1 - Vi sono segni dei tempi (Mt.16, 2-4) che, pur evidenti,
gli uomini, che scrutano i segni nei cieli, non riescono a percepire. Essi si
cristallizzano in eventi che annunciano e definiscono l’epoca che viene, eventi
che possono passare inosservati e non alterare in nulla o quasi la realtà a cui si aggiungono e che,
tuttavia, proprio per questo valgono come segni, come indici storici, semeia
ton kairon. Uno di questi eventi ebbe luogo il 15 agosto del 1971,
quando il governo americano, sotto la presidenza di Richard Nixon, dichiarò che
la convertibilità del dollaro in oro era sospesa. Benché questa dichiarazione
segnasse di fatto la fine di un sistema che aveva vincolato a lungo il valore
della moneta a una base aurea, la notizia, giunta nel pieno delle vacanze
estive, suscitò meno discussioni di quanto fosse legittimo aspettarsi. Eppure,
a partire da quel momento, l’iscrizione che tuttora si legge su molte banconote
(per esempio sulla sterlina e sulla rupia, ma non sull’euro): “Prometto di
pagare al portatore la somma di …” controfirmata dal governatore della banca
centrale, aveva definitivamente perduto il suo senso. Questa frase significava
ora che, in cambio di quel biglietto, la banca centrale avrebbe fornito a chi
ne avesse fatto richiesta (ammesso che qualcuno fosse stato così sciocco da
richiederlo) non una certa quantità di oro (per il dollaro, un trentacinquesimo
di un’oncia), ma un biglietto esattamente uguale. Il denaro si era svuotato di
ogni valore che non fosse puramente autoreferenziale. Tanto più stupefacente la
facilità con cui il gesto del sovrano americano, che equivaleva ad annullare il
patrimonio aureo dei possessori di denaro, fu accettato. E, se, come è stato
suggerito, l’esercizio della sovranità monetaria da parte di uno Stato consiste
nella sua capacità di indurre gli attori del mercato a impiegare i suoi debiti
come moneta, ora anche quel debito aveva perduto ogni consistenza reale, era
divenuto puramente cartaceo.
Il processo di smaterializzazione della moneta era cominciato molti secoli prima, quando le esigenze del mercato indussero ad affiancare alla moneta metallica, necessariamente scarsa e ingombrante, lettere di cambio, banconote, juros, goldschmith’s notes, eccetera. Tutte queste monete cartacee sono in realtà titoli di credito e vengono dette, per questo, monete fiduciarie. La moneta metallica, invece, valeva – o avrebbe dovuto valere – per il suo contenuto di metallo pregiato (peraltro, com’è noto, insicuro: il caso limite è quelle delle monete d’argento coniate da Federico II, che appena usate lasciavano scorgere il rosso del rame). Tuttavia Schumpeter (che viveva, è vero, in un’epoca in cui la moneta cartacea aveva ormai sopraffatto la moneta metallica) ha potuto affermare non senza ragione che, in ultima analisi, tutto il denaro è solo credito. Dopo il 15 agosto 1971, si dovrebbe aggiungere che il denaro è un credito che si fonda soltanto su se stesso e che non corrisponde altro che a se stesso…
Il processo di smaterializzazione della moneta era cominciato molti secoli prima, quando le esigenze del mercato indussero ad affiancare alla moneta metallica, necessariamente scarsa e ingombrante, lettere di cambio, banconote, juros, goldschmith’s notes, eccetera. Tutte queste monete cartacee sono in realtà titoli di credito e vengono dette, per questo, monete fiduciarie. La moneta metallica, invece, valeva – o avrebbe dovuto valere – per il suo contenuto di metallo pregiato (peraltro, com’è noto, insicuro: il caso limite è quelle delle monete d’argento coniate da Federico II, che appena usate lasciavano scorgere il rosso del rame). Tuttavia Schumpeter (che viveva, è vero, in un’epoca in cui la moneta cartacea aveva ormai sopraffatto la moneta metallica) ha potuto affermare non senza ragione che, in ultima analisi, tutto il denaro è solo credito. Dopo il 15 agosto 1971, si dovrebbe aggiungere che il denaro è un credito che si fonda soltanto su se stesso e che non corrisponde altro che a se stesso…
Però non sta nella natura delle cose, nella natura degli uomini. E' una costruzione degli uomini. Ma perché gli uomini sono così propensi a crearsi prigioni? O forse, invece, sono, sì, prigioni create dagli uomini ma semplicemente per altri uomini, non per i creatori stessi che riescono ad evaderne imponendole ad altri. Costruzione per costruzione, inventiamone un'altra.
RispondiEliminaquanti riescono a immaginare che un alto mondo è possibile?
Eliminaun tempo si uccidevano i tiranni o ci si rivoltava contro i poteri, oggi ci si ammazza o ci si lascia morire (quasi) in silenzio.
occorre molto lavoro, e non c'è molto tempo
Agamben è senza dubbio il nostro miglior filosofo vivente.
RispondiEliminae non si è mai impegnato in politica!
forse non si è impegnato perché è il migliore.
Eliminaal tempo di Atene i "migliori" governavano, o almeno si pensava.
la civiltà si evolve, d noi i migliori stanno lontano dalla politica, che perdita per noi, e che guadagno per loro.