martedì 7 maggio 2013

dice Oskar Lafontaine, sull’euro


«La moneta comune sarebbe potuta durare nel tempo - scrive Lafontaine nel post della discordia - se gli stati coinvolti avessero seguito una politica salariale comune. Io ho creduto che questo coordinamento fra i Paesi fosse possibile, e per tale ragione negli anni '90 ho sostenuto l'introduzione dell'euro». I governi europei, però, non hanno corrisposto alle sue attese: nessuno sforzo per armonizzare gli stipendi e per ridurre le diseguaglianze fra le regioni dell'euro-zona. Ciò che è accaduto - argomenta l'ex leader socialdemocratico - è stata invece una concorrenza al ribasso delle retribuzioni: in Germania la moderazione salariale ha favorito l'export e la conquista dei mercati dei Paesi dell'Europa meridionale, contribuendo ad aumentare dannose asimmetrie nell'economia continentale. 
Nella situazione attuale, il deficit di competitività di stati come Grecia, Portogallo o Spagna può dunque essere recuperato solo in un modo: attraverso una svalutazione reale dei guadagni di operai e impiegati di quei Paesi. In altri termini: con un impoverimento di massa. A meno che, afferma Lafontaine, ciascuno stato non abbia nuovamente una propria valuta e si possa tornare alle svalutazioni monetarie. Al posto dell'euro, vi sarebbe un sistema monetario europeo come quello che esisteva fino al 31 dicembre 1998, quando nacque l'Unione economia e monetaria…

2 commenti:

  1. concordo abbastanza con l'analisi di Lafontaine.

    ma soprattutto su due punti sono in disaccordo: sulla necessità, solo, di politiche salariali comuni e, ora, sullo "smantellamento" dell'Euro.
    secondo me i passi indietro sono pericolosi, vista la fatica che si fa ad andare avanti!

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  2. ma a volte, quando davanti hai un muro spostarsi e cambiare strada può sembrare una sconfitto, poi si capirà che non c'erano altri modi per superare il muro

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