Ho conosciuto Oyiza in rete il mese scorso, tramite un ragazzo nigeriano in Libia.
Il fratello di questi era in stato di sequestro sempre in Libia, a Sabha,
rapito non da Libici ma da connazionali appartenenti alla mafia
nigeriana.
Avevano chiesto un riscatto di 4mila euro e per accelerare la pratica
avevano sottoposto a tortura il ragazzo, ma la famiglia non aveva questi soldi.
Contattate le autorità libiche locali, queste hanno localizzato il luogo
del sequestro ma si sono dette impossibilitate ad intervenire perché il luogo
del rapimento è situato in una sorta di enclave alla periferia della città di
fatto militarmente in mano alla mafia nigeriana che la usa come punto di scalo
per i nuovi schiavi appena entrati in Libia dal vicino confine con il Niger.
Pertanto il fratello del ragazzo sequestrato aveva chiesto aiuto a più
persone.
Oltre a me, era riuscito a contattare questa ragazza nigeriana in Nigeria
che si occupa di bloccare i conti correnti dei trafficanti.
Ma come?
E così ho chiesto lui di mettermi in contatto con Oyiza e da alcune
settimane ci stiamo scambiando informazioni ed esperienze.
Ed è confermato: Oyiza recupera i conti correnti dove i trafficanti
indicano alle famiglie di versare i soldi dei riscatti, li consegna alla
polizia nigeriana e tramite un tribunale è ora possibile bloccare i conti
bancari di questi trafficanti africani, il più delle volte legati alle mafie
africane e collaboratori delle milizie libiche di Tripoli.
Sono queste mafie infatti la catena di trasmissione che si incarica di
portare sempre nuovi sventurati dai propri paesi fino alla Tripolitania, dove
saranno resi schiavi e venduti.
E così è andata a finire. Il ragazzo nigeriano sotto sequesttro è ora
libero, da quando il conto corrente del trafficante è arrivato sul tavolo della
magistratura nigeriana.
Qui di seguito una conversazione avuta con Oyiza nei giorni scorsi. Oyiza è
una “returnee”, una che è stata in Libia ed ha avuto la fortuna di far ritorno
a casa. Nelle sue parole la migrazione dall’Africa assume i contorni di una
storia completamente diversa rispetto a quella propinata ormai da decenni dalle
agenzie umanitarie del traffico.
<<Sono partita per la Libia nel 2015. La mia destinazione era la
Libia, non avevo alcuna intenzione di andare in Europa attraverso il mare.. La
mia intenzione era di lavorare qualche anno in Libia e ritornare a casa dopo
alcuni anni.
Una volta in Libia mi sono ritrovata in trappola. Prima di partire non
sapevo che la Libia fosse un Paese senza legge. Non ne ero consapevole. Una
volta in trappola ho imparato cosa significhi la violazione dei diritti umani.
Sono finita in una prigione di cui non sapevo nemmeno l’esistenza, senza alcuna
assistenza medica o legale. Tutti i nostri diritti mani venivano violati in
quella prigione, ci picchiavano selvaggiamente.
Ma la volta peggiore è stata quando sono stata rapita dalle milizie. In
quel caso sono stata anche aggredita sessualmente. Sono stata anche picchiata e
minacciata con un coltello. Avevano chiesto alla mia famiglia un riscatto di
500mila Naira (1.000 euro).
Queste sono state le mie esperienze in Libia. E una volta sopravvissuta
alle milizie ho pensato che quello non fosse il Paese dove volevo stare. Volevo
solo tornare a casa e sensibilizzare la mia gente a non andare in Libia, dove
non c'è protezione, non c’è stato di diritto e non c’è rispetto dei diritti
umani.
E quando hai deciso di tornare, come hai potuto farlo? Hai viaggiato via
terra o hai potuto prendere un volo?
Quando ho fatto richiesta di rimpatrio c'erano pochi voli, quindi è stato
molto difficile.
Allora ciò che ho fatto è stato comprare un ETC (Certificato di Viaggio di
Emergenza) dalla mia ambasciata nigeriana a Tripoli. Quindi ho dovuto viaggiare
attraverso il Niger perché non c'erano voli disponibili.
Ho raggiunto la capitale del Niger, Niamey. Sono tornata via terra fino
alla Nigeria.
Com'è stato tornare in Nigeria, cos'hai provato? E cos'hai deciso di fare, una
volta tornata a casa?
Ero felice! Quando sono tornata a casa ero molto felice. Potevo finalmente
dormire senza problemi. Ero molto felice perché sapevo che nessuno avrebbe
potuto più farmi violenza, non avrei dovuto più aver paura di nulla. La
decisione che ho preso è stata di illuminare le persone sui rischi di questo
viaggio. Sono andata all'ufficio del NAPTIP (Agenzia Nazionale per il Contrasto
alla Tratta di Persone), ho spiegato loro cosa avevo attraversato, ho detto loro
che avrei voluto essere volontaria nelle loro campagne.
Da quel momento ho cominciato a fare campagne nei villaggi, presso le
chiese, spiegando alla gente i rischi di viaggiare illegalmente. All'inizio la
gente non mi credeva, mi incolpava di aver fatto la decisione sbagliata
tornando, mi prendevano in giro.
Ma non me ne sono data conto. Ho continuato a parlare, a raccontare e
gradualmente l'anno scorso hanno cominciato a capire. La gente ha cominciato a
chiedere e ad informarsi, in molti hanno cominciato a contattarmi. La gente
finalmente poneva le giuste domande. Quindi penso che la decisione che ho preso
sia bellissima. Perché è inarrestabile.
Il numero di quelli che vanno in Libia si è ridotto. Si è
significativamente ridotto.
Quindi tu pensi che questo sia il risultato di queste campagne per risvegliare
le coscienze?
Sono del tutto convinta che questo sia il risultato di tutte le nostre
campagne. Infatti ogni giorno almeno 4-5 persone mi contattano chiedendo
consigli se sia il caso di andare in Libia. E io li scoraggio. In diverse
località usate come snodi di transito abbiamo i nostri
volontari. Quando vedono potenziali vittime, gli danno informazioni.
"Nel posto dove andrai sarai in pericolo. Meglio se torni a casa". E
loro tornano a casa.
Quindi è certamente il risultato di questa campagna intensiva.
In cosa consiste di fatto oggi la tratta di esseri umani? Pensi che la
migrazione dall'Africa all'Europa oggi possa essere considerato un fenomeno
naturale?
Sai, la maggior parte delle volte in cui chiedo "perché vuoi
emigrare?", la risposta è "per la povertà” e limitate opportunità di
lavoro.
Questa è sempre la solita scusa. Ma non capiscono che l’Africa è una terra
benedetta.
Abbiamo tutto e dobbiamo sopravvivere. Quindi rischiare la vita per un
viaggio di cui non hai certezze, non ne vale la pena. L'unico fenomeno naturale
di cui ti parlano è a causa della povertà. Ma non ne vale la pena, non ne vale
la pena per niente. Migrare dall'Africa all'Europa non è la soluzione ai
problemi che stano affrontando.
Migrare dall'Africa all'Europa attraverso il deserto e il mare non è la
soluzione a questa povertà. La soluzione è sederci tutti insieme, fare girare
le idee, guardare a tutto ciò che abbiamo e come trarne profitto.
Quindi quando mi dicono che migrare dall’Africa all'Europa sia un dono,
penso che sia molto sbagliato.
Qui in Europa alcuni hanno l'idea che i trafficanti siano dei facilitatori.
Cioè qualcuno che aiuta qualcun altro a viaggiare da un determinato punto a un
altro punto. Pensi che questa sia un'idea corretta della tratta di esseri
umani?
Quello che si può dire è che la tratta è un grande affare. Non è più un
servizio, è un affare da cui certe persone traggono profitto. Certe persone
fanno sì che la tratta continui così che ne possano trarre vantaggio. Loro
sanno che più persone possono spingere verso l’Europa, più affari possono
concludere.
Da questi affari potranno ricavare enormi profitti per se stessi.
Quindi non stanno aiutando queste vittime, stanno aiutando loro stessi per
ciò che traggono da tutto questo.
Questo è ciò che vedo: un grande affare! Dal quale (i trafficanti) cercano
di trarre qualcosa per se stessi.
Qual è la tua opinione sulla comunicazione prodotta in Europa basata sui porti
aperti e "welcome refugees", vista dall’Africa?
Se me lo chiedi, mi sembra una bella idea quella di proporsi di salvare i
rifugiati e le vittime. E' una bella idea. Ma consideriamo una cosa: quanti
rifugiati puoi davvero aiutare? Ciò in cui credo è che la soluzione definitiva
sia mettere una fine a tutto questo. E' un gioco! E noi migranti siamo quelli
che alla fine hanno tutto da perdere. Andate nelle prigioni. Possono le ONG
entrare nelle prigioni (libiche) e tirare tutti quanti fuori? No!
Può il governo nigeriano andare nelle prigioni (libiche) e tirare tutti
quanti fuori? No!
Quando ci sono 10mila persone, l'OIM può aiutare solo mille. Cosa ne è
delle altre 9mila?
Perché sacrificare la vita di 9mila persone per la fortuna di mille?
Questa non è la soluzione a questo problema e a questa crisi. E' una bella
cosa quella che stanno cercando di fare, ma... il risultato è ciò che conta.
Il risultato dei nostri sforzi è ciò che conta. Pertanto ci deve essere una
soluzione migliore. Ci deve essere!
Conosciamo qual è l'influenza di alcune pagine europee presenti sui social
media seguite dalla persone in Africa e da chi sta in Libia. Però sai,
a volte mi imbatto in gruppi Facebook che dicono di essere gestiti da migranti
che usano parole di questo tipo: "Meglio lottare per qualcosa che vivere
con nulla”. Un altro dice: “rischia ora oppure perdi la tua possibilità”. A
dire la verità qui in Italia e in Europa ci sono diversi migranti che
promuovono questo tipo di migrazione. Voglio dire, qual è la tua opinione di
queste persone?
Li vedo come degli egoisti. Li vedo come egoisti che pensano solo a se
stessi. Guarda il mio caso. Le mie campagne sono totalmente contrarie alla
migrazione. Le mie campagne sono totalmente contrarie ai viaggi irregolari e
per questo mi sono fatta parecchi nemici.
Questi di cui tu parli mi chiederebbero che tipo di profitto ne traggo dal
scoraggiare le persone a migrare. Ma queste persone sono egoiste, perché dire
certe cose gli procura dei vantaggi. Quindi minimizzano i rischi e non sono
obiettivi. Al limite ti dicono che se muori, muori. Ma non è una cosa da dire.
Come puoi pensare di dar fuoco a un palazzo sapendo che le persone lì dentro
moriranno? Sono del tutto egoisti. Non sono animati da buone intenzioni,
l'unica preoccupazione sono i propri interessi, non gli altri migranti.
Non è per tirarti all'interno, diciamo, dei nostri dibattiti. Però tu hai visto
il film "L'Urlo" di cui sono il regista. Ti ho già raccontato dei
problemi che questo film ha avuto ad essere distribuito qui in Italia. Qual è
la tua opinione sul film e la tua opinione sulle ragioni dietro questi sforzi
di censurare il film?
Penso che il film vada proiettato. Ho visto il film e posso dire che sia un
buon film. E' un film che dice la verità sui migranti intrappolati in Libia. E'
un film che porta alla luce la verità. Ciò che si vede è ciò che avviene in
Libia. Qualcuno dice non sia vero.
Qualcuno dice che qualcosa non sia vero. Ma ora abbiamo un film che mostra
ciò che sta succedendo. Queste cose sono vere. Devono permettere che sia visto.
Penso che sia del tutto scorretto impedire la distribuzione del film.
E' un buon film. Sono stata in Libia. Quelle sono le cose che succedono da
quelle parti.
Sono stata nella prigione di Zuwara, di Abu Salim, in quella di Osama dove
ci riducono in schiavitù, ci vendono e ci fanno prostituire. Quindi dove sono
le menzogne?
Lasciate che il film venga visto.
Ogni Paese ha le sue regole, in termini di ingressi, le norme e i documenti
richiesti.
La cosa migliore sarebbe che ogni Paese africano dovrebbe assicurarsi che i
propri cittadini siano a conoscenza di ciò che c'è bisogno per intraprendere il
viaggio nella giusta maniera.
Il mare comunque non è un’opzione disponibile per tutti.
Per altro è una via illegale. Quindi ogni Paese dovrebbe dire ai propri
cittadini: "Non puoi andare attraverso il mare, è illegale”.
"Procurati un visto, un passaporto, un biglietto e vai via terra o meglio
ancora via aereo”.
Qualcuno però ti risponderebbe qui in Europa che comunque la migrazione è
una scelta fatta per necessità. Quindi anche se non ci fosse una via legale per
raggiungere l'Europa, le persone ci proverebbero comunque.
Attraversare il deserto e il mare non è una scusa per quello che succede in
Africa. Lo possiamo ancora fare nel modo giusto.
Sì, ma qualcuno ti direbbe che l'Europa non concede facilmente i visti
d'ingresso dall'Africa, quindi questo è il problema.
Ci sono numerosi cittadini africani che vanno all’estero per studiare con
visti regolari. Bisogna insistere, esplorare tutte le opzioni.
Gli Africani possono viaggiare nel modo giusto. Quando rifiutano il visto,
verifica il motivo del rifiuto e riprova un'altra volta.
Quello che a me sembra è che alla gente piaccia la via più facile.
La via più facile per non passare attraverso tutto lo stress della
burocrazia. E non credo sia una buona idea.
Per l'ultima domanda vorrei tornare al lavoro che tu ora stai conducendo
sul terreno.
Hai detto che incontri le comunità nei villaggi. Quindi qual è la risposta,
che idee ha la gente della migrazione?
E poi vorrei chiederti dell'altra parte del tuo lavoro che consiste nel
bloccare i conti bancari dei trafficanti.
Quando andiamo nei villaggi, nelle scuole, nelle chiese, ci rendiamo conto
che la gente ha informazioni limitate sulla migrazione. Non sanno quel che sta
succedendo.
Qualcuno non conosce nemmeno il significato della parola “visto",
immagina cosa possa saperne del traffico di esseri umani. Quindi cerchiamo di
colmare questa lacuna e ripetiamo: "se ricevi una proposta di questo tipo,
non accettare”.
Questo è il livello delle persone specialmente nei villaggi e nelle aree
rurali.
Hanno informazioni limitate su quel che sta succedendo e noi cerchiamo di
colmare questa lacuna su cosa va fatto. Ai trafficanti non piace quel che
faccio, perché da quando ho iniziato a scoraggiare la gente e a spingerla a non
accettare offerte di viaggio perché poi saranno ridotti in schiavitù e saranno
venduti, questa cosa mi ha procurato diversi nemici.
Ovviamente quel che io faccio porta un danno economico a queste persone che
quindi mi contattano minacciandomi. Oppure mi insultano, mi denigrano. Ma a
parte questo mi pare che il lavoro stia andando molto bene.
E pensi che il governo nigeriano stia supportando questo tipo di attività?
Sì, lo sta facendo. Per esempio la scorsa settimana mi ha chiamata la
direttrice generale del NAPTIP, l'agenzia contro la tratta. Era felice di ciò
che sto facendo. Era stupefatta.
Anche il governo nigeriano sta sostenendo. E' stata contattata la nostra
ambasciata in Libia. Spesso parlo con loro ed esprimo le mie preoccupazioni e
loro le prendono in considerazione. Quindi sì, il governo nigeriano è molto
interessato a tutto ciò.
Quindi significa che adesso aiuterà i cittadini nigeriani in Libia a
tornare a casa..
Sì, attraverso l'OIM il governo nigeriano sta provando a riportare a casa
la gente.
Soltanto questo mese hanno organizzato 3 voli dalla Libia alla Nigeria.
Significa che 500 persone sono tornate a casa. E' un ottimo risultato, se me lo
chiedi>>.
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