…A cascata, in questa Italia in cui la moneta
circola sempre più lentamente, saltano le date dei mutui, gli affitti, le
bollette degli infermieri e dei medici. C'è anche a chi va peggio di così, in
verità. E non è solo il fatto che negli ospedali del San Raffaele, il gruppo
degli Angelucci, i ritardi sono generalizzati e arrivano a 90 giorni per
esempio a Cassino. Perché ciò che accade è qualcosa di più ampio e diffuso:
quasi ovunque in Italia, da Nord a Sud, in quasi tutti i settori legati ai
pagamenti dello Stato, si trovano lavoratori che hanno scoperto l'incertezza.
Per loro il 27 del mese, la data simbolo della busta paga, è diventato un
giorno di tensione, delusioni e espedienti per tirare avanti.
Il fenomeno è così nuovo che non sembrano esistere statistiche per catturarlo. Ma qua e là anche i dati, non solo gli aneddoti, ne rivelano la portata. In Sicilia una miriade di piccoli comuni sotto i 5000 abitanti è indietro negli stipendi ai dipendenti da quando è stato introdotto il federalismo fiscale ed è stata sospesa la prima rata dell'Imu, l'imposta municipale sugli immobili.
La provincia di Vibo Valentia non paga gli impiegati da quattro mesi e, stima Luciano Belmonte della Cisl, nel settore edile in Calabria un addetto su tre vanta arretrati dalla propria impresa. In provincia di Torino l'anno scorso quasi mille persone (più 26% sul 2011) si sono dimesse "per giusta causa", un modo per ottenere un sussidio quando l'azienda smette di versare i compensi. A Roma il 10% dei casi dell'ufficio vertenze Cgil riguarda stipendi e salari versati in parte o niente affatto. Una grande impresa edile appaltrice dell'Anas come Impresa Spa non viene pagata dal committente e, accusa la Cgil, da tre mesi non paga i suoi 700 addetti.
Sempre nella capitale, si diffondono progressivamente i pagamenti dilazionati degli stipendi e dei salari anche nell'istruzione pubblica e privata: il Comune di Roma non paga per tempo gli asili nido convenzionati, che a loro volta non pagano le maestre; centinaia di supplenti della scuola pubblica lamentano alla Cgil ritardi nei compensi dovuti da parte del provveditorato agli Studi; e all'università La Sapienza, anch'essa statale, cento ricercatori con contratti a tempo determinato non vengono remunerati da otto mesi…
Il fenomeno è così nuovo che non sembrano esistere statistiche per catturarlo. Ma qua e là anche i dati, non solo gli aneddoti, ne rivelano la portata. In Sicilia una miriade di piccoli comuni sotto i 5000 abitanti è indietro negli stipendi ai dipendenti da quando è stato introdotto il federalismo fiscale ed è stata sospesa la prima rata dell'Imu, l'imposta municipale sugli immobili.
La provincia di Vibo Valentia non paga gli impiegati da quattro mesi e, stima Luciano Belmonte della Cisl, nel settore edile in Calabria un addetto su tre vanta arretrati dalla propria impresa. In provincia di Torino l'anno scorso quasi mille persone (più 26% sul 2011) si sono dimesse "per giusta causa", un modo per ottenere un sussidio quando l'azienda smette di versare i compensi. A Roma il 10% dei casi dell'ufficio vertenze Cgil riguarda stipendi e salari versati in parte o niente affatto. Una grande impresa edile appaltrice dell'Anas come Impresa Spa non viene pagata dal committente e, accusa la Cgil, da tre mesi non paga i suoi 700 addetti.
Sempre nella capitale, si diffondono progressivamente i pagamenti dilazionati degli stipendi e dei salari anche nell'istruzione pubblica e privata: il Comune di Roma non paga per tempo gli asili nido convenzionati, che a loro volta non pagano le maestre; centinaia di supplenti della scuola pubblica lamentano alla Cgil ritardi nei compensi dovuti da parte del provveditorato agli Studi; e all'università La Sapienza, anch'essa statale, cento ricercatori con contratti a tempo determinato non vengono remunerati da otto mesi…
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