mentre
la sperata rivoluzione di papa Francesco naufraga, dopo la penosa e indegna
battuta (più un de profundis che una battuta, in realtà) sul sindaco Marino, su
un processo da inquisizione a carico di Emiliano Fittipaldi e Gianluigi
Nuzzi, due giornalisti italiani che "rischiano addirittura fino a 8 anni
di carcere e sono alla sbarra del tribunale pontificio per aver svolto, in
Italia, un lavoro che, in Italia, è tutelato dall'articolo 21 della
Costituzione, vale a dire la pubblicazione, in Italia, in un libro, di notizie
documentate da fonti certe" (da qui),
da noi una canèa infame si è abbattuta su un dirigente scolastico per una
decisione pro-Isis, secondo molta stampa e tv.
ci sono voluti un paio di giorni perché si iniziasse a
scrivere le cose come veramente sono, intanto la maggior parte delle persone si
ricorderà i titoli e le invettive dei primi giorni, non le rettifiche e le
analisi posteriori (qui) nell'assenza di scuse degli inquisitori della prima
ora).
addirittura si è scomodato Renzi: “Il Natale è molto più
importante di un preside in cerca di provocazioni - ha osservato il Presidente
del Consiglio - se il preside pensava di favorire integrazione e convivenza in
questo modo, mi pare abbia sbagliato di grosso. Confronto e dialogo non vuol
dire affogare le identità in un politicamente corretto indistinto e scipito.
L’Italia intera, laici e cristiani non rinuncerà mai al Natale. Con buona pace
del preside di Rozzano” (da qui)
dal Partito Democratico ha parlato il
sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone che ha definito la scelta del
preside una “decisione miope, presa da chi ancora confonde l’inclusione con il
quieto vivere”. Durissimo poi l’attacco della Lega con Matteo Salvini: “Secondo
me dovrebbero essere licenziati quegli insegnanti e quei presidi che cancellano
il Natale, chi cancella il presepe e la storia di Natale non è adatto a
fare quel lavoro”. Sulla stessa linea il forzista Gasparri: “Giannini allontani
dalle scuole chi cancella il Natale”.
IL COMMENTO DI SALVINI: "UNA C....TA GALATTICA" - Matteo Salvini ha attaccato la scelta del
preside, intervenendo su radio Padania: "e' chiaro che le emergenze sono
altre. E se non invertiamo la rotta siamo allo sfacelo. Cambiare la festa di
Natale in festa di inverno e' una cazzata galattica". "A qualcuno -
ha aggiunto Salvini - può dare fastidio Gesù bambino? Il problema è
qualcuno che abbiamo in casa che è più tarato dei tarati. Questo succede in una
scuola, luogo che dovrebbe educare e far conoscere. Invece nel nome della
laicità si sradicano le tradizioni facendo così un favore ai terroristi".
"In quella scuola ci sono mamme che stanno raccogliendo firme perché il
Natale sia Natale. La chiameranno 'Festa d'inverno', 'per evitare
strumentalizzazioni', ma anche i genitori musulmani, secondo me, sarebbero solo
contenti di festeggiare il Natale", ha concluso Salvini.
ALTITONANTE E FERRETTI (FI): "VERGOGNOSO REPRIMERE
NOSTRE TRADIZIONI" -
«Cancellare le nostre tradizioni non significa aprirsi alle altre culture, ma
bensì rinunciare a noi stessi, a quello che ci è stato trasmesso sia dai nostri
cari, alla nostra storia. È vergognoso che chi dovrebbe forgiare la mente dei
nostri figli, cerchi invece di reprimerli, eliminando addirittura la magia del
Natale». È il commento del Consigliere Regionale di Forza Italia, Fabio
Altitonante, e del Capogruppo di Forza Italia a Rozzano, Gianni Ferretti, alla
decisione del preside dell'Istituto Garofani di Rozzano cancellare la Festa di
Natale, sostituendola con la Festa di Inverno. «La laicità dello Stato e la
libertà di culto non sono messe in discussione – sottolinea Altitonante – al
contrario, in questo momento l’unica religione attaccata e “messa al bando” è proprio
quella cristiana. Ricordo al Ministro Giannini che addirittura la nostra
Costituzione dedica un articolo specifico ai rapporti con la Chiesa cattolica,
non perché sia superiore alle altre, ma perché storicamente in Italia ha avuto
un ruolo predominante rispetto alle altre confessioni religiose». «La politica
rozzanese – aggiunge Ferretti – deve prendere una posizione netta rispetto a
questa vicenda, al di là dell’appartenenza partitica, nell’interesse dei nostri
ragazzi». «Non possiamo appellarci al Prefetto, perché a Milano non c’è, visto
che il Governo Renzi è incapace di decidere. Auspichiamo almeno che il Ministro
Giannini intervenga al più presto affinché ai nostri bambini non sia “rubato”
il Natale. Come Forza Italia ci mobiliteremo per attestare la nostra
solidarietà alle famiglie di Rozzano» concludono i due esponenti di Forza
Italia.
GELMINI: "MINISTRO INTERVENGA SUBITO" - Sull’episodio di Rozzano, dove il preside
dell’istituto Garofani, Marco Parma, ha sospeso una festa natalizia,
Mariastella Gelmini, coordinatrice lombarda di Forza Italia, ha postato su
Facebook: “Provveditore e ministro dell’Istruzione intervengano subito. Il
preside dell’Istituto Garofani di Rozzano, che ha sospeso la festa di
Natale, è inadatto alla guida di una scuola. Bisogna confermare subito
l’iniziativa natalizia a Rozzano e, se sono presenti ragazzi di altre fedi
religiose, vanno rispettate anche le loro ricorrenze. Tolleranza e dialogo non
vogliono dire la rinuncia alle nostre radici”.
DE CORATO: INTERROGAZIONE IN REGIONE E INTERVENTO DEL
PREFETTO" -
“Interrogazione in Regione e richiesta di intervento da parte dell’Ufficio
scolastico provinciale e del Prefetto: questo quello che farò dopo che in una
scuola di Rozzano è stato rimosso il crocefisso e cancellata la festa di Natale
'in nome della laicità' - così Riccardo De Corato, vice-presidente del
Consiglio comunale e capogruppo di Fratelli d’Italia–Alleanza Nazionale in
Regione -. Quello che è successo all'Istituto comprensivo Garofani di Rozzano è
gravissimo. Siamo ancora in Italia, non a Baghdad, e la religione cattolica è
la nostra fede tradizionale, oltre ad essere riconosciuta coi Patti
Lateranensi: eliminare il Natale vuol dire oltraggiare la festa più importante
della nostra religione. Chiedo l’intervento del Prefetto, in qualità di massima
autorità di governo qui, e del direttore dell’Ufficio scolastico provinciale,
che non può far passare sotto silenzio una cosa del genere. Inoltre presenterò
in Regione un’interrogazione all’assessore Aprea. Dobbiamo intervenire, non
possiamo lasciar distruggere così le nostre tradizioni e la nostra religione”.
FRASSINETTI (PDL): "DECISIONE INACCETTABILE" - "La decisione del preside dell'Istituto
Garofani di Rozzano è inaccettabile", lo dichiara Paola Frassinetti,
coordinatrice regionale di Fratelli d'Italia, riguardo la decisione del preside
di cancellare la Festa di Natale, sostituendola con la Festa di Inverno,
censurando quindi ogni riferimento alla festa religiosa. "Non è
accettabile che nelle scuole si imponga un'idea di laicità che al posto di
valorizzare la religione, la cancelli, in virtù di un furore ideologico che non
vuole integrare, ma cancellare ogni traccia delle nostre radici. Questi
interventi da parte di presidi e professori ideologizzati non hanno alcun senso,
se non di offendere gli alunni e le famiglie cristiane. Va inoltre sottolineato
che molti immigrati sono cristiani, dunque le argomentazioni di questi signori
non sussistono". Fratelli d'Italia, come partito, "è attivo da sempre
sul fronte della difesa delle feste religiose dallo scempio che ogni anno viene
fatto nelle scuole. Al riguardo Giorgia Meloni ha proposto di mandare a
lavorare il 25 dicembre coloro che si distinguono per avversione particolare al
Natale". "Ritengono offensivo Adeste Fideles, ma non ritengono
offensive le vacanze".
BORDONALI: "STRANIERI SI ADEGUANO O SE NE VADANO" - Integrare significa inserire gli stranieri nel
nostro sistema di valori, non significa concedere terreno. Chi arriva
dall'estero si deve adeguare alle nostre regole, altrimenti può scegliere di
andare in un altro Paese". Lo ha detto l'assessore regionale alla
Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione Simona Bordonali, commentando la
notizia secondo la quale il preside dell'Istituto 'Garofani' di Rozzano avrebbe
deciso di sostituire la festa di Natale con quella di inverno per non urtare la
suscettibilità di alcuni genitori. "Appiattirsi verso il basso - ha
concluso Bordonali - è segno di estremismo, non di integrazione. Le scelte di
alcuni dirigenti scolastici sono provocazioni politiche che vanno estirpate
perché si riversano sull'educazione dei bambini. Le festività sono natalizie e
cattoliche. Se al dirigente di Rozzano non va bene, lavori anche il 25 e il 26
dicembre. Cultura e tradizioni non si toccano. In Lombardia si fa il presepe,
si festeggia il Natale e c'è il crocifisso nelle aule".
ROSARIA IARDINO: "NON E' COSI' CHE SI FA
INTEGRAZIONE" - “Non è
rimuovendo un crocifisso o annullando un concerto di Natale che si fa
integrazione e si rispettano i diritti degli altri. Al contrario una comunità…
ogni comunità, deve avere facoltà di celebrare le proprie feste e i propri
santi. Non è vietando che si migliora la convivenza tra le persone”. Così la
Consigliera comunale e Delegata della Città Metropolitana di Milano, Rosaria
Iardino, e il Consigliere regione Massimo D’Avolio, entrambi del Pd. “La
laicità proseguano Iardino e D’Avolio, nel loro comunicato congiunto – usata
per giustificare le decisioni, non può essere elemento discriminatorio nello
stabilire cosa è opportuno e cosa non è opportuno fare. Al centro c’è la
libertà dei cittadini di esprimere liberamente il proprio credo religioso e il
diritto della maggioranza di una cittadinanza, quella rozzanese, di proseguire
le proprie tradizioni. Non possiamo rispondere - terminano Iardino e D’Avolio -
all’oscurantismo ed alle barbarie di alcuni, vietando o limitando il diritto
spirituale di molti altri. E’ una questione di civiltà”.
Caso Fittipaldi e Nuzzi: c'era una volta la rivoluzione di Bergoglio - Federico Tulli
Un processo penale che arriva a sentenza in due settimane. Può sembrare un miracolo, poiché c'è di mezzo la Chiesa cattolica, ma non lo è. Stiamo parlando del giudizio nei confronti dei due giornalisti Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi - autori rispettivamente di Avarizia (Feltrinelli) e Via Crucis (Chiarelettere) -, che a quanto pare si concluderà entro l'8 dicembre. Giusto in tempo per il taglio del nastro del Giubileo straordinario della Misericordia indetto da papa Francesco.
Qualcuno ha fatto notare la curiosa coincidenza. E in effetti non si può escludere che, una volta condannati dalla corte vaticana (i rumors vanno in questa assurda direzione), il capo supremo della Santa Sede decida di pronunciare l'ultima parola sul caso concedendo la grazia. Anzi la Misericordia.
Del resto non sarebbe una novità. Già Paolo Gabriele detto “il corvo”, il maggiordomo di Benedetto XVI che nel 2012 ha dato il via a Vatileaks 1, dopo la veloce condanna è stato graziato e in tempi brevi. Bene, anzi, male. Fittipaldi e Nuzzi, giornalisti italiani, rischiano addirittura fino a 8 anni di carcere e sono alla sbarra del tribunale pontificio per aver svolto, in Italia, un lavoro che, in Italia, è tutelato dall'articolo 21 della Costituzione. Vale a dire la pubblicazione, in Italia, in un libro, di notizie documentate da fonti certe.
Oltre allo sconcertante silenzio da parte del governo e del parlamento italiano, non si può non evidenziare che in maniera molto diversa si è svolto l'iter processuale di mons. Wesolowsky. Ridotto nel 2014 allo stato laicale per pedofilia da parte della Congregazione per la dottrina della fede, l'ex nunzio vaticano in Rep. Dominicana venne rinviato a giudizio nel marzo del 2015 dalla magistratura penale al termine di oltre quattro mesi di un'istruttoria che si è svolta nel più totale segreto. L'annuncio del processo, il primo del genere in Vaticano per di più nei confronti di un alto prelato, fu accolto dai media nostrani come un segnale evidente della discontinuità di papa Bergoglio rispetto ai suoi predecessori e della sua concreta volontà di estirpare la pedofilia dal clero cattolico.
Peccato però che quel processo non si è mai svolto. Wesolowsky è morto alla fine di agosto 2015 senza essere mai comparso davanti ai suoi giudici. Il monsignore, ricercato dall'Interpol con l'accusa di aver stuprato bambini in Santo Domingo e il forte sospetto di aver già colpito in tutti e tre i continenti nei quali aveva svolto in precedenza la sua opera pastorale e diplomatica per la Santa Sede, è morto d'infarto oltre cinque mesi dopo il rinvio a giudizio mentre si trovava ai domiciliari, davanti alla tv.
Dunque, ricapitolando, da un lato abbiamo la criminalizzazione di un diritto. Con un processo che in 30 giorni dalla divulgazione delle notizie incriminate si concluderà a tempo record con una (molto probabile) condanna per due degli imputati che secondo le norme di qualsiasi Paese civile e democratico hanno svolto il loro mestiere facendo peraltro un servizio alla comunità. E dall'altro c'è la tutela di un criminale. Con un pedofilo ricercato in tutto il mondo civile che la Santa Sede, in oltre un anno, non ha fatto a tempo a portare nemmeno una volta in tribunale.
È lecito pensare che c'è qualcosa che non torna riguardo le priorità nell'agenda del cosiddetto “papa rivoluzionario”?
da qui
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