Insegniamo ai nostri giovani a scrivere, ricominciamo
ad insegnar loro a leggere. Non hanno capito che la Tv è una trappola.
La Tv serve a far scendere gli
operai dai tetti, dopo giorni e giorni di protesta, con l’illusione di spiegare
finalmente a milioni di ascoltatori le loro ragioni, ma, sotto sotto,
soprattutto ammaliati dalla segreta speranza di diventare improvvisamente qualcuno,
di ottenere la fama ed il successo, abbandonando per sempre la fabbrica. La Tv
serve a far sembrare imbecille chi finalmente è riuscito a finire sotto i
riflettori, e per la foga di dire tutto ciò che si è sempre tenuto dentro, si
mette improvvisamente a balbettare poche e confuse ovvietà, attanagliato
dall’ansia di riuscire a narrare le lotte, le ingiustizie, le rinunce di una
vita, nei due minuti a lui concessi prima della pubblicità.
Ricominciamo ad aprire i
libri, invece. Soprattutto quelli vecchi, pubblicati quando si respirava
maggiore libertà, quando le case editrici non esercitavano ancora quella
censura che ha dovuto ingoiare chiunque si sia trovato a scoprire o a narrare
qualcosa di grande, sì, ma non gradito ai Mangiafuoco chi stringono i fili del
teatrino mediatico. Quei libri stampati quando le case editrici cercavano
ancora talenti, scoprivano idee. Proviamo a leggerli in classe, quei libri.
Come facevano un tempo le mamme coi bimbi, leggiamoli noi, ad alta voce,
provando a invogliare qualcuno a cercarli e a sfogliarli, a sfuggire a quella
solita, tremenda preoccupazione – sistematicamente tradita da domande come: “ma di quante pagine è?”
– che siamo avvezzi a percepire nei giovani tutte le volte che consigliamo loro
di leggere un testo, tra i banchi di scuola.
Cerchiamo, a ogni costo, il
coraggio di abbattere quel vortice di pigrizia che li trascina sul divano, che
li costringe a preferire la passività e il facile incanto di rapide immagini e
di esplosivi effetti speciali, alla spontanea, intellettualmente attiva,
criticamente impegnativa lettura di un libro.
I romanzi, i saggi, scritti in
tempi di libertà, rivelano mille e mille voci diverse, regalano milioni di idee
differenti. Quei vecchi libri, sfornati da editori ancora indipendenti, ancora
diversi tra loro, potranno ridare alle nostre tavolozze tutti quei colori ormai
scomparsi, ormai cancellati dalle cinque o sei tinte di moda, dozzinali e
squadrate, che non ammettono più sfumature. Che non permettono più di dipingere
la realtà, ma sono adatte soltanto a tratteggiare una finzione, inculcata nelle
teste dei giovani dai Mangiafuoco e dalla loro Tv.
Insegniamo ai nostri giovani
il coraggio di parlare, di riuscire a dire cosa davvero pensano. Insegniamo
loro a saperlo dire con calma e precisione, con rispetto e intelligenza. Calma,
precisione, rispetto, intelligenza, sono bandite dal teatrino mediatico di
Mangiafuoco. Necessitano di quella serietà, i nostri giovani, di
quell’autenticità che solo carta e penna sanno dare. Ritorniamo a far scrivere
i ragazzi. Solo così sapranno farsi le proprie ragioni, senza nessuno che li
costringa ad esprimersi tra una pubblicità e l’altra, evitando il rischio di
quella banalizzazione assicurata in tutte le occasioni in cui ciò che
d’importante si riesce a dire si trova a sgomitare tra la reclame di un
prosciutto e una puntata del nuovo reality show.
Facciamolo presente, ai nostri
giovani. La vera protesta è quella che si scrive. La vera protesta è quella che
si legge.
Insegniamo ai nostri ragazzi a
leggere e scrivere. Anche servendosi delle nuove tecnologie, certo. Niente sa
essere più completo, più ricco di informazioni e di idee, di Internet; per lo
meno finché Mangiafuoco non deciderà di oscurare definitivamente anche quello,
o stabilirà di filtrarne irrimediabilmente i contenuti, naturalmente “per la nostra sicurezza”. Ma spieghiamo loro la differenza tra
il mezzo e il fine. Tra la tecnologia e la felicità. Internet può essere anche
un pozzo di verità incontrollabili e di informazioni inafferrabili da parte del
potere costituito. Non può ridursi, dunque, al pettegolezzo di un gigantesco
bar telematico, in cui si entra solo per passare il tempo snocciolando
banalità, consolidando dipendenze. Non va ridotto a una narcisistica vetrina
elettronica per guardoni più o meno alienati.
Insegniamo di nuovo ai nostri
giovani a leggere e a scrivere. Nessuna rivoluzione è più grande di quella che
riconsegni vera dignità alla scuola, permettendole di tornare a insegnare agli
uomini ad essere autentici, onesti e concentrati. E nulla è più rivoluzionario
di una Scuola che insegni ad essere liberi.
A ben pensarci, esistono due
medioevi. Quello che occulta i libri e quello che insegna quanto sia noioso
leggerli.
Benvenuti nel secondo!
condivido perfettamente. anche se poi l'amore per la lettura, etc, si sviluppano anche per una serie di circostanze. per esempio la mia ragazza ha sviluppato un amore per la lettura e uno straordinario talento per la scrittura da sola. nella sua famiglia non leggono e ha avuto un rapporto con la scuola praticamente disastroso.
RispondiEliminama io rimasi toccato quando parlai a una serie di studenti liceali di alcuni scrittori francesi che amo profondamente e tempo dopo ricevetti una lettera da una studentessa che mi diceva che non credeva che esistessero scrittori che la toccassero dentro cosi tanto. e tranne quello che le davano da leggere per scuola, praticamente non leggeva mai nulla.
(Questo discorso mi sta molto a cuore perché ne apre tantissimi...ed è uno dei miei crucci)
spesso gli studenti semplicemente non sanno che esistono certi libri, o anche certi film.
RispondiEliminail punto è che spesso non esiste curiosità, per certe cose, come i libri.
se trovi i libri che parlano, ognuno è diverso, alle studentesse e studenti, allora sì che ascoltanoo quelle parole sulla carta, senza troppe mediazioni è meglio.