Sino al secolo scorso, quindi in un
tempo che risale ai nostri nonni (oppure ai nostri padri, dipende dall’età di chi legge, dipende
dalla nostra memoria) cartelli come questi si trovavano in molte zone della Germania e della
Svizzera. In particolare nella foto (la scritta dice “Vietato l’ingresso agli italiani” e lo diceva sia in
tedesco – la lingua di casa – che in italiano – la lingua degli ospiti sgraditi) è scattata nel 1958 a Saarbrucken, stava alla finestra di
ingresso in un bar. Il divieto d’ingresso per gli italiani era bilingue,
affinché fosse più chiaro il messaggio: puzzavamo, non sapevamo parlare, non
lavoravamo quanto gli operai tedeschi.
Si tratta solo di un esempio: forse
(anzi, quasi sicuramente) poco attinente a quello che è successo la settimana scorsa
nelle nostre scuole, ma certamente molto vicino alla rappresentazione che
di noi si è data nelle notizie apparse su stampa e
giornali nazionali e regionali (leggete qui e poi qui ma anche qui per la cronaca regionale, e ad esempio qui per la cronaca
nazionale).
Non abbiamo scritto niente a caldo,
per scelta, su questo nostro Blog. Abbiamo però vissuto il caso da
genitori e ne abbiamo parlato, confrontandoci. Non c’è (non
può esserci) una nostra posizione unica su questi fatti: dipende dalla
percezione, dal vissuto, dalla sensibilità, dall’approccio. Scordatevi
quindi di leggere nelle righe che seguono una verità assoluta ed una sola
affermazione che rappresenti il sentire di tutti. Impossibile. Doveroso
invece sarà parlarne nella nostra assemblea generale aperta ai genitori il 12 novembre prossimo, già convocata per parlare delle nostre scuole (dei problemi
risolti in un anno di lavoro, e di quelli da risolvere…e questo sembra piccolo
piccolo rispetto a tanti altri!). Questa piuttosto è una ferita,
una lacerazione che la nostra comunità scolastica ha patito nei giorni
addietro. Non contano le nostre singole opinioni (non siamo qui per far cambiare idea a nessuno). Ognuno ha legittimamente esposto le proprie (in alcuni
casi, in modo sgradevole ai più, ma è una questione di memoria…come abbiamo detto
sopra).
La scuola è un luogo sacro per la convivenza civile, ovunque e anche per
la nostra comunità monserratina. Parlando e confrontandoci ancora dovremmo
capire chi siamo e dove vogliamo andare, piuttosto!
Alcune considerazioni generali, di
seguito. Di più non si può fare, questo è un blog, per tutto il resto occorrerà parlarci, guardandoci negli occhi!
TUTTO E' INIZIATO DA UN BANDO EUROPEO
Una storia come tante altre: un bando
europeo, una ONLUS ed un’amministrazione comunale che partecipano per
avere qualche fondo in più da investire nel territorio. Niente di male, anzi,
complimenti al nostro Comune! La fondazione Anna Ruggiu, ha intercettato questi
finanziamenti comunitari per l’inserimento dei Rom in ambienti di lavoro
dove vivono con le proprie comunità (tra cui Monserrato, Selargius,
Cagliari) che hanno aderito all’iniziativa. Nel nostro comune, così come a
Selargius, si pensa di trasformare questa risorsa in un supporto alle
scuole che ultimamente soffrono per la carenza di personale ATA (bidelli).
Il nostro istituto è una di questi: si è sempre detto che c’è
penuria di bidelli, anche per tenere le scuole aperte il pomeriggio (vedi
doposcuola ed altri progetti…)...
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