“Ero alla bancarotta, il governo era
alla bancarotta, il mondo era alla bancarotta.
Ma chi cazzo li aveva i fottuti
soldi?”
Charles Bukowski
A
dimostrazione che la crisi bancaria in corso negli USA è di natura sistemica
credo basti notare che appena dopo il “salvataggio/chiusura” di Silicon Valley
Bank, First Republic Bank e Signature Bank (che complessivamente detenevano ben
650 miliardi di dollari di asset) si stanno avviando sulla stessa mesta strada
del fallimento/nazionalizzazione/chiusura e ove possibile, vendita “a tranci”
al miglior offerente, altre banche quali PacWest Bancorp, Western Alleance Bank
e Metropolitan Bank.
PacWest per
esempio a inizio marzo aveva le azioni che quotavano circa 28 dollari, e che in
appena due mesi sono precipitate a 3,17 dollari. Si consideri oltretutto che
non si tratta di una banchetta che lavora solo all'interno di una contea, ma di
una banca dalle dimensioni più che rispettabili; ben 44 miliardi di dollari di
asset detenuti. Medesimo discorso si può fare per Western Alleance Bank le cui
azioni sono passate da circa 76 dollari di inizio Marzo ai 18,20 dollari di
ieri. Anche in questo caso si tratta di una banca dalle dimensioni importanti
con i suoi 65 miliardi di dollari di asset detenuti. E infine in questa conta
dei morti, dei comatosi e dei feriti, anche Metropolitan Bank non mostra una
buona cera avendo visto cadere le sue azioni da circa 56 dollari di inizio
marzo all'attuale prezzo di 19,86 dollari. In questo caso la taglia della banca
è minore delle prime due detenendo circa 6 miliardi di assets in portafoglio.
Ma ciò che conta è capire che stiamo osservando un cluster, un grappolo sempre
più grosso di banche che stanno fallendo.
Una crisi sistemica?
Innanzitutto
questo significa che siamo di fronte ad un fatto sistemico e che la storiella
dei banchieri avidi che prendono troppi rischi con i danari dei risparmiatori
non regge: crisi sistemica significa altro rispetto a questo.
Suonano
grottesche – o se preferite assumono quasi la forma di un rito propiziatorio
collettivo sempre più stanco – le parole di tutte le autorità costituite che
parlano di sistema sano e resistente. Anzi, resiliente, questa è la parola
usata nel mantra propiziatorio. Certo, ancora manca il Grande Botto – quello
che nel 2008 è stato il default di Lehman Bros – che costringa la casta
sacerdotale della tecnocrazia finanziaria e la politica a raccontare la verità.
Anzi, la dico meglio, il Grande Botto anche in questa circostanza c'è già
stato, ma non negli USA e neanche in Eurolandia. Si tratta del fallimento di
Credit Suisse, che però ha sede in uno degli stati più ricchi del mondo e con
abbastanza fiato finanziario da poter intervenire seriamente. Fino ad ora siamo
stati fortunati, ma fino a quanto potrà durare?
Credo sia
innanzitutto giusto spiegare brevemente cosa intendo per “crisi sistemica”.
Precisamente intendo una crisi che coinvolge tutte e tre le componenti
fondamentali di un sistema economico nazionale: famiglie, imprese e pubbliche
amministrazioni. Dove le famiglie sono gli attori che “risparmiano” mentre
pubbliche amministrazioni ed imprese investono e conseguentemente si
indebitano. Quando il risparmio delle famiglie riesce a soddisfare pienamente
la richiesta di finanziamento di imprese e pubbliche amministrazioni il sistema
è in equilibrio perfetto, se il risparmio interno non è sufficiente allora si
attinge dagli investitori esteri e il sistema è debitore netto verso il resto
del mondo. Qualora invece le imprese e la pubblica amministrazione chiedessero
meno finanziamenti rispetto a quanto le famiglie hanno risparmiato queste
investirebbero all'estero e il sistema nazionale sarebbe creditore netto verso
il resto del mondo; per essere chiari è la situazione che l'Italia vive dal
governo Monti in avanti, altroché “siamo indebitati”, dico questo per inciso.
Ora, la
situazione degli Stati Uniti è molto grave, nel senso che il sistema paese
(famiglie, imprese e pubblica amministrazione) è indebitato verso il resto del
mondo per oltre 16mila miliardi di dollari. Certo, c'è l'attenuante che gli USA
hanno dovuto affogare il mondo di Dollari per soddisfare le richieste mondiali
e fluidificare il commercio dell'intero mondo visto che il Dollaro è stata la
moneta standard per il mondo intero e questo l'hanno sempre fatto importando di
tutto da tutto il mondo. Ma è anche vero che il sistema USA soffre di gravi
distorsioni, spesso figlie di scelte ideologiche folli, come l'assenza di un
Welfare statale degno di questo nome lasciando l'onere alle aziende private con
il welfare aziendale. Fatto questo che però rende impossibile la competitività
in USA e infatti il sistema produttivo USA – altrimenti mastodontico – si è
disperso ai quattro angoli della terra alla ricerca di costi del lavoro
accessibili. Sottolineo questo perché anche in Italia si sente qualche folle
ideologicizzato che parla di welfare aziendale al posto di quello statale: il
tessuto produttivo italiano gravato di un simile onere durerebbe quanto un
gatto in autostrada.
Quali conseguenze sul dollaro?
Comunque
come si capisce (spero) da quanto ho scritto, il nodo della questione è il
dollaro: una simile crisi bancaria è spiegabile solo con un colossale deflusso
di risorse finanziarie dagli USA verso i paesi d'origine. Che poi se ci pensate
bene, è esattamente questo che si intende con il termine “de-dollarizzazione”.
I capitali esteri da sempre investiti in USA vengono smobilitati a vantaggio di
altre valute e di altri sistemi finanziari.
E in questa
situazione la Federal Reserve USA non può fare altro che alzare i tassi
d'interesse nella speranza di attrarre nuovi capitali e dove l'Europal che rischia
di essere prosciugata a sua volta, non può fare altro che alzare a sua volta i
tassi.
Una
situazione ammessa a denti stretti anche dalla Yellen che ha parlato di ruolo
del dollaro ormai in pericolo a causa delle sanzioni. Certamente la Yellen ha
ragione, le sanzioni sono stata la mela avvelenata che ha fatto esplodere il
fenomeno (comunque sotto banco ormai in corso da tempo). (1)
E' davvero
difficile capire come uscirne senza rischiare una nuova guerra su vasta scala
come quella che fece finire la Belle Époque e nota
a tutti con il nome di Prima Guerra Mondiale. Una guerra che era soprattutto lo
scontro per l'egemonia tra la Sterlina Britannica e il Marco Tedesco, ma questo
quasi nessuno ce lo racconta.
(1)
Barron's, Yellen Says Sanctions May Risk Hegemony Of US Dollar, 16 Aprile
2023
https://www.barrons.com/news/yellen-says-sanctions-may-risk-hegemony-of-us-dollar-479c564f
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