La panetteria pubblica di Al-Hamadanyia ad Aleppo ha da
poco ripreso a sfornare pane grazie a un rifornimento in farina e combustibile
arrivato da Lattakia, dopo giorni e giorni di chiusura. Gruppi armati
dell'opposizione impediscono infatti l'arrivo di prodotti anche di prima
necessità nelle zone della città controllate dal governo.
L'assedio penalizza fortemente quasi due milioni di
aleppini i quali hanno ormai difficoltà a trovare cibo, o lo devono pagare
carissimo (mentre la guerra ha ridotto alla disoccupazione tantissime
famiglie). Scrive l'agenzia vaticana Fides:
“I gruppi ribelli hanno preso il controllo della strada che collega Aleppo ad
Hama, ingresso da cui transita la maggior parte delle merci dirette in città.
Essi controllano la zona Nordest della città e ora minacciano anche
l’interruzione dell’approvvigionamento di acqua”. I prodotti vegetali sono
introvabili, perché agli agricoltori viene impedito di entrare nelle zone del
“nemico”. Frate Bernard, uno dei cinque francescani rimasti in città,
denuncia:“ Il blocco del cibo è contro ogni basilare diritto umanitario. La carestia
è alle porte, la gente ha paura, è ridotta in povertà. Facciamo il possibile
per aiutare famiglie e profughi”.
Da mesi e mesi due centri abitati da sciiti a nord di
Aleppo, Zahra e Nubol, sono sotto assedio e riforniti da elicotteri militari…
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