articoli, video e disegni di Vauro, Cobas scuola, Francesco Gesualdi, Douglas MacGregor, Scott Ritter, Giuseppe Bruzzone, Raniero La Valle, Marco Politi, Marco Tarquinio, Andrea Tornielli, Piero Schiavazzi, Francesco Pallante, Toni Capuozzo, Clara Statello, Domenico Quirico, Loris Campetti, Giuseppe Masala, Nicolai Lilin, Alessandro Di Battista, Francesco Masala, Dante Barontini, Stefano Vespo, Stefano Orsi, Giacomo Gabellini, Carlos Latuff, Marco Travaglio
L’odio – Francesco Masala (3)
Forse è arrivato il momento che il miliardo d’oro occidentale (al quale apparteniamo per caso) si tolga la maschera e si protegga con alte mura, fossati, telecamere a raggi infrarossi e sopravviva con i dollari del Monopoli, che vengono stampati senza sosta, di valore declinante, e produca da sé, se può, tutto quello che vuole consumare.
Sembra ieri che gli occidentali corrotti, incapaci, servi, capi di stato eletti e non eletti parlavano di vittoria sulla Russia, di distruzione della Russia, di emarginazione della Russia, di Afghanistan e Vietnam per la Russia.
Gli occidentali corrotti, incapaci, servi, capi di stato eletti e non eletti ricordano le trionfali vittorie in Vietnam e Afghanistan (e in Siria)?
Probabilmente gli occidentali corrotti, incapaci, servi, capi di stato eletti e non eletti parlano di guerra, guerra e guerra e non di pace perchè hanno la lingua biforcuta (come insegnano gli accordi di Minsk) e nessuno al mondo si fida di loro.
Intanto nella giungla i sette miliardi restanti, i colonizzati dall’Occidente, gli invasi dall’Occidente, gli umiliati e offesi dall’Occidente, i torturati dall’Occidente, che si parlano e si chiamano Brics, aspetteranno la diserzione e la resa degli abitanti della Fortezza Occidente.
NO ALLA MILITARIZZAZIONE DELLA FESTA DELLA REPUBBLICA (Cobas scuola)
Ai Dirigenti Scolastici
Ai Presidenti dei Consigli di Istituto
Ai docenti e ai genitori
Agli studenti e alle studentesse
In occasione della festa della Repubblica il prossimo 2 giugno, il Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali del MIM con circolare del 4/5/2023 prot. 699 ha invitato i Dirigenti Scolastici delle istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione a inoltrare la propria candidatura per partecipare alla rivista militare in via dei Fori Imperiali a Roma. L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole, presentato a Roma il 9 marzo 2023 nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Montecitorio, sta già da tempo monitorando i rapporti, sempre più stretti, che si stabiliscono tra forze armate e scuole denunciandone l’assoluta incompatibilità. Chiediamo con forza che le scuole intenzionate a partecipare alla rivista militare del 2giugno a Roma ritirino, o non inoltrino, la propria candidatura: il 2 giugno deve rimanere la festa della Repubblica democratica antifascista che ripudia la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti internazionali.
Chiediamo che gli studenti, le famiglie e i docenti convinti della necessità di un’educazione alla pace intervengano e risparmino alle loro scuole una giornata che si profila come l’ennesima occasione di contatto tra forze militari e istituti scolastici. In un contesto simile la partecipazione a una sfilata in mezzo alle divise militari finirebbe con il mettere in secondo piano quanto di buono quotidianamente viene portato avanti all’interno delle nostre aule. Siamo fermamente convinti che non sia possibile per docenti, genitori, dirigenti scolastici, studenti e studentesse farsi rappresentanza di tutto il personale scolastico all’interno di una parata militare, e crediamo che far sfilare dei ragazzi e delle ragazze insieme all’esercito, mentre nel cuore dell’Europa assistiamo a una progressiva escalation militare, sia un messaggio molto pericoloso e in lampante contraddizione con la funzione stessa della scuola…
L’Ucraina e don Lorenzo – Francesco Gesualdi
A cento anni dalla sua nascita, possiamo provare a leggere la guerra che avanza in Europa con il pensiero di don Milani? Naturalmente no, spiega Francesco Gesualdi, che del priore di Barbiana è stato allievo. Rimettere indietro gli orologi del tempo è operazione rischiosa e spesso strumentale, anche perché in tempo di guerra la prima vittima è sempre l’informazione. Eppure, nelle parole di don Lorenzo troviamo riflessioni e insegnamenti che ci aiutano in modo essenziale a interpretare ancora la realtà contemporanea. Da quelli espressi nella Lettera ai cappellani militari sulla loro accusa di viltà agli obiettori di coscienza fino alla rilettura critica del concetto di “patria”, parola chiave nella retorica della prosa dei destinatari di quella lettera così come in quella dei massimi esponenti del governo italico dei giorni nostri. Il punto da cui partire per capire le ragioni e le dinamiche della guerra scoppiata in Europa, guerra che nessun governo cerca davvero di fermare pensando solo a come poterla vincere, scrive Gesualdi, è che l’aggressione russa non è un fulmine a ciel sereno, ma il risultato di 30 anni di rapporti logoranti fra paesi occidentali e Russia. Il vero oggetto del contendere non è l’Ucraina ma il dominio del mondo. Il che ci porta su un altro piano, quello economico, la madre di tutti i nazionalismi.
Nel centenario della sua nascita, in quanto ex-allievo, mi sento chiedere da molte persone cosa avrebbe detto il Priore, alias don Lorenzo Milani, rispetto alla guerra in Ucraina. Mettere parole in bocca ai defunti è sempre sconveniente, per cui rispondo che è impossibile dirlo e che tocca ad ognuno di noi assumerci la responsabilità di trovare le risposte agli avvenimenti in corso.
Ma nel contempo aggiungo che il Milani può esserci d’aiuto per individuare il metodo utile a formarci un’opinione. Il testo di riferimento è la Lettera ai cappellani militari scritta per contestare la leggerezza con cui quest’ultimi avevano condannato gli obiettori di coscienza.
Il comunicato dei cappellani militari era intriso della parola “patria”, un concetto che don Milani non condivide, ma che affronta solo marginalmente perché capisce che per dimostrare l’infondatezza di quanto affermavano i cappellani non deve restringere il campo di osservazione, bensì allargarlo in una prospettiva storica, politica, morale.
Così decide di passare in rassegna le guerre che hanno coinvolto l’Italia dal 1860 in poi, per dimostrare che la patria si serviva obiettando, non obbedendo. Rispetto alla guerra in Ucraina, se vogliamo formarci un’idea il più possibile vicina alla verità, dobbiamo fare la stessa operazione: dobbiamo abbandonare l’ambito ristretto degli avvenimenti contingenti e allargare lo sguardo alle origini del conflitto.
Che significa fare un viaggio a ritroso nella storia e analizzare gli interessi di tutte le parti in causa sotto ogni profilo: militare, politico, economico. Ricordandoci che in tempo di guerra la prima vittima è l’informazione, che non ci viene data proprio o ci viene data distorta e amputata.
Per ammissione generale la guerra in Ucraina non è solo fra russi e ucraini, ma fra Russia e Nato. Lo dicono gli sforzi profusi dai paesi Nato per sostenere l’Ucraina e le ragioni espresse da Mosca a giustificazione della sua aggressione. Secondo i calcoli del Keil Institute, dal gennaio 2022 al febbraio 2023, i paesi occidentali hanno stanziato a favore dell’Ucraina aiuti complessivi per 143 miliardi di euro, di cui 73 da parte degli Stati Uniti e 55 da parte dell’Unione Europea unitamente ai paesi che la compongono. Oltre un terzo dell’aiuto è stato per armi fornite principalmente da Stati Uniti (44 miliardi di euro) seguiti da Gran Bretagna (4,89 miliardi), Polonia ( 2,43 miliardi), Germania (2,36 miliardi).
Per di più alcuni paesi Nato ospitano soldati ucraini per corsi di addestramento e garantiscono servizi di intelligence nel teatro di guerra. Tanto impegno è giustificato con l’argomentazione che è doveroso intervenire a fianco di chi è aggredito.
Ma la credibilità viene meno quando pensiamo che molti di quegli stessi paesi che mostrano tanta solerzia verso l’Ucraina non hanno mosso un dito a sostegno di altri popoli aggrediti.
Peggio ancora hanno permesso alle proprie industrie di fornire armi agli aggressori. Tipico il caso del governo italiano che per anni ha autorizzato la fornitura di bombe e missili ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti che le utilizzavano per bombardare lo Yemen.
Del resto come dimenticare la guerra in Iraq, i bombardamenti in Serbia e altre aggressioni perpetuate nel recente passato dai paesi occidentali singolarmente o come alleanza Nato?
Il punto da cui partire per capire le ragioni e le dinamiche della guerra scoppiata nel cuore dell’Europa è che l’aggressione russa non è un fulmine a ciel sereno, ma il risultato di 30 anni di rapporti logoranti fra paesi occidentali e Russia.
A inizio anni ’90 del secolo scorso, quando l’impero sovietico cominciò a sgretolarsi, molti pensarono che la guerra fredda sarebbe finita considerato che i rapporti di tensione fino allora esistenti erano conseguenza di blocchi economici e politici contrapposti.
Ma se il sistema economico adottato da entrambi le parti ora è lo stesso, perché continuare a ritenersi nemici?
La variabile non considerata, però, erano i nazionalismi in agguato in entrambi gli schieramenti. Finché si configura con la tutela delle proprie tradizioni culturali, il nazionalismo si può anche ritenere un sentimento positivo, ma molto più spesso ha il connotato del senso di superiorità ed allora diventa mortale perché sfocia nell’egemonia e nella supremazia.
Nel desiderio, cioè, di dominare gli altri popoli. Non a caso un prodotto tipico dei nazionalismi sono gli eserciti, anche se la ragione addotta a loro giustificazione è la sicurezza. L’esigenza, cioè, di tutelarsi dall’istinto di egemonia altrui. Così crescono le spese militari in un mondo dominato dallo spirito di sopraffazione. Ed è stato proprio il tema della sicurezza uno dei principali elementi di frizione che ha condotto alla guerra in Ucraina.
Nel 1991, assieme all’impero sovietico si dissolse anche il Patto di Varsavia, l’alleanza dei paesi dell’Est, ma non si dissolse la Nato, l’alleanza dei paesi occidentali. Il che era elemento di preoccupazione per i dirigenti della nuova Federazione russa, che fin dai primi scricchioli del proprio declino avevano chiesto assicurazioni sulla non espansione della Nato.
Assicurazione data a più riprese dagli Stati Uniti come testimonia la storica frase pronunciata dal segretario di stato James Baker il 9 febbraio 1990 in un incontro col leader sovietico Mikhail Gorbachev.
La promessa era che la Nato non si sarebbe spostata ad est neanche di un centimetro, ma nel 1999 la troviamo arricchita di tre nuovi paesi dell’Europa dell’Est e successivamente di altri 11, contando, nel 2020, un totale di 30 membri rispetto ai 16 del 1998.
La grande nazione dell’est che ancora mancava era l’Ucraina, che però aveva iniziato le procedure di ammissione. Con grande ira della Russia che chiedeva la neutralità per questo paese confinante. In conclusione l’Ucraina è diventato un paese strattonato da ambedue le parti, ciascuna utilizzando l’argomentazione che più le è funzionale per il raggiungimento dei propri obiettivi.
L’Occidente sostenendo il diritto dell’Ucraina a scegliere con quale parte stare; la Russia sostenendo il diritto alla propria sicurezza e il diritto all’autonomia da parte delle minoranze russofone presenti soprattutto nella regione del Donbass.
Quanto alle sommosse popolari avvenute in ambedue i campi, solo fra qualche decennio gli storici potranno dirci se si è trattato di iniziative spontanee o di fenomeni alimentati dalle potenze straniere. Di certo c’è che la guerra in Ucraina poteva essere evitata se le due parti l’avessero voluto.
Lo dimostra l’esistenza di una bozza di accordo presentata nel dicembre 2022 dalla Russia. Che però non fu neanche presa in considerazione dalle forze occidentali. Ed oggi che la guerra è in atto, seminando morte e distruzione, non c’è la volontà di fermarla, bensì di vincerla, perché il vero oggetto del contendere non è l’Ucraina ma il dominio del mondo. Il che ci porta su un altro piano, quello economico, la madre di tutti i nazionalismi.
E’ interessante notare come l’allargamento della Nato iniziò nello stesso decennio in cui venne istituita l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Che sembra una contraddizione, ma solo in apparenza. In realtà il rafforzamento della Nato faceva da polizza assicurativa contro i rischi posti dall’OMC. In fondo l’OMC è stato lo strumento giuridico per liberalizzare il mondo, ossia per farne un unico mercato dentro il quale le imprese potessero competere alla conquista del mercato mondo.
Una prospettiva fortemente voluta dai paesi occidentali, patria delle multinazionali sicure di uscirne vincitrici. Ma dovettero ricredersi, perché il nuovo contesto favoriva la crescita di imprese collocate in nazioni prima insignificanti dal punto di vista economico. In particolare cinque paesi racchiusi nella sigla Brics, i più temuti dei quali sono Cina e Russia che l’Occidente vuole frenare.
E sapendo che la partita economica sarà vinta da chi sarà in grado di controllare le nuove tecnologie e le nuove risorse ad esse funzionali, gli Sati Uniti da anni si stanno organizzando per limitare il progresso tecnologico e l’accesso alle materie prime strategiche da parte delle potenze emergenti.
Con due strumenti chiave: sanzioni commerciali e impegno militare. In un caso per isolarle sul piano tecnologico, nell’altro per fiaccarle in modo da limitare la loro capacità di penetrazione nei paesi del Sud del mondo ricchi di materie prime. Principalmente Africa e America Latina.
Tanta complessità dovrebbe insegnarci ad evitare le tifoserie incondizionate e a chiederci sempre se le scelte che stiamo sostenendo sono a difesa dei diritti e della vita o al servizio di logiche di sopraffazione.
Colonnello MacGregor: “La verità è che l’esercito ufficiale ucraino è stato cancellato”
Conversazione con il Col. MacGregor – Clayton Morris (“Redacted”)
Intervista video originale:
[Trascrizione e traduzione a cura di: Nora Hoppe]
Il colonnello Douglas MacGregor rivela la devastante verità sull’esercito permanente dell’Ucraina: è stato cancellato. Il Presidente Zelensky questo fine settimana ha detto che ci sono lunghe file ai centri di reclutamento dell’Ucraina, ma non ci sono prove. La Russia continua a decimare la difesa aerea in tutta l’Ucraina in vista dell’offensiva di giugno.
* * *
Morris: Poche ore fa, la Russia ha scatenato un massiccio attacco aereo sull’Ucraina. L’Ungheria è arrabbiata perché l’Ucraina ha progettato di far saltare il proprio gasdotto verso la Russia. Gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Germania hanno intenzione di inviare altri miliardi di armi all’Ucraina. E Rishi Sunak ha abbracciato Zelensky ieri nel Regno Unito. Quindi tutto questo denaro, tutte queste armi, cambieranno qualcosa? Se non cambierà nulla e cosa è successo durante la notte, lo faremo con il colonnello Douglas McGregor che ci fornirà la sua analisi e i suoi approfondimenti… Colonnello, è un piacere vederti, amico mio. Bentornato alla trasmissione.
MacGregor: Il piacere è mio.
Morris: Parliamo prima di tutto di quello che è successo durante la notte, della strategia e della tattica di quello che è successo durante la notte con Putin che ha lanciato una raffica di attacchi. I rapporti dicono che si è trattato di un attacco devastante da parte ucraina. Gli ucraini però dicono di averli abbattuti tutti. Anche sei missili Kinzhal, i missili ipersonici. Quindi l’Ucraina dice: “Non preoccupatevi, abbiamo tutto sotto controllo”. La Russia dice che hanno colpito tutti e hanno centrato i loro obiettivi. Cosa ne pensate di quest’ultima raffica di missili contro la capitale?
MacGregor: Bisogna tenere presente che i missili balistici intercontinentali sono anche ipersonici. Quindi si tratta di missili che volano a 25-35.000 piedi al secondo. Non possiamo abbattere i missili intercontinentali. Nessuno può abbattere un missile ipersonico. Mi sembra assurdo anche solo suggerire che questi missili Kinzhal, che sono ipersonici, possano essere stati abbattuti.
Quindi tendo a pensare che i russi stiano dicendo la verità. Hanno colpito gli obiettivi.
Ora, mi rendo conto che la gente vuole dividere in compartimenti stagni questi vari attacchi che avvengono nell’arco di diversi giorni. Ma è un errore farlo. Bisogna considerare lo scopo strategico più ampio di questi attacchi. Si sono concentrati quasi interamente sui punti di stoccaggio delle munizioni. Hanno cercato i nuovi armamenti che sono arrivati, come i missili ombra, i patriot e così via. Hanno colpito diversi luoghi in cui si trovavano questi missili e sono stati distrutti.
Se questo è vero, e credo che lo sia, l’idea che gli ucraini siano in grado di fermare qualcosa è ridicola. Non hanno più molto in termini di difesa aerea. Da tempo stanno distruggendo la difesa aerea, rendendo l’Ucraina vulnerabile agli attacchi aerei. E i russi hanno avuto un discreto successo.
Negli ultimi giorni c’è stato un tentativo di entrare in territorio russo da parte di una forza di operazioni speciali ucraina, che è riuscita ad abbattere un paio di aerei russi, cacciabombardieri, e un paio di elicotteri sono andati persi. Quindi la gente dichiara la vittoria sulla base di questa unica fortuna.
Negli ultimi giorni sono anche riusciti a conquistare un complesso agricolo abbandonato e in rovina ai margini di alcuni boschi all’interno della zona di sicurezza di 20-25 chilometri di fronte alle linee difensive russe e all’estremità meridionale vicino a Kherson e Zaporizhzhia, in quella regione.
E naturalmente questa fu salutata come una grande vittoria, perché si trattava di truppe Azov ricostituite.
Avevano subito perdite così pesanti da dover essere completamente ricostruite da zero.
La verità è che questi risultati non sono molto significativi, perché se si guarda all’intera linea del fronte, gli ucraini hanno perso ancora una volta migliaia di persone, centinaia di carri armati e veicoli da combattimento blindati. Non stanno facendo alcun progresso. Stanno semplicemente perdendo altro equipaggiamento e persone che non possono permettersi di perdere.
E vicino a Kiev, hanno colpito punti deboli molto importanti che sono stati presi di mira e fatti saltare in aria. Se avete visto i video, potete vedere le esplosioni piuttosto drammatiche.
Questo ci dice che l’intelligence russa è eccellente. I russi sanno esattamente dove si trovano tutti i nuovi armamenti, le nuove concentrazioni di blindati provenienti da Germania, Stati Uniti e Gran Bretagna.
Queste cose vengono distrutte molto prima che raggiungano il campo di battaglia…
Scott Ritter (Ex ufficiale marines Usa): “Perché dobbiamo tifare che vinca Putin”
Con la traduzione di Nora Hoppe vi riproponiamo la traduzione dell’intervento di Scott Ritter, ex ufficiale dei marines Usa, alla trasmissione “Dialoghi su Radio Komsomolskaya Pravda”.
Abbiamo caricato i sottotitoli su Youtube e poteti selezionarli:
Di seguito il testo del suo intervento:
L’intero esercito americano era unicamente concentrato sull’andare in guerra con l’Unione Sovietica. Tutto ciò che abbiamo fatto è stato focalizzato su quel compito. Quindi, per quanto le cose siano brutte oggi – e sono brutte, non lo sto minimizzando – non è poi così brutto come allora. L’America non sta spendendo ogni singolo giorno ad allenarsi per andare in guerra con la Russia. Questa è già una cosa positiva.
Penso che la grande differenza tra allora e oggi sia che quando ci stavamo addestrando per combattere l’Unione Sovietica, rispettavamo l’Unione Sovietica. Temevamo persino l’Unione Sovietica. Era una mentalità ben diversa da quella che esiste oggi.
Ma quando l’Unione Sovietica crollò, gli Stati Uniti videro la Russia come un nemico sconfitto. E penso che chiunque abbia vissuto il decennio del 1990 sappia cosa significava. Abbiamo cercato di distruggere la Russia. Abbiamo cercato di controllarvi politicamente e abbiamo cercato di sfruttarvi economicamente. Non avevamo più paura della Russia.
Quando Boris Eltsin si è fatto da parte e Vladimir Putin ha preso il sopravvento, questo ha cambiato un po’ la dinamica. Perché ora la Russia aveva un leader che non avrebbe permesso che fosse trattata come un nemico sconfitto. Ha fatto in modo che la Russia si alzasse in piedi da sola.
Ma il fatto è che la Russia era molto debole quando Vladimir Putin ha preso il potere per la prima volta, e la Russia è stata debole per molti anni dopo. E noi ne abbiamo approfittato. Ad esempio, l’espansione della NATO è stata un segno della debolezza russa. L’interferenza degli Stati Uniti e di altre nazioni negli affari interni della Russia e, ad esempio, il nostro desiderio di controllare l’opposizione politica della Russia significava che non rispettavamo la Russia…
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