lunedì 20 maggio 2013

Una domenica in cella – Patrick Chamoiseau


Chamoiseau sa come si scrive, e qui si tratta di cose molte dolorose, la schiavitù dei neri, e la memoria.
Se leggi il libro sappi che si soffre, ti ho avvisato, ma ne vale davvero la pena, promesso – franz



Come in molti scritti di Chamoiseau degli ultimi anni, la narrazione è inframmezzata da frequenti interventi del narratore, volti a togliere verosimiglianza alla vicenda regalando al lettore una distanza critica rispetto alla materia. Inoltre, anche sul piano strettamente narrativo, la vicenda principale trascende i propri limiti temporali dato il suo inserimento nella storia della bambina martinicana, ben ancorata nella contemporaneità e nell’esperienza quotidiana dell’autore. L’Oubliée e la bambina hanno molte cose in comune, e infatti la storia dell’una sarà terapeutica per l’altra. Poco importa se quelle rovine siano davvero le rovine di una cella: l’essenziale è altrove, forse nel rapporto tra i problemi sociali della Martinica di oggi e la storia dell’isola. D’altra parte «solo il romanzo può tentare di capire, o di far fronte tra luci e ombre».

Although the book cover indicates that Chamoiseau’s work is a « novel », the complexity of this text is such that any attempt at defining its genre would yield meager results. Unfolding the multiple strata of this compelling, audacious and, at times, puzzling patchwork, any patient reader will witness creativity-in-progress…

2 commenti:

  1. Grazie della doppia segnalazione, del libro - che sembra bellissimo - e del blog di una collega :-)

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  2. l'autore è quello che ha scritto "Texaco", pubblicato nel 1994 da Einaudi, nella straordinaria tradizione di Sergio Atzeni.

    e anche Paola Ghinelli ha fatto un difficile lavoro, a tradurre dal francese/creolo

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