essi frutto del già citato signoraggio e
non sarebbero dovuti nemmeno esistere, ma essere già stati girati al Tesoro al
momento del loro conseguimento.
Cosa sarebbe accaduto a livello contabile se tali accantonamenti non
fossero esistiti oppure cosa accadrà ora che gli stessi sono esauriti, in caso
di nuove perdite? Bankit chiederà una ricapitalizzazione al
Tesoro? che significa chiederla a cittadini ed imprese.
Siamo oltre la farsa più plausibile ed immaginabile!
Spero che la maggioranza di noi se ne renda conto!
di Megas Alexandros
Fonte: Banca
d’Italia perde 7,1 miliardi nel 2023… chissà perché?? – Megas Alexandros
Note:
[2] Banche
italiane: utili record nel 2023 grazie alla Bce….. “ce lo chiede l’Europa” –
Megas Alexandros
https://comedonchisciotte.org/banca-ditalia-perde-71-miliardi-nel-2023-chissa-perche/
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