02) Lo
uccisi, perché era idiota, perfido, scemo, tardo, stupido, mentecatto,
ipocrita, ignorante, burino, buffone, gesuita, a scelta. Una cosa si accetta,
due no.
03) Era
scemo. Gli spiegai e rispiegai tre volte la strada da fare, in modo
chiarissimo. Era molto semplice, non aveva che da attraversare il Viale della
Riforma all'altezza della quinta traversa. E tutte e tre le volte si confuse
nel ripetere la spiegazione. Gli feci una piantina chiarissima. Restò là a
guardarmi con aria interrogativa: E poi... Oddio, non ho capito. E si strinse
nelle spalle. C'era da ammazzarlo. E io lo feci. Se mi dispiace o no, è
un'altra faccenda.
06) Si
puliva i denti come se non sapesse far altro. Lasciava il suo stecchino al lato
del piatto per riprendere a stuzzicarseli appena finito di masticare. Ore ed
ore, dall'alto in basso, da destra a sinistra, da sinistra a destra, da avanti
a dietro, da dietro ad avanti. Sollevando il labbro superiore, come un
coniglio, mostrando - uno dopo l'altro -gli incisivi giallastri; abbassando il
labbro inferiore fino alla gengiva corrosa; finché gli sanguinò, solo un poco.
Gli trasformai lo stuzzicadenti in baionetta, conficcandoglielo fino alle nocche.
09) Faccio
il barbiere. Può capitare a chiunque. Oso persino dire che sono un buon
barbiere. Ognuno ha le sue manie: a me danno fastidio i brufoli Capitò così: mi
accinsi a radere tranquillamente, insaponai con destrezza, affilai il rasoio
sulla cinghia, lo addolcii sul palmo della mano. Io sono un buon barbiere! Non
ho mai scorticato nessuno! Inoltre quell'uomo non aveva neppure una barba molto
fitta. Però aveva i brufoli. Riconosco che quel foruncoletto non aveva niente
di particolare. Ma a me danno fastidio; mi danno ai nervi, mi rimescolano il
sangue. Urtai nel primo senza alcun inconveniente: il secondo sanguinò alla
base. Non so che mi accadde a quel punto, ma credo che fu una cosa
naturale:allargai la ferita e poi, senza poterci far nulla, con una rasoiata
gli tagliai di netto la testa.
10) Stavamo
pigiati come sardine e quell'uomo era un porco. Puzzava. Tutto gli puzzava, ma
soprattutto i piedi. Le assicuro che era impossibile sopportarlo. E poi aveva
il colletto della camicia nero, e la nuca untuosa. E mi guardava. Una
schifezza. Cambiai posto. Ebbene, lei non ci crederà, ma quell'individuo mi
seguì. Aveva un odore diabolico. mi parve di vedergli uscire come degli insetti
dalla bocca. Forse lo spinsi troppo forte. Non daranno mica la colpa a me, se
le ruote dell'autobus gli passarono sopra.
16) Sono
maestro. Da dieci anni insegno nella scuola elementare di Tenancingo. Sui
banchi della mia classe sono passati tanti bambini. Credo di essere un buon
maestro. Lo credetti finché non spuntò fuori quel Panchito Contreras. Non mi
prestava alcuna attenzione e non imparava assolutamente niente: perché non
voleva. Nessuna punizione, né morale né corporale, gli faceva effetto. Lo
supplicai, lo picchiai: non ci fu verso. Gli altri bambini cominciavano a
prendermi in giro. Persi ogni autorità, il sonno, l' appettito, finché un
giorno non ne potei più, e, perchè servisse d'esempio, lo impiccai all'albero
del cortile.
17) Scivolai
e caddi. Colpa di una buccia d'arancia. C'era gente, e tutti si misero a
ridere. Soprattutto quella del chiosco dei fiori, che mi piaceva tanto. La
pietra la colpì proprio in fronte, tra i due sopraccigli: ho sempre avuto
un'ottima mira. Cadde a gambe larghe, tra i suoi fiori in mostra.
18) Era più
intelligente di me, più ricco di me, più generoso di me, era più alto di me,
più bello, più disinvolto, vestiva meglio, parlava meglio; se voi credete che
queste sono scuse, siete proprio stupidi. Ho sempre pensato alla maniera di
sbarazzarmi di lui. Feci male ad avvelenarlo: soffri troppo. Questo sì che mi
dispiace. Avrei voluto che morisse di colpo.
23)Quell'attore
era così cane, ma così cane che tutti pensavano - ne sono sicuro - c'è da
ammazzarlo! -. Ma nel preciso istante in cui lo pensavo io, cadde qualcosa giù
dal sipario e lo fece secco. Da allora vivo nel rimorso di essere stato io
responsabile della sua morte.
25) Da
quando era nato, quel moccioso non faceva che piangere, la mattina, la sera, la
notte. Quando lo staccavano, quando gli davano il biberon e quando no, quando
lo passeggiavano e quando no, quando lo cullavano, quando gli facevano il
bagno, quando lo cambiavano, quando lo portavano a spasso, e quando lo
riportavano a casa. E io dovevo finire quell'articolo. Avevo promesso di
consegnarlo alle dodici. E io sono di parola. E questo marmocchio che piange,
piange e piange. E sua madre... Beh, di sua madre meglio non parlarne. Lo
gettai dalla finestra. Vi assicuro che non c'era altra scelta.
31) La
squartai dal basso in alto, come una pecora, perché guardava indifferente il
soffitto mentre faceva all'amore.
33) Uccise
la sua sorellina la notte della befana per tenere tutti i giocattoli per sé
34) Lei non
ha mai fatto la festa a nessuno per noia, per non sapere che cosa fare? E'
divertente.
35)
Uccidere, è come bere un bicchiere d'acqua!
Sfondi una porta aperta. Aub è un genio: http://www.youtube.com/watch?v=TrLPCOuQzrg
RispondiEliminaio sono per le porte aperte, senza bisogno di sfondarle:)
RispondiEliminaAhah
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