1. Le oligarchie americane perennemente belliciste, insieme al
cagnolino da passeggio israeliano, hanno deciso di incendiare il Medio Oriente,
in una strategia che non riguarda solo tale regione, ma include l’Europa
(Ucraina) e l’Estremo Oriente (Taiwan-Cina). Proviamo a indagare. Innanzitutto,
Biden o Trump, questo è il nostro avviso, non fa molta differenza. I due fronti,
Rep o Dem, sono entrambi lucciole elettorali che si spengono quando gli attori
principali o le comparse diventano presidenti, deputati o senatori.
A dispetto delle indecenti rappresentazioni che sfidano da tempo la legge
di gravità, e che i potenti della terra fanno digerire a una popolazione
alienata da consumismi televisivi e intontimenti cellularici, è ben
evidente che senza la luce verde della corrotta plutocrazia
statunitense – è una noia ripeterlo, ma repetita iuvant – i
criminali sionisti potrebbero al più acquistare il carburante per rientrare in
casa al termine delle loro sataniche riunioni ministeriali,
non certo aggredire un paese grande cinque volte l’Italia e abitato da quasi
cento milioni di persone.
Il G7, riunitosi in Canada il 16 e 17 giugno, pur nella confusione che
ormai caratterizza i potenti dell’Occidente (non più della terra), ha
rilasciato un testo in cui si afferma l’usuale invereconda litania che
Israele ha diritto di difendersi e che l’Iran non
potrà mai possedere un’arma nucleare. Le signorie loro, se la domanda è
lecita, hanno la testa a posto o no? Avremmo infatti piacere di comprendere
l’essenza di quell’imperativo categorico per il quale a Israele è concesso
possedere l’arma atomica e all’Iran no. E in tal caso, da quale autorità
superiore (Nazioni Unite, Congresso Mondiale dei Popoli, il Padreterno o altri)
tali svalvolati hanno ricevuto il mandato di adottare cotanta equilibrata
decisione. Prego.
Nel merito e a contrario, non pochi rinomati analisti ritengono
che se l’Iran davvero acquisisse l’atomica, (sebbene abbia sempre dichiarato di
non volerla e non vi siano prove che la stia acquisendo, come certificato
dall’Aiea[1] e
dal vertice dell’Intelligence americana Tulsi Gabbard[2]),
il Medio Oriente potrebbe finalmente conoscere pace e stabilità, esattamente
ciò che i terroristi sion-americani vedono come il fumo negli
occhi. In quel caso, infatti, l’Iran si doterebbe di una plausibile
deterrenza e cesserebbe di essere quotidianamente minacciato e aggredito
dai suddetti criminali.
Si tratterebbe di un equilibrio sul filo del rasoio, non certo auspicabile,
eppure, come nei decenni di guerra fredda, di un equilibrio che implicando il
rischio della reciproca distruzione garantirebbe autocontrollo e moderazione,
facilitando un possibile componimento pacifico delle divergenze.
È poi chiaro come il sole che un ipotetico uso della Bomba contro Israele –
dove vivono sette milioni di arabi-mussulmani e altrettanti ebrei – da parte di
un Iran nuclearizzato si tradurrebbe in una totale disfatta storica, politica e
morale, implicando altresì, quale rappresaglia, la sua distruzione materiale da
parte di Usa e Israele. Si può essere radicali, dunque, senza essere
stupidi.
B. Netanyahu da oggi fuoco alle polveri per obiettivi strategici (al
servizio dell’impero, di cui è parte) e altri specifici (nell’interesse dello
Stato Ebraico), tutti riassumibili in: demilitarizzazione, denuclearizzazione e
destabilizzazione dell’Iran, incluso se possibile il cambiamento di regime.
L’assassinio del capo negoziatore iraniano del dossier nucleare, Ali Shamkhani,
è evidenza dell’intento sabotatore di un finto negoziato che gli Stati Uniti
mostravano di condurre dietro le quinte. Tutto ciò – è bene chiarirlo – avviene
sotto la guida e il consenso degli Stati Uniti, a partire dall’inquilino
provvisorio della Casa Nera.
Il medesimo terrorista B. Netanyahu – ricercato dal Tribunale
Internazionale per crimini contro l’umanità – ha qualificato l’attacco contro
l’Iran preemptive, un aggettivo che fa venire l’orticaria,
ricordandoci l’aggressione fabbricata a tavolino da Bush figlio, Powell, e
altri compagni di merende neocons di quell’epoca, contro
l’Iraq, un paese che aveva la sola colpa di essere incorso nelle ire di
individui moralmente traviati.
Con l’aggressione all’Iran un altro genio della lampada si
è librato nell’aire e vi farà ritorno solo dopo aver falciato migliaia di vite
umane. Mentre la scura signora con la falce non avrebbe certo
bisogno di vedersi facilitato il compito affidatole da madre natura, prendiamo
l’ardire, per giustizia retributiva, di sollecitare l’intervento di Irene, Dea
della Pace, affinché convinca Zeus a introdurre nell’universo una norma
semplice e banale: chi dichiara una guerra vada lui a farla, insieme alla sua
famiglia. È con immensa gioia, in tal caso, che assisteremmo alla partenza per
il fronte della recluta Trump Donald – accompagnata dai quattro figli, da
parenti e affini sino al quarto grado, dal Segretario alla Difesa (Hegseth
Pete, anche lui quattro figli), dal Segretario di Stato (Rubio Marco, lui pure
quattro figli, sembra una regola per entrare nel cerchio dei potenti!) e via
via tutti coloro che nell’Impero del Bene sono chiamati segretari,
forse perché incaricati di prendere nota e obbedire, non certo per studiare e
trovare soluzioni equilibrate. In tale prodigiosa circostanza,
costoro sarebbero accompagnati in analoga composizione dai vertici dello stato
di Sion.
Purtroppo, i sogni si avverano raramente, e quando lo fanno rischiano di
trasformarsi in incubi, appartenendo anch’essi, come ricordava O. Wilde, alla
categoria dei sogni.
Davanti a un ennesimo massacro tra umani, privo di ragioni che non siano
riconducibili alla cupidigia di potere e ricchezze dei padroni del mondo, i
cosiddetti ceti dirigenti, europei e italiani – il nostro riluce
come d’abitudine per propensione all’obbedienza e capacità di produrre il nulla
che nulleggia – diffondono nell’etere grandezze logiche che se fossero
barriti di un elefante sarebbero più intellegibili.
2. Ora, davanti a un’aggressione che viola platealmente ogni principio
morale e beninteso la Carta delle Nazioni Unite, il corrotto megafono
occidentale trova solo il coraggio di ripetere che l’unica democrazia
del Medioriente ha il diritto di difendersi! Si tratta di una
litania spappagallata da analisti televisivi e cartastampati biologicamente
regrediti all’età della pietra, ascoltando la quale si verrebbe travolti da
ilarità, se non fossimo alle prese con tragedie immani. La Macchina della
Verità ripete che l’Iran costituisce una minaccia per la sicurezza della Grande
Potenza americana, situata come noto sotto casa, a 15.000 km di distanza! Che
faccia di tola!
In realtà, la strategia perseguita dal governo di Washington è quella a suo
tempo delineata da tale Z. Brzezinski, un aristocratico polacco naturalizzatosi
americano e quindi politologo imperiale: a) inglobamento dell’Ucraina; b)
cesura tra Europa e Russia; c) sottomissione/occupazione neocoloniale della
Russia; d) destabilizzazione/regime change dell’Iran e) solitudine
strategica della Cina (in attesa di smembramento/conquista da
parte delle truppe di Wall Street). A dispetto dell’inciampo ucraino, la marcia
funebre continua.
Le scelte strategiche degli imperi sono per
definizione imperiali. Mirano ad abbracciare il globo in ogni
praticabile modo, senza cura per etica, interessi altrui (alleati compresi) o
legalità internazionale. Gli Stati Uniti, intossicati da una hybris che
non conosce limiti, in declino sociale, industriale, economico/monetario e
persino militare, non si rassegnano a tale infame destino,
accettando di ridiventare una nazione normale, seppure di certo una grande
nazione, bilanciando i propri interessi con quelli altrui e rinunciando a
orizzonti malati contro paesi che non si piegano.
In Europa, il tentativo imperiale di destabilizzare la
Russia, smembrarla e assorbirne le immense risorse, sta fallendo. Non per
questo, tuttavia, la Russia è destinata a diventare un paese amico.
Al più, essa potrà diventare un non nemico, che deve essere comunque contenuto in
attesa che la storia offra un’altra occasione per impadronirsi di una preda
così ghiotta, troppo grande e ricca di ogni ben di Dio per convivere con la
sola nazione indispensabile al mondo, per di più imperitura.
In verità, le decrescenti risorse imperiali non sono
sufficienti ad assicurare il contenimento della Russia. In ossequio al
principio di divisione dei compiti, tale incarico viene ora demandato ai
vassalli europei, i quali del resto si mostrano ansiosi di farsene carico,
riducendo benessere e servizi pubblici (i popoli finiscono per digerire
tutto!), in apparente dissenso dal dominus atlantico, a sua
volta impaziente di esibire una tardiva conversione ai valori
di pace e convivenza con Mosca!
In verità, le colonne europee di servizio, politici, media e accademia, a
parte immancabili eccezioni, tutti incolonnati da Cia/Nsa/reclutamenti o
ricatti, obbediscono a schemi prefabbricati, fingendo
una strategia di differenziazione rispetto al sovrano atlantico mentre in
realtà, in perfetta distopia orwelliana, il capo burattinaio tira i fili dietro
il sipario (miliardi di euro verranno investiti in armamenti Lockheed Martin e
Raytheon).
Il secolare incubo anglosassone, infatti, – prima britannico, poi
americano, vale a dire la saldatura Russia-Europa – è sempre lì, solo
attualizzato: allora il divieto riguardava Russia e Germania oggi Europa e
Russia, cui potrebbe un giorno unirsi anche il gigante cinese,
unificatore infrastrutturale della massa euroasiatica. Il
popolo ucraino, nel frattempo, paga il tragico prezzo del cinismo imperiale e
del vassallaggio europeo.
3. In Medioriente (non a caso, la regione al mondo più ricca di gas e
petrolio), la destabilizzazione e il saccheggio di un paese recalcitrante come
l’Iran – 92 milioni di abitanti, primo al mondo per riserve di gas e petrolio
(per ora, non sfruttate per deficit di tecnologia e investimenti) –
consentirebbe di circondare ancor più la Russia e indebolire la Cina, che ha
bisogno di energia come l’aria che respira, e introdurre un cuneo
destabilizzante in quel Sud Globale che da qualche anno osa
rivendicare sovranità e autonomia.
Per tale incombenza l’impero può far affidamento sullo Stato Ebraico (una
portaerei inaffondabile nella Marina Usa, come è stata definita), che in cambio
ottiene piena libertà di espansionismo coloniale e perseguimento di deliri
messianici. Secondo taluni, in ossequio a una fisiologica divaricazione tattica
(non strategica, tuttavia) Israele e le sue lobby puntano a coinvolgere
Washington in un conflitto allargato, ciò che consentirebbe a Israele di
liberarsi definitivamente degli ingombranti palestinesi di
Gaza e Cisgiordania (cacciarli o sterminarli fa poca differenza!), impadronirsi
delle loro terre e occuparne altre in Libano, Siria e paesi limitrofi, senza
limiti che non siano quelli autoimposti. Una vergogna indicibile! Tale
traiettoria, affermano nel loro delirio i sionisti, sarebbe tracciata in un
libro compilato tremila anni fa da beduini venuti dal deserto, secondo i quali
Dio avrebbe assegnato al popolo eletto alcuni misteriosi incarichi, mentre agli
altri popoli della terra – creati presumibilmente da quello stesso Dio –
sarebbero stati riservati incarichi di secondo livello, ad esempio servire a
tavola o farsi bombardare dall’alto.
In tale scenario, è palese che la questione nucleare iraniana è solo un
pretesto. Ogni ipotetico accordo con l’Aiea, gli Usa, il gruppo 5+1 o gli
inviati di Marte verrebbe giudicato sempre insufficiente. Prima o poi anche
l’impegno più solenne e stringente che l’Iran dovesse sottoscrivere verrebbe
rimesso in discussione dai padroni del mondo, poiché l’obiettivo resta quello
sopra esposto, cambiamento di regime, sottrazione di sovranità e sequestro
delle sue ricchezze a beneficio delle corporazioni di Wall Street e della City
di Londra, cui si aggiunge l’urgenza di disarticolare sul nascere l’Asse della
Resistenza, Brics e Sco, che sotto la guida di Cina, India, Russia, Brasile e
altri, fiorisce ogni giorno di più, rivendicando indipendenza e libertà di
scelte, caratteristiche urticanti per la patologia imperiale.
4. Nel rispetto dai valori di diritti umani e libertà fondamentali, che
l’Occidente interpreta e rispetta secondo sue convenienze, per ricevere il
perdono di non essere una democrazia l’Iran deve accettare di
farsi bombardare dagli eserciti occidentali. Ad eccezione di Israele, nella
storia moderna nessuna costruzione politica ha accumulato una tale combinazione
tossica di supremazia etnica messianica, estremo disprezzo per la vita umana (i
popoli non eletti sono “amalek“, cioè animali …), totale obliterazione
del diritto internazionale e accesso illimitato a una potenza di fuoco
distruttiva per chiunque si opponga, donne e bambini compresi, beneficiando del
sostegno incondizionato della più grande potenza militare del pianeta.
Accantonando le fabbricazioni mediatiche che Cia-Mossad mescolano
quotidianamente all’aria che respiriamo, il paese che possiede l’arma atomica è
beninteso Israele, il quale, diversamente dall’Iran, non è parte del Trattato
di Non Proliferazione e nemmeno delle Convenzioni delle Nazioni Unite contro le
armi chimiche e biologiche. Se un marziano sbarcasse oggi sulla Terra e
leggesse il dossier Israele-Iran, direbbe che la razza umana è composta da
individui affetti da pesanti ritardi mentali.
Se la comunità internazionale, quella occidentale in particolare, è
prigioniera di menzogne e inerzia, ebbene anche i paesi arabi/mussulmani non
brillano per presa di coscienza e coraggio. Oggi sono libanesi, palestinesi,
iraniani e yemeniti a soffrire. Domani potrebbe essere il turno degli altri.
Vi è però un paese islamico che possiede la bomba, il Pakistan. Secondo
quanto dichiarato dal generale Mohsen Rezae – un alto ufficiale dei Guardiani
della Rivoluzione e membro del Consiglio iraniano di sicurezza nazionale – il
Pakistan sarebbe pronto a reagire nella stessa maniera se
Israele usasse il nucleare contro Teheran. Deve rilevarsi che il portavoce del
governo pakistano ha poi smentito tale affermazione, affermando tuttavia pieno
sostegno all’Iran. Il 14 giugno, il ministro pakistano della Difesa, Khawaja
Asif, ha aggiunto che le nazioni musulmane dovrebbero unirsi contro Israele o
rischiare la stessa sorte di Iran e Palestina, esortando le nazioni musulmane che hanno legami diplomatici con
Israele a rompere le relazioni e invitando l’Organizzazione per
la Cooperazione Islamica (OIC) a formare una strategia comune contro la nazione
ebraica. In buona sostanza, anche su questo fronte il quadro è fluido e i
rischi di escalation aumentano.
5. Il terzo livello di contenimento dell’Asse imperiale del Bene è anche il
principale, ed è situato in Estremo Oriente, dove gli Stati Uniti intendono
trasferire armi e bagagli dall’Europa e dal Medioriente, una volta sistemate
le cose in questi due teatri. Nel Far East, l’incarico di far la guerra
a Pechino è assegnato alla Repubblica di Cina (nome ufficiale di Taiwan), anche
se resta improbabile che i taiwanesi saranno disposti al suicidio. Pechino,
d’altra parte, non ha alcuna intenzione di aggredire una sua provincia,
lavorando invece ad avvicinarne i destini attraverso integrazione economica,
tecnologica, culturale e via dicendo. Seppure improbabile, tuttavia,
l’incorreggibile bellicismo americano continua a investire su tale prospettiva,
cercando di indurre i taiwanesi a piegarsi ai deliri di un impero in
disfacimento.
Davanti alle sofferenze di chi muore al fronte o sotto ile bombe, si
tengano a mente, per finire, le parole del poeta cileno, Pablo Neruda: le
guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi per gli interessi
di persone che si conoscono ma non si uccidono.
[1] Agenzia
Internazionale per l’Energia Atomica
[2] https:responsiblestatecraft.org
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