Poiché non vollero che fossi giovane, lo
diventai.
Poiché dovevo impegnarmi a essere
sofferente, mi apparecchiai gioie e piaceri.
Poiché la loro maggiore preoccupazione era
mettermi di cattivo umore,
trovai il modo di fargli capire che non
potevano essere più graditi di così.
Poiché mi instillarono paure e pignolerie,
il coraggio rideva ed esultava intorno a me.
Proprio perché fui piantato in asso,
imparai a dimenticarmi di me,
e mi lasciai andare a effimeri entusiasmi.
Tanto dissipai, eppure ero consapevole che
ogni perdita è una vittoria,
e nessuno può ritrovare niente se prima
non l’ha smarrito,
e rincontrare ciò che si è perso è una
conquista più sublime di un possesso ininterrotto.
E mentre nessuno si interessava a me, fui
io a fare la mia conoscenza,
e divenni medico garbato e comprensivo di
me stesso.
Poiché nella vita ebbi degli avversari,
attrassi anche degli amici,
e gli amici caddero, e perfino i nemici
abbandonarono la loro inimicizia,
e Sfortuna è il nome dell’albero su cui
crescono gli splendidi frutti della felicità.
Ciascuno porta con sé in tutte le cose il
proprio percorso di vita: le peculiarità
che la nascita, le condizioni familiari e
l’istruzione gli hanno dato;
e ha bisogno di essere salvato solo chi
non riesce a fortificarsi mediante l’orgoglio.
Chi è in accordo con se stesso non ha
necessità di alcun aiuto,
a meno che non gli capiti un incidente da
doverlo trasportare all’ospedale.
E' bellissimo! Anche la rivista che non conoscevo! Ma come si fa a sapere tanto!!!?
RispondiEliminavecchiaia e curiosità:)
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