Relazione di Salvatore Palidda al Convegno Nazionale di aggiornamento/formazione rivolto a tutto il personale scolastico, Genova, Istituto V. Emanuele II, largo Zecca, 31 marzo a cura di Cobas Scuola – Cesp
Premessa
Come suggeriscono alcuni autori, tutta la storia
dell’umanità è innanzitutto storia di guerre; i periodi di pace sono sempre
stati più brevi di quelli delle guerre. La pace nei paesi dominanti è sempre
stata pagata con le guerre esternalizzate nei paesi dominati, spesso camuffate
come “guerre etniche”, “guerre tribali”, “guerre di religioni”. Si è sempre
avuta una costante riproduzione delle guerre e questo corrisponde alla costante
riproduzione del dominio di pochi sulla maggioranza degli umani dominati e vi è
sempre stata la disperata sopravvivenza di questi ultimi spesso attraverso
resistenze inevitabilmente reiterate e brutalmente represse. La
contro-rivoluzione del capitalismo liberista mondializzato ha accentuato questo
fatto politico totale, perché pervasivo innanzitutto per opera dell’intreccio
delle lobby dominanti (quella della produzione e commercio degli armamenti
anche per le polizie, quella delle nuove tecnologie, quelle delle energie
basate sull’estrattivismo -carbone, petrolio, gas ecc.). Guerre, in quanto
“consumo” o smaltimento di armi, sono una delle prima cause del degrado
ambientale: uccidono due volte sia sui campi di battaglia sia con
l’inquinamento tossico che producono e lasciano nei territori delle operazioni
militari.
Le guerre di oggi sono palesemente la scelta di
governi che si configurano come una sorta di “fascismo democratico” poiché sono
a sprezzo della volontà di pace delle popolazioni, si impongono con la
minoranza del voto degli elettori aventi diritto (vedi infra).
* * *
La riflessione epistemologica sull’origine della
riproduzione perenne delle guerre induce a ripensare la famosa distinzione fra
uomini (e qualche donna) cacciatori e gli altri. In sintesi, di fatto gli
uomini che appresero a produrre e usare le armi, quindi si impadronirono di
questa capacità, diventarono inevitabilmente dominanti. Così i più forti si
impongono ai più deboli e il loro dominio, cioè relegano questi ultimi alla
subalternità: le donne ai lavori domestici, alla riproduzione della specie e
anche a lavori nei campi e gli uomini a ogni sorta di lavoro servile.
In altre parole, da allora la guerra è sinonimo di dominio e si sfruttamento
dei dominati per aumentare la ricchezza e il potere dei dominanti. Ancora oggi
dopo decenni di retorica sull’uguaglianza dei sessi, le donne sono
inferiorizzate e persino l’OCSE riconosce che percepiscono in media 40% meno di
salario degli uomini e hanno meno chances di accedere alle categorie
professionali più elevate. Questa inferiorizzazione riguarda tutti i dominati,
c’è così riproduzione costante della gerarchizzazione sociale.
Il capitalismo riproduce le guerre perché è occasione
di profitti sia con la conquista dei territori e delle ricchezze dei vinti, sia
dopo con la ricostruzione (vedi dopo).
Non a caso la riproduzione delle guerre si combina con
l’aumento costante della ricchezza di pochi e sempre più la povertà di sempre
più numerose persone.
Come accennato dopo anche tutta la storia di Genova,
contrariamente al racconto della Superba, è storia di guerre fra pseudo-nobili
che erano pirati e accumularono enormi ricchezze attraverso le crociate, cioè
il colonialismo e la tratta degli schiavi che erano i ricchi dei territori
colonizzati.
Una ricchissima letteratura sulla storia antica, come
sul medioevo, la modernità e l’epoca contemporanea, è stata scritta da autori
che hanno studiato in particolare le guerre (basti pensare a Tucidide,
Posidonio, Polibio e poi anche i contemporanei Clausewitz e tanti altri). Lo
stesso vale per ciò che si è sempre creato a fianco dei conflitti armati (vedi
Veyne in particolare); si pensi anche alle “rivolte servili” degli schiavi in
Sicilia e a Roma, cioè alle resistenze.[1] Ma
come ha suggerito Foucault la guerra non è la continuazione della politica
(come teorizzava Clausewitz): “il potere è la guerra, la guerra continuata con
altri mezzi”, c’è sempre continuum delle guerre anche all’interno di ogni paese
e -soprattutto negli ultimi 40 anni- c’è conversione poliziesca del militare e
conversione militare del poliziesco (vedi infra).
Ma tutti i dominanti hanno sempre preteso di essere
per la pace, addossando sempre agli altri la responsabilità di scatenare la
guerra (vedi il libro di Anne Morelli[2]).
E come diceva Tacito a proposito della guerra in Gallia: “hanno fatto un
deserto e l’hanno chiamato pace” (frase che divento uno degli slogan delle
mobilitazioni contro la guerra statunitense in Vietnam.
Nel trionfo dell’ipocrisia non sono mancati i Nobel
per la pace accordati a responsabili di guerre; per esempio Kissinger, uno dei
mandanti del colpo di stato in Cile o il Nobel alla stessa Unione europea “per
aver salvaguardato la pace dal 1945” mentre ha di fatto aizzato la guerra nei
Balcani e la tragedia della pulizia etnica nella ex-Jugoslavia oltre ad altre
guerre in Africa, Asia e America Latina spesso a fianco degli Stati Uniti e
della Nato (ci veda il recente importante libro di Angelo Baracca, La Nato e i
ministeri d’Italia, Left, 2023).
I paesi europei (Inghilterra, Spagna, Portogallo,
Francia e Germania ma anche l’Italia, dopo gli Stati Uniti e il Giappone sono
stati i primi responsabili delle guerre che si sono succedute dalle prime
crociate al colonialismo feroce del XIX e XX secolo -fra cui il colonialismo
italiano: vedi importante video-documentario al link in nota[3]–
sino al neocolonialismo di oggi. Ricordiamo che il giuramento dei pseudo-nobili
genovesi per la prima crociata si svolse nella chiesa di San Siro nel 1099.
Questi dominanti accumularono enormi ricchezze grazie alla rapina delle risorse
delle terre colonizzate e grazie alla tratta degli schiavi (scelti fra persone
di famiglie ricche e quindi in grado di pagare ingenti somme per il loro
riscatto dalla schiavitù).
Lo stesso fecero tutti i dominanti degli altri paesi
europei così come poi Stati Uniti e Giappone.
Le guerre sono sempre state il mezzo per accumulare
ricchezze non solo ai danni dei paesi sconfitti, ma anche a danno della
popolazione dei paesi guerrafondai. I costi umani ed economici delle guerre
sono sempre stati pagati dai vinti e dai dominati nei paesi vincitori.
E dopo le guerre la cosiddetta ricostruzione e lo
sviluppo economico sono sempre stati l’occasione di nuovi ingenti profitti a
beneficio dei dominanti.
I paesi in guerra sono sempre stati trasformati
attraverso la militarizzazione pervasiva totale: gli uomini sono stati
obbligati a uccidere e farsi uccidere al fronte (come carne da macello), le
donne sono state destinate a rimpiazzare gli uomini nelle fabbriche; tutti i
regimi totalitari e in particolare il fascismo e il nazismo hanno esasperato
questo processo (con anche la militarizzazione delle scolaresche e dei giovani,
un’esasperazione violenta di quanto già aveva auspicato De Amicis[4]).
Con la creazione degli stati-nazione e quindi delle
frontiere s’è accentuata ancora di più l’istigazione della opinione pubblica
contro il nemico di turno designato come responsabile di tutti i mali, l’autore
delle più esasperate atrocità. La definizione del nemico contro cui il popolo è
chiamato a unirsi ai dominanti del proprio paese, accettando tutti i costi
umani e materiali, è da sempre l’elemento fondante della coesione nazionale. Il
nazionalismo è così stato il cemento delle imprese coloniali contro popoli
designati come “barbari”, “incivili”, e persino minacce del progresso della
civiltà (ricordiamo che Cristoforo Colombo per giustificare il genocidio dei nativi
delle Americhe diceva che erano animali senza anima ma pericolosi perché
avevano “sembianze umane”).
Il nazismo approda al massimo sviluppo dell’ideologia
nazionalista mescolandola con quella razzista e l’obiettivo dello sterminio
delle razze non ariane (in cui agli ebrei sommarono anche i Rom, i “diversi” in
tutti i sensi e gli antagonisti anarchici, comunisti, socialisti o anche
semplici liberal-democratici e cristiani pacifisti).
Il trionfo delle lobby militari
Lo sviluppo capitalista ha fatto diventare l’industria
militare un settore sempre più importante dei paesi dominanti. E’ emersa così
la lobby militare per opera sia degli imprenditori di questa industria, sia dei
vertici militari e delle polizie, sia delle banche e gruppi finanziari che vi investono.
Gran parte delle industrie metalmeccaniche e siderurgiche è trasformato in
industria militare (a questo si deve la fortuna anche delle grandi marche
automobilistiche europee fra le quali la Fiat degli Agnelli).
Ovviamente i profitti di questa lobby corrispondono
solo al consumo degli armamenti; quindi è essenziale la riproduzione delle
guerre e fomentarle diventa l’opera abituale di tutta la coorte di sostenitori
di queste lobby.
Con l’ultima grande trasformazione dell’economia
mondiale e locale (cioè la cosiddetta controrivoluzione liberista che trionfa
soprattutto con l’inizio degli anni ’80), queste lobby hanno aumentato a
dismisura il loro peso poiché si sono intrecciate con le altre lobby fra le
quali quelle della produzione di energia (carbone, petrolio, gas ed
elettricità, centrali nucleari), quelle delle nuove tecnologie sempre più
sofisticate e quelle finanziarie, tutte sostenute dalla maggioranza dei media
(tv, giornali e ora anche social network, oltre che dai vari videogiochi di
guerra diffusi su internet per ragazzini e adulti). Questo intreccio di lobby
ha conquistato una capacità di influenza pervasiva gigantesca arrivando a
controllare tutti i campi di ricerca scientifica per sfruttarne i risultati
alfine di sviluppare innovazioni negli armamenti, nei dispositivi militari.
Tutte le scoperte scientifiche e invenzioni che si riversano nelle nuove
tecnologie e sono poi trasformate in prodotti di largo consumo (come per
esempio i telefonini, i sistemi di allarme nelle abitazioni, le smart house e
le smart cities ecc.) sono prima usati per i dispositivi militari (e questo
vale anche per le droghe). Una gran parte dei finanziamenti europei per la
ricerca (programma Horizon) è conferito ai gruppi di ricerca che lavorano per
l’industria militare, per i ministeri della difesa e dell’interno dei vari
paesi europei.
Non solo, la diffusione dei dispositivi di controllo e
spionaggio per la repressione è in continuo crescendo! Tutte le città, le
imprese, i centri commerciali e i supermercati e persino le scuole e le
università oltre a tutti i luoghi pubblici e para-pubblici sono infestati dalla
videosorveglianza. Lo sviluppo delle nuove tecnologie della cosiddetta IA
(Intelligenza Artificiale) permettono ora non solo la registrazione delle
conversazioni in strada, ma anche il riconoscimento faciale e le schedature di
massa. Si approda così a uno stato di polizia “postmoderno”[5],
una tecno-polizia pervasiva al punto che persino tanti genitori se ne avvalgono
per sorvegliare i figli![6] Questa
esasperazione dei cosiddetti controlli postmoderni è già sperimentata e in
funzione in diversi paesi e si prospetta così un mondo di iper-sorveglianza di
massa e quindi di esasperazione del sospetto nei confronti di tutti (vedi
video-documentario La società della sorveglianza totale. 7 miliardi di sospetti
clicca il link in nota[7]).
Per questo cresce il bisogno delle cosiddette “terre
rare” (fra cui il cobalto, il litio ecc.) che quindi sono prese di mira da
queste lobby dei paesi dominanti attraverso un neocolonialismo che provoca
devastazioni e neo-schiavitù nei paesi dove si trovano queste risorse (per
esempio il Congo che non a caso vive da oltre 10 anni in una guerra atroce che
miete milioni di morti). E per questo i paesi dominanti dislocano dappertutto
le loro cosiddette “missioni militari” che pretendono essere “missioni di pace”
mentre sono nei fatti missioni militari neocoloniali.
Anche l’Italia è impegnata in ben 10 missioni militari
in “ambito NATO”, 12 in ambito Unione Europea e 7 in quello ONU (per
avere un’idea della logica guerrafondaia di queste missioni si legga il testo
al link in nota[8]). Quanto
costano? Cosa guadagnano i cittadini italiani che pagano le tasse da queste
missioni militari all’estero? Una cosa è certa e sfacciata: esse servono alle
multinazionali italiane che hanno investimenti e imprese nei paesi di queste
missioni; tanti documenti lo provano, per esempio in Libia è per proteggere i
siti petroliferi dell’ENI, in Iraq lo stesso, in Niger per la concorrenza con
la Francia nell’accaparramento delle “terre rare” e in generale a supporto del
commercio italiano degli armamenti e sistemi d’arma che Leonardo produce come
subappaltatore della produzione statunitense.
I cittadini italiani non hanno alcun beneficio da
queste spese, ma anzi tagli alla sanità, alle scuole, alla ricerca, ai servizi
sociali. Un’attenta analisi della spesa militare in Italia è fornita dal
prezioso Osservatorio Mil€x (vedi testo al link in nota[9]).
Col 2023 l’aumento varato dall’attuale governo è di oltre 800 milioni, si
passa infatti dai 25,7 miliardi previsionali del 2022 ai 26,5 miliardi stimati
per il prossimo anno. E per questo c’è unanimità fra le destre e il PD, il cui
ex-ministro della difesa -Guerini- perora di aumentare la spesa a 38 miliardi,
obiettivo condiviso dall’attuale ministro Crosetto, già lobbista dell’industria
militare: il passato governo si era infatti distinto per lo zelo in questo
campo e l’attuale governo persegue mirando a fare di più[10].
L’opinione pubblica non è stata minimamente presa in
considerazione: il sondaggio di Swg di metà gennaio 2023 mostra che
il 55 per cento degli italiani intervistati si dichiara contrario all’aumento
del 2% del PIL delle spese militari e favorevoli a una forte tassazione degli
extraprofitti di guerra (vedi link[11]).
Non solo, ancora più flagrante è che l’aumento per le spese militari e per le
spese per le polizie e la cosiddetta “sicurezza” avviene mentre diminuisce la
spesa per la sanità, le scuole, l’università e la ricerca e i servizi sociali.
Nonostante la pandemia da Covid abbia dimostrato che
l’enorme quantità di morti sia stata dovuta a una sanità semi-smantellata, non
c’è stato nessun nuovo investimento nella sanità pubblica, mentre si favorisce
il boom dell’industria farmaceutica e della sanità privata. Come scrive anche
la Corte dei Conti: “Nessun altro grande Paese Ue spende così poco in rapporto
al PIL” (vedi rapporto della CdC al link[12]).
Di fatto, tutti gli impegni di spesa stabiliti
dall’attuale governo neofascista hanno subito riduzioni tranne quelli per il
settore militare e per le polizie (vedi l’analisi dettagliata al link[13]).
In particolare la finanziaria varata dal governo non
prevede l’aumento dei fondi per la sicurezza sui posti di lavoro (nonostante
l’alto numero di morti e di incidenti e la diffusione di malattie mortali); non
investe sulle scuole neanche per l’edilizia scolastica, spesso in grave
degrado, e i livelli essenziali delle prestazioni. Non prevede riduzione delle
tasse universitarie né tantomeno la gratuità; non prevede un reddito di
formazione né il rilancio della ricerca che oggi costringe tanti bravi giovani
ricercatori a emigrare. A fronte di una situazione dell’ambiente che vede
l’Italia come il paese più inquinato e ad alto rischio di disastri ambientali
oltre che di malattie dovute a contaminazioni tossiche diffuse in tutto il territorio
e in tutti gli ambienti (anche nelle scuole), il governo prevede ben poco; anzi
ignora che la maggioranza dei decessi sono dovuti a malattie provocate da tali
contaminazioni (vedi libro scaricabile gratuitamente al link in nota[14]).
Invece il governo pretende rilanciare ancora spese ingenti per grandi opere di
cui scientificamente si conosce la loro inutilità, dannosità e quindi lo spreco
di danaro pubblico. E’ il caso non solo della TAV Torino-Lione, delle grandi
opere previste a Genova e ora anche il Ponte sullo stretto che qualcuno ha
persino l’ardire di dire che è indispensabile per la valorizzazione del ruolo
strategico-militare delle forze armate USA in Sicilia.[15] Invece
non si prevede l’indispensabile aumento al 7% sul PIL della spesa per la
sanità pubblica, dei fondi per la non autosufficienza dei disabili e le
politiche sociali e in particolare per aumentare la prevenzione della
tossicodipendenza, l’assistenza alle persone affette da disagio psichico e ai
poveri, tutti soggetti spesso trattati con modalità repressive, cioè destinati
al carcere[16].
Come scrivevano anche classici esperti delle questioni
militari, quando un paese aumenta le spese militari e si dota persino di armamenti
offensivi, inevitabilmente è spinto a diventare guerrafondaio e
neocolonialista. E quando un paese aumenta le spese per le polizie e per la
cosiddetta sicurezza anziché quelle della prevenzione sociale, inevitabilmente
produce più carcerazione e rialimenta il disagio sociale dei marginali (così
questo aumento “giustifica” l’aumento delle spese per le polizie e la sicurezza
-vedi videosorveglianza dappertutto -vedi nota 12).
Perché l’Italia sta ridiventando la principale base
militare degli Stati Uniti
Sin dalla più lontana antichità il dominio nello
spazio mediterraneo ha sempre avuto la necessità di appropriarsi della
posizione geostrategica delle isole e penisole, in particolare della Sicilia e
della penisola italiana (è il principio essenziale della strategia della
potenza sul mare -sea power di A.T. Mahan)[17].
Solo dopo aver conquistato la Sicilia e dopo aver forgiato la loro potenza sul mare
i Romani poterono sconfiggere Cartagine. E la storia s’è ripetuta: da dopo le
crociate sino alla 2a guerra mondiale. Le potenze marittime in Mediterraneo
hanno sempre puntato ad accaparrarsi il controllo della Sicilia (oltre Malta e
Cipro) e dell’Italia. Garibaldi poté sbarcare a Marsala grazie al sostegno
della marina militare inglese[18] che
allora controllava tutto e continuò a farlo sino alla guerra del 1943-45,
lasciando questo ruolo alle forze armate statunitensi.
Già ai tempi della dominazione spagnola le classi
dominanti locali della Sicilia ma anche della penisola italiana si adattarono a
negoziare l’alienazione della posizione strategica del loro territorio (quindi
a rinunciare alla sovranità sino a proclamare la loro sudditanza indefessa) in
cambio dell’autonomia di gestione della società locale: divennero quindi degli
esperti power-brokers (mediatori di potere in senso lato), ruolo che di fatto
ha interpretato sempre la borghesia mafiosa[19] che
non è poi tanto diversa dalle classi dominanti delle altre regioni italiane (è
anche questa la caratteristica saliente dei dominanti genovesi dal Rinascimento
a oggi).
Dopo il 1945 il dominio del Mediterraneo è diventato
statunitense. La divisione del mondo in due blocchi (a seguito dell’accordo di
Yalta fra Churchill, Roosvelt e Stalin) impose che l’Italia -paese sconfitto e
sottoposto a diverse sanzioni- dovesse collocarsi nel campo dominato dagli
Stati Uniti assurti a prima potenza mondiale. Data l’importanza strategica
della Sicilia e dell’Italia nell’universo Mediterraneo, sin dalla fine degli
anni ’40 gli Stati Uniti hanno trasformato questi territori nella loro
principale base militare, ancor più importante a seguito della creazione della
NATO (vedi nota 13).
Come scrive persino il giornale della Confindustria
sono oltre 100 le bombe atomiche USA dislocate in Italia,[20] ossia
un numero di gran lunga più alto di quello riguardante il Belgio e la Germania
(ne hanno ciascuno fra 10 e 20). In realtà questa cifra si limita alle sole
basi di Aviano e di Ghedi mentre è risaputo che la più importante base militare
statunitense in Italia è quella di Sigonella con sotterranei di depositi di
armi che si estendono per quasi 40 chilometri (periferia di Catania sino ad
Augusta). A questa base si aggiungono altre più piccole ma importanti e fra
queste il MUOS di Niscemi[21] che
riveste oggi un ruolo cruciale nel dispositivo USA rispetto al teatro militare
che va dal Mediterraneo centrale sino al Medio Oriente e ancora sino al Golfo
Persico.
In altre parole oggi più che mai l’Italia è una base
militare statunitense che in caso di guerra rischia ovviamente di essere
oggetto di attacchi e in caso di guerra atomica rischia l’ecatombe.
Da notare che queste armi nucleari e l’intero
dispositivo di cui sopra sono controllati e possono essere usati esclusivamente
dai militari statunitensi, neanche da quelli della NATO e ancor meno dagli
italiani. Di fatto, tutti i governi italiani hanno sempre accettato supinamente
questa totale alienazione della sovranità nazionale, anzi si sono sempre
schierati come i più zelanti alleati (subalterni) degli Stati Uniti.
Purtroppo gli auspici dei costituenti che scrissero la
Carta Costituzionale e anche quelli dei firmatari del manifesto di Ventotene
per l’Europa (Spinelli e altri) sono stati vani. L’Italia non ha mai osato
reclamare il diritto all’effettiva indipendenza come Stato che “ripudia la
guerra” e mira solo alla pace e quindi a una difesa militare che dovrebbe
essere puramente difensiva (il che esclude apriori armi e sistema di arma
offensivi quali gli aerei da caccia, portaerei ecc., non si impegna in missioni
militari all’estero salvo missioni ONU di soccorso in caso di catastrofi).[22]
Ma questi aspetti non sono mai stai sottoposti a
referendum. Ricordiamo che negli anni ’60 e dopo, i cattolici pacifisti come
tutta la sinistra contro le guerre e per la pace non hanno mai potuto far
valere la loro opinione.
Il discorso dominante e persino con il massimo
accanimento è sempre stato a sostegno della Nato e degli USA, declamati come i
“salvatori dell’Italia” dopo la guerra, l’esempio di “democrazia e benessere”,
il modello da sogno di felicità.
Tutto ciò nonostante sia noto -ma non alla maggioranza
della popolazione e ancor meno ai giovani- che i servizi segreti degli Stati
Uniti, gran parte dei loro colleghi italiani e la loro manovalanza fascista
sono responsabili delle più atroci stragi in particolare dal 1969 sino
all’inizio degli anni ’90 (fra le più note: strage di p.za Fontana, l’Italicus,
la stazione di Bologna, Brescia). E’ noto -ma sempre ai pochi ben documentati-
che questa strategia stragista statunitense ha avuto sempre il preciso
obiettivo di vietare all’Italia scelte politiche in dissenso con quelle degli
USA, e l’ostilità persino ai tentativi di relativa autonomizzazione che una
parte dei governanti italiani ha cercato di conquistare (pagando anche con la
vita com’è nel caso di Moro, che DC e PCI non vollero salvare anche su forte
pressione statunitense).
A tutto ciò bisogna aggiungere che il dispositivo
militare statunitense e italiano è fonte di grave inquinamento che genera
cancro (da radioattività e uranio impoverito di cui sono morti centinaia di
soldati oltre ai civili contaminati). Si pensi al caso sconcertante del
poligono di Quirra e delle cosiddette servitù militari in Sardegna, oltre alla
diffusione di cancro nella zona MUOS, dove le proteste della popolazione locale
sono oggetto di brutale repressione[23].
La pervasività del discorso sulla guerra
La propaganda bellica di oggi (cioè del contesto del
cosiddetto neoliberismo) non è solo quella inculcata ai militari di
professione,[24] ma
spesso anche agli operatori delle polizie mirante a forgiare l’aggressività se
non la ferocia contro il nemico di turno (la/il terrorista pseudo-islamista,
la/il presunta/o terrorista dell’estrema sinistra o delle lotte ecologiste,
la/il presunta/o immigrata/o o rom delinquente o persino il marginale tout
court -vedi libri citati alla nota 12).
E come segnala Antonio Mazzeo, il governo Meloni con
il suo zelante militarista ministro della difesa Crosetto, si impegna a
promuovere la cultura della difesa che già avevano lanciato i ministri PD
Minniti, Pinotti e Guerini anche nelle scuole (vedi articolo al link in nota[25]).
Oggi la pervasività del discorso bellico passa anche a
livello micro-sociologico, a cominciare dall’incitamento ad acquisire un
profilo dominante: si pensi alla pubblicità in cui si vede un uomo aitante (in
questo caso non può essere una donna perché si inneggia al dominio maschile punto)
che sale su un SUV e dice: “Ah finalmente posso guardare tutto e tutti
dall’alto in basso”. E si pensi a quella pubblicità in cui sempre un uomo
aitante arriva con una spider rossa fiammante scende, apre il cofano dietro e
fa scendere una famosa show girl. Il messaggio di queste due pubblicità flash
(fra altre) non c’è bisogno che sia esplicito: si punta a spingere chi le vede
a pensare “e per avere questo cosa ci vuole?” Non ci può certo arrivare il
semplice lavoratore col magro salario che guadagna. Allora come fare? O tentare
di diventare criminale per esempio mettendosi a spacciare droga … ma quasi
sempre si finisce in galera appena si comincia. Oppure seguire altre pubblicità
o messaggi nascosti sui social network che dicono: “Se vuoi guadagnare di più
non devi avere riguardo per nessuno -tranne per i tuoi capi- e anzi dimostrare
a questi che sei capace anche di calpestare il tuo collega e persino tuo
fratello, per affermare la tua superiorità; la competizione per vincere è la
chiave del successo per diventare dominante degli altri che sono dominati
perché non sono capaci di essere dominanti”! In un contesto di profonda
disgregazione economica, sociale, culturale e politica quale quella che s’è
scatenata senza fermarsi da almeno 40 anni, prevale ormai l’atomizzazione,
l’ultra-individualismo, l’accanimento per difendersi e per primeggiare a tutti
i costi e contro tutto e tutti, sino all’odio per chiunque; quindi l’incapacità
di convivialità, di solidarietà, di slanci di simpatia se non di amore per gli
altri: la negazione dell’umanità.
Questa è la caratteristica saliente della società
liberista di oggi, una realtà in cui non c’è da stupirsi difronte non solo al
banale bullismo fra alunni, ma alle cosiddette bande giovanili e poi agli
aspiranti contractors, cioè i mercenari pronti a farsi reclutare per
qualsivoglia teatro di guerra in giro per il mondo non solo per guadagnare
tanto anche a rischio di morire, ma per provare l’ebrezza di torturare e di
uccidere (e non mancano i film e videogiochi che incitano a questo).
In una intervista degli anni settanta Pier Paolo
Pasolini disse: “Occorre denunciare la mutazione antropologica, il genocidio
culturale di una nazione che avviene sotto gli occhi passivi di un popolo
venduto anima e corpo al consumismo più spietato”. (…) Aggiungiamo, oggi si
incita non solo al consumo, all’uso e abuso di ogni sorta di merce e gadget, ma
anche di “pillole” ideologiche di liberismo che aizza alla ferocia per dominare
l’altro, per far soldi a tutti i costi e quindi a spezzo di tutto e di tutti.
Sulla guerra in Ucraina
E’ indiscutibile che all’inizio del 2022 la Russia di
Putin abbia lanciato un attacco militare all’Ucraina probabilmente
nell’illusione di una cosiddetta “guerra-lampo”. La giustificazione addotta da
Putin è che da anni l’Ucraina praticava un dominio brutale sulla popolazione
russa che vive in una parte di questo paese e che la Russia ha il diritto di
riannettere i pezzi dell’Ucraina che le appartengono. Ma, questa
giustificazione non può legittimare l’attacco scatenato dalla Russia di cui è
vittima la popolazione ucraina. E’ risaputo che il discorso di Putin è
un’aberrante inneggio all’impero russo del XIX secolo (un po’ alla stregua del
delirio di Mussolini che inneggiava all’impero romano e alla superiorità italica).
Allo stesso tempo, come era ben prevedibile, gli Stati
Uniti hanno subito approfittato della ghiotta occasione per alimentare proprio
nel centro dell’Europa lo scontro con il duplice intento: a) di spingere i
paesi europei -sin allora recalcitranti- a lanciarsi anch’essi nella nuova
corsa agli investimenti militari; e b) di provare a destabilizzare pesantemente
se non far soccombere il regime di Putin (che ha alquanto “infastidito” il
gioco statunitense nella guerra in Siria ma anche in altre realtà africane e
dell’America Latina). Di fatto si ha una guerra fra USA e Unione europea contro
la Russia di Putin condotta per procura dal regime ucraino. Anziché mobilitarsi
per approdare a negoziati di pace, i paesi europei sono diventati quasi più
zelanti degli USA inviando sempre più finanziamenti e armamenti al regime
ucraino[26].
Da allora il corso della guerra è diventato quello
della corsa agli armamenti, il trionfo delle lobby militari-poliziesche
statunitensi, europee e russe, con non solo sempre più armi all’Ucraina ma
anche agli altri paesi vicini e a paesi che sin allora erano di fatto al di
fuori da tale dinamica (vedi per esempio la Norvegia). In questo aumento del
mercato delle armi non mancano truffatori che traggono lauti guadagni (vedi
nota[27]).
Da notare anche l’escalation dei contingenti di mercenari ben noti e altri in
parte del tutto camuffati. Da allora di fatto la popolazione che vive in
Ucraina è diventata carne da macello (e a questa sorte sono condannati anche i
militari ucraini e russi).
In altre parole, a totale sprezzo della vita della
popolazione, la guerra in Ucraina è diventata una gigantesca speculazione delle
lobby militari.
La possibilità di una tregua e quindi di un negoziato
di pace è stata sinora ignorata. L’Unione europea s’è irretita nella corsa al
mercato delle armi e tanti paesi europei come anche gli USA puntano a fare
profitti nella futura ricostruzione postbellica dell’Ucraina.
In termini astrattamente militari, Stati Uniti e paesi
Nato avrebbero potuto subito intervenire a difesa del territorio ucraino con
anche truppe a terra. Ma ovviamente non l’hanno voluto fare perché nessuno di
questi paesi vuole infognarsi in un conflitto che rischia l’escalation
addirittura sino alla guerra nucleare. Al contrario, le lobby militari
guadagnano di più nell’eternizzare l’attuale guerra, ovviamente a sprezzo
totale della popolazione che vive su tale territorio.
Siamo quindi di fronte a una nuova riproduzione di una
guerra che diventa permanente così come aveva proclamato il primo Bush
inaugurando l’era bellica liberista.
Sono almeno 23 le guerre “ad alta intensità” (cioè
anche con armamenti pesanti) fra questi in Siria, Yemen, Sud
Sudan, Repubblica Centrafricana, nord del Mozambico, Nord Kivu e Ituri della
Repubblica democratica del Congo, Tigray in Etiopia nonché ancora in Iraq,
Ucraina, Nigeria, oltre alla perenne guerra israeliana contro il popolo
palestinese, quella turca contro i Kurdi, e altri ancora[28]:
E tutti i paesi produttori e mercanti di armi non
lesinano mai di alimentare queste guerre (vedi per esempio il sostegno europeo
e statunitense a Erdogan che non smette di perseguire il genocidio del popolo
curdo[29].
Il continuum delle guerre
Il continuum delle guerre si materializza anche
all’interno degli stessi paesi dominanti, con la guerra contro i migranti fatti
morire nelle frontiere marittime e terrestri (la tanatopolitica liberista) e
contro i rom, i marginali e i presunti sovversivi che si ribellano a grandi
opere e a disastri sanitari, ambientali ed economici[30].
E si materializza nella guerra sicuritaria contro i migranti, i marginali, i
presunti sovversivi in nome di una sicurezza che non tutela affatto i cittadini
spesso vittime delle vere insicurezze ignorate (disastri sanitari, ambientali
ed economici fra cui precariato, lavoro nero, supersfruttamento violento). Ma
le polizie non proteggono la popolazione rispetto a queste insicurezze di cui
sono sfacciatamente responsabili proprietari di industrie e governanti locali e
nazionali[31].
E abbiamo visto che rispetto ai migranti prevale la logica del far morire e
lasciar morire, cioè la tanatopolitica fascista o di una sorta di “fascismo
democratico” (un governo che in realtà ha i voti del solo 27% degli aventi
diritto[32]).
Conclusioni
La resistenza contro la riproduzione continua delle
guerre non può che essere sempre lotta per la pace; da sempre è così che
l’umanità sopravvive. Questa lotta passa innanzitutto nel ricostruire
convivialità e socialità e riguarda anche i comportamenti quotidiani, la
ricerca continua delle soluzioni pacifiche così come le precauzioni contro i
rischi di disastri sanitari, ambientali ed economici. Non si tratta affatto di
resilienza intesa in termini psicologizzanti/individualisti, ma di resistenza
collettiva e agire comune contro chi è responsabile di tali disastri[33].
Il rischio di un’ulteriore escalation dell’attuale
guerra russa contro l’Ucraina resta alto e nulla può escludere che diventi un
rischio di guerra atomica (anche se l’eventualità di bombe nucleari di raggio
relativamente limitato -200 kmq?- è più verosimile). Come dicono alcuni esperti
militari di vari paesi, è evidente che la Russia non si ferma senza la garanzia
di aver conquistato obiettivi validi (Crimea, Donbass, Mariupol, Odessa ??? più
che il resto). Intanto la carneficina aumenterà. L’ipotesi di una mediazione
cinese non è ancora verificata e non sfugge l’esasperazione del bellicismo sia
da parte di Putin che da parte USA ed europea per andare ai negoziati col
massimo peso.
L’ONU è ormai un’istituzione quasi del tutto svuotata
da ogni possibilità di agire sulla scena che le compete. È perciò illusorio
pensare che possa essere accettata una pace con una forza ONU di interposizione
fra la Russia e l’Ucraina (cosa che forse sarebbe stata possibile se i paesi
europei avessero sostenuto subito un accordo di pace accettabile per entrambi
le parti).
Intanto constatiamo che le autorità italiane si
preoccupano soprattutto di vendere armi, di attuare la scelta di “far morire e
lasciar morire i migranti e di perseguire il corso verso il “fascismo
democratico”[34].
Appare più che mai evidente che solo una grande
mobilitazione popolare internazionale per la pace (come ci fu per il Vietnam),
contro tutte le forze che alimentano i conflitti, per il disarmo, per il
neutralismo, potrà fermare questa carneficina in Ucraina, come negli altri
paesi fra i quali la Palestina.
Note:
* https://unige-it.academia.edu/SalvatorePalidda/CurriculumVitae
[1] Vedi in particolare i testi e video-conferenze di Luciano Canfora fra
cui https://www.youtube.com/watch?v=pRxDmXD7Pg4 e di Paul Veyne, Il
pane e il circo, e L’ impero greco romano. Le radici
del mondo globale; e anche: https://www.labottegadelbarbieri.org/protesta-e-integrazione-nella-roma-antica/; https://www.academia.edu/317488/Rivolte_servili_e_spettacolarizzazione_della_violenza.
[2] https://www.futura-editrice.it/prodotto/principi-elementari-della-propaganda-di-guerra/
[3] https://www.youtube.com/watch?v=2IlB7IP4hys&t=1062s
[4] Vedi La vita militare, Milano, Treves, 1880; in questo
libro De Amicis teorizza anche il “matriottismo italiano” (poiché, dopo la
rivoluzione francese del 1789 e ancor di più dopo la Comune di Parigi del 1871,
il lemma “patria” (come “nazione”) era considerato sovversivo rispetto al reame
dei Savoia
[5] Vedi “Strategie d’infiltrazione della sorveglianza biometrica nelle
nostre città e nostre vite” qui https://www.osservatoriorepressione.info/strategie-dinfiltrazione-della-sorveglianza-biometrica-nelle-nostre-citta-nostre-vite/ e anche http://effimera.org/tag/capitalismo-di-sorveglianza/
[6] La ricerca di Médiamétrie in Francia del febbraio 2020,
mostra che 24% dei genitori francesi avrebbero utilizzato dei «dispositivi di
spionaggio», all’insaputo dei figli pee sorvegliarli (vedi articolo Le
parent moderne est-il un obsédé de la surveillance? https://www.lemonde.fr/m-perso/article/2023/02/11/le-parent-moderne-est-il-un-obsede-de-la-surveillance_6161427_4497916.html
[7] https://www.youtube.com/watch?v=4y7TVTIkNRo
[8] https://www.analisidifesa.it/2022/07/missioni-allestero-aumentano-gli-impegni-per-le-forze-armate-italiane/
[9] https://www.milex.org/2022/12/02/spese-militari-italiane-aumento-anche-2023/
[10] Vedi qui : https://www.corriere.it/esteri/23_febbraio_16/nato-piu-munizioni-l-ucraina-lavrov-l-occidente-punto-non-ritorno-78d5ca52-add4-11ed-be01-4ad1caac0110.shtml
[11] https://sbilanciamoci.info/gli-italiani-contrari-allaumento-delle-spese-militari/
[12] https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/02/05/sanita-il-covid-non-e-bastato-nessun-altro-big-ue-spende-cosi-poco/6951150/ e qui il rapporto della Corte
dei Conti: https://www.corteconti.it/Download?id=f3537856-4e2f-47c4-9ba4-443f812313f5
[13] https://sbilanciamoci.info/la-controfinanziaria-2022-di-sbilanciamoci-2/
[14] https://www.academia.edu/49066860/Resistenze_ai_disastri_sanitari_ambientali_ed_economici_nel_Mediterraneo e si veda anche libro https://www.meltemieditore.it/catalogo/polizie-sicurezza-e-insicurezze/
[15] http://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2022/12/il-ponte-sullo-stretto-come-il-muos-di.html
[16] Vedi libro https://www.meltemieditore.it/catalogo/polizie-sicurezza-e-insicurezze/ (e prima Polizia
postmoderna, Feltrinelli, 2000)
[17] Ho scritto su questi aspetti nella mia tesi di laurea dell’EHESS di
Parigi (“Le role géostratégique de la Sicile (passé et present)” 1984, e poi
nella mia tesi di dottorato sempre all’EHESS di Parigi a fine anni ‘90 (una
ricerca di sociologia storica sulla formazione dello stato in Italia sin dal
Rinascimento in particolare attraverso gli aspetti militari e di polizia
(sintesi qui: https://www.researchgate.net/publication/318642065_L%27anamorphose_de_l%27Etat-Nation_le_cas_italien) e L’evoluzione della
politica di difesa in Italia, “Il Ponte”, XLI, 3, 87-109; si vedano anche
nei miei libri sulle polizie del 2000 e del 2021 (vedi nota 12) oltre che in
quelli sulle migrazioni (in particolare Mobilità umane, 2008).
[18] Vedi Elio Di Piazza, “Il mito di Garibaldi nel ritratto di Rodney
Mundy”
[19] “La mafia un power-broker”, https://www.lavoroculturale.org/la-mafia-dimenticata/salvatore-palidda/2019/
[20] https://www.ilsole24ore.com/art/nucleare-italia-oltre-100-ordigni-usa-ecco-dove-sono-stati-dislocati-AEp5NH2B
[21] https://www.nomuos.info e https://www.nomuos.org e scritti su http://antoniomazzeoblog.blogspot.com
[22] Ricordiamo che l’Italia continua a violare l’art.11 della
Costituzione dotandosi di armamenti offensivi, ospitando sul suo territorio
armi nucleari e dispositivi impiegati in guerre e rilanciando missioni militari
all’estero che di fatto sono partecipazioni alle guerre permanenti. L’art. 11
della Costituzione prevede solo una difesa-difensiva … quindi di fatto
prescrive la neutralità.
[23] Vedi capitoli di Antonio Mazzeo e di Luca Manunza nel libro
scaricabile gratuitamente al link citato alla nota 10
[24] Sulla pervasività della guerra vedi in particolare Conflict,
Security and the Reshaping of Society: The Civilisation of War, Routledge,
2010, scaricabile gratuitamente da qui:
http://www.oapen.org/search?identifier=391032
[25] “La ‘Cultura della Difesa’ che Crosetto e il governo Meloni
promuovono
seguendo la
scia aperta dai Minniti, Pinotti e Guerini” di A. Mazzeo : https://pagineesteri.it/2023/03/07/mediterraneo/analisi-la-cultura-della-difesa-no-non-e-cosa-di-crosetto-e-bipartisan/
[26] In Italia alcuni hanno giustificato l’invio delle armi dicendo che
per fortuna la Resistenza italiana antifascista e antinazista aveva ricevuto
armi e viveri dagli angloamericani. A parte il fatto che questi aiuti sono
stati scarsi e talvolta negati con la scusa di “non dare armi ai comunisti e ai
socialisti e agli anarchici”, nel caso dell’Ucraina si danno armi al regime di
Zelensky e non alla resistenza antifascista contro l’invasore russo.
[27] Lighthouse Reports ha rivelato che un broker di armi
estone si sia intascato due milioni di euro a spese dell’Ucraina. Il
commerciante di armi Bristol Trust OÜ, con base in Estonia, è arrivato a
chiedere una commissione pari a quasi un terzo del valore di una spedizione di
armamenti anti-carro destinati all’esercito ucraino: https://www.lighthousereports.nl/investigation/war-profiteers/
[28] https://www.agensir.it/mondo/2022/04/15/un-mondo-senza-pace-almeno-23-conflitti-ad-alta-intensita/; https://www.remocontro.it/2023/01/07/i-punti-caldi-del-pianeta-dove-possono-scoppiare-le-guerre-2023/
[29] Vedi i militanti curdi chiedono al Parlamento europeo il ritiro del
Pkk dalla lista Ue dei terroristi: https://www.eunews.it/2023/02/15/interrotti-i-lavori-al-parlamento-europeo-militanti-curdi-chiedono-il-ritiro-del-pkk-dalla-lista-ue-dei-terroristi/
[30] Razzismo democratico: la persecuzione dei rom e degli immigrati in
Europa, Milan: AgenziaX, 2009. Scaricabile gratuitamente da qui:
http://www.agenziax.it/wp-content/uploads/2013/03/razzismo-democratico.pdf; “Il
cambiamento radicale delle politiche migratorie: dal lasciar vivere al lasciare
morire (dalla biopolitica a sempre più tanatopolitica)”: https://www.scielo.br/scielo.php?script=sci_arttext&pid=S1980-85852021000100033&lng=en&nrm=iso&tlng=it; “Il furore di sfruttare e di
accumulare”: http://effimera.org/il-furore-di-sfruttare-e-di-accumulare; “Continuità e mutamenti nelle
migrazioni in particolare alla frontiera di Ventimiglia, in Altreitalie 56,
2018: https://www.altreitalie.it/pubblicazioni/rivista/n–56/acquista-versione-digitale/continuita-e-mutamenti-delle-migrazioni-nel-confine-tra-litalia-e-la-francia.kl. Vedi anche libri sulle polizie
citati alla nota 12.
[31] Vedi libro https://www.meltemieditore.it/catalogo/polizie-sicurezza-e-insicurezze/
[32] “Far morire, lasciar morire: la scelta tanatopolitica del governo
Meloni e dei suoi ministri”: http://effimera.org/far-morire-lasciar-morire-la-scelta-tanatopolitica-del-governo-meloni-e-dei-suoi-ministri
[33] Vedi anche “Il trionfo della “post-politica a prescindere da ogni
ideologia” e dell’anomia politica liberista (l’astensionismo di massa / sul
processo della deriva a destra in Italia)” https://www.pressenza.com/it/2022/09/il-trionfo-della-post-politica-e-dellanomia-liberista-dallastensionismo-alla-deriva-di-destra-in-italia/; “Un po’ di storia della sinistra
in Italia per capire l’attuale congiuntura”: https://www.pressenza.com/it/2022/09/un-po-di-storia-della-sinistra-in-italia-per-capire-lattuale-deriva-a-destra/.
[34] Basti notare che il presidente Matterella riceve al Quirinale il capo
degli emirati arabi, M.me Meloni va ad Abou-Dhabi per firmare contratti per le
armi e probabilmente per togliere lo stop a queste destinate alla guerre contro
lo Yemen, la tragedia di Cutro e il comportamento del ministro Valditara come
di altri ministri -fra altri articoli vedi qui: http://effimera.org/far-morire-lasciar-morire-la-scelta-tanatopolitica-del-governo-meloni-e-dei-suoi-ministri
https://www.osservatoriorepressione.info/la-riproduzione-perenne-delle-guerre/
Nessun commento:
Posta un commento