«Non ho più niente, sono solo un pezzo di
carne che continua a vivere».
«E Johnny
prese il fucile» è un romanzo straordinario – ma purtroppo poco visibile,
scomodo in tempi di militarismo – dello statunitense Dalton Trumbo. Fu scritto
nel 1938: lodatissimo negli Usa finché prevalse l’idea che non bisognava
entrare nella guerra (considerata imminente) contro il nazismo ma subito
“cancellato” quando si decise di combattere… per salvare “la democrazia”.
Ed ecco un dialogo, dove si spiega cos’è
questa strana parola, buona per ogni uso.
Joe: Cos’è la democrazia?
Padre di Joe: Mah, con precisione non lo so nemmeno io. È come una specie di governo. Riguarda però i giovani che si uccidono tra di loro se non sbaglio.
Joe: I vecchi non si uccidono tra di loro?
Padre di Joe: I vecchi mantengono accesi i focolari nelle case.
Joe: Perché, non lo potrebbero fare anche i giovani?
Padre di Joe: Sì, ma vedi i giovani non hanno una loro casa, ecco perché debbono andare ad ammazzarsi tra di loro.
Joe: Quando verrà il mio turno tu vorrai che ci vada?
Padre di Joe: Per la democrazia ogni uomo deve dare anche l’unico figlio che ha.
Padre di Joe: Mah, con precisione non lo so nemmeno io. È come una specie di governo. Riguarda però i giovani che si uccidono tra di loro se non sbaglio.
Joe: I vecchi non si uccidono tra di loro?
Padre di Joe: I vecchi mantengono accesi i focolari nelle case.
Joe: Perché, non lo potrebbero fare anche i giovani?
Padre di Joe: Sì, ma vedi i giovani non hanno una loro casa, ecco perché debbono andare ad ammazzarsi tra di loro.
Joe: Quando verrà il mio turno tu vorrai che ci vada?
Padre di Joe: Per la democrazia ogni uomo deve dare anche l’unico figlio che ha.
Dalton Trumbo, famoso sceneggiatore, riprese
il suo romanzo e ne trasse il film – l’unico che realizzò – omonimo nel 1971,
quando aveva 65 anni. Così riassume la trama «Il Morandini, dizionario dei film» (il volume viene ri-pubblicato ogni anno da Zanichelli
con le nuove uscite e altri aggiornamenti). «Colpito da una cannonata
nell’ultimo giorno della guerra 1914-18, Joe Bonham perde gambe, braccia e
parte del viso, cioè vista, olfatto, udito e parola, diventando un troncone di
carne pensante. Atroce requisitoria contro la guerra, grido di pietà e
indignazione, attacco alla scienza e all’esercito, interrogazione
sull’esistenza di Dio».
Se andate su Wikipedia sul romanzo potete
anche leggere: «Trumbo scrive questo straziante apologo contro ogni tipo di
guerra nel 1938, ispirandosi ad un fatto realmente accaduto. Il libro uscì nel
1939 … ma dopo Pearl Harbour fu ritirato dalle librerie e occultato ai più. Dal
1945 ricomparve nelle librerie ed andò a ruba ogni volta che l’America entrava
in guerra con qualcuno: Corea, Vietnam, ogni volta rientrava in circolazione
come un manifesto/monito sulla carneficina folle a cui lo “Zio Sam” andava
avvicinandosi per esserne investito e destabilizzato. Lo scrittore Dalton
Trumbo ne fece il progetto della sua vita, tanto che dopo essere stato messo in
prigione durante il maccartismo (Trumbo era iscritto al Partito Comunista degli
Stati Uniti d’America) insieme ad altri nove sceneggiatori e registi di
Hollywood, dopo aver continuato a fare lo sceneggiatore segretamente ad
Hollywood sotto pseudonimo o senza essere accreditato nei titoli, e, nonostante
neanche una piena riabilitazione gli eviti di ricevere 17 porte in faccia da
produttori e registi, nel 1971 riesce a far uscire nelle sale il film E Johnny prese il fucile con
il quale esordì alla regia. Già nel 1941, Trumbo ne aveva realizzato un
adattamento per la radio, con la voce narrante di James Cagney». Nel suo
impossibile tentativo di essere “oggettivo” Wikipedia aggiunge questa nota: «La
neutralità di questa voce o sezione sull’argomento opere letterarie è stata
messa in dubbio». Sulle guerre e i massacri in effetti bisogna essere neutrali:
perché parlarne male? Perbacco, diamo la parola anche agli imperialisti, ai
poveri generali e ai mercanti d’armi.
Di recente anche in Italia si è riparlato –
sinora poco e male – di Dalton Trumbo per l’uscita di un film di Jay Roach:
forse vedremo «Trumbo» ovvero «L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo» anche in qualche sala italiana. Nell’attesa… da quel che
ho letto sembra un film ben fatto ma certo da solo non può dare un’idea
completa della vita di Trumbo e tanto meno di cosa fu il maccartismo. Chi vuole
saperne di più non faticherà a trovare alcuni libri che ne raccontano: fra
quelli che conosco io il migliore mi è parso «Lista nera a Hollywood» – cioè «La caccia alle streghe negli anni ’50»- di
Giuliana Muscio, uscito (da Feltrinelli) nel 1979. Ma si finisce sempre per
ricordare solo quel che accade a Hollywood e agli intellettuali dimenticando
che la repressione colpì in ogni piega della società statunitense.
Ed è pensando a quel clima da Inquisizione che
lo scienziato e scrittore Leo Szilard scrisse, in un racconto, una frase che a
distanza di molti anni continua a inquietarmi: «Il quesito era: gli americani
erano liberi di dire tutto quello che pensavano, visto che non pensavano quello
che non erano liberi di dire?». Una micidiale, tragica, sovversiva ironia.
Per 2 volte in “bottega” Ismaele ha parlato di
Trumbo: qui due film antimilitaristi, e non solo e qui Strike – 9 (con
il significativo sottotitolo: «Paura dei comunisti al cinema (molto più facile
trovare film sullo schiavismo che sulla lotta di classe)».
Dalton Trumbo era nato il 9 dicembre 1905, da
cui questa «scor-data», ed è morto il 10 settembre 1976.
Fate o fatevi un regalo: leggete o donate il
libro (lo trovate nelle edizioni Bompiani) e/o il film «E Johnny prese il fucile»: a me sembra una piccola, buona, necessaria terapia contro la pazzia
militarista che torna a crescere qui in Occidente-Uccidente.
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