ma insomma che effetto fa
SAPERE di vivere negli ultimi anni dell’umanita`, quella almeno che abbiamo
conosciuto? e parlo di umanita` proprio nel doppio senso della parola.
d’altra parte, la fine
dell’umanità, intesa come filantropia e solidarietà universale, e`
strettamente legata alla scomparsa imminente del genere umano, o almeno a un
suo ridimensionamento cosi` radicale da essere simile ad una scomparsa – pochi
aborigeni dispersi nelle stranissime giungle attorno ai circoli polari, ma non
per molto.
ecco, ora che l’ho detto,
che effetto fa?
ad essere sinceri, uno
spaventoso senso di solitudine.
perché si e` abbastanza
soli, diciamo la verità, nel vivere questa sensazione che assomiglia molto ad
una situazione profonda di depressione.
. . .
d’altra parte, se si conosce
anche soltanto un poco la storia delle civilta`, con i suoi precedenti
locali, e si ha qualche idea anche soltanto vaga di come funziona la bestia
umana collettiva, non c’e` proprio nessuna illusione possibile.
non esiste alcun precedente
di una civilta` che abbia saputo fermarsi nel consumo delle risorse per
salvarsi: tutte hanno proseguito col loro modello di consumi fino a che e`
stato possibile, e poi si sono lasciate andare alla catastrofe, che qualche
tempo prima si sarebbe ancora potuta evitare soltanto con qualche forma di
autocontrollo; e non senza bagni di sangue, con l’attribuzione superstiziosa
della colpa della catastrofe a qualche innocente da liquidare.
non si capisce, del resto,
perché oggi si dovrebbe fare eccezione, e sono già sotto i nostri occhi le
manifestazioni di questo tipo di reazioni, del tutto incontrollabili
razionalmente.
. . .
le religioni, la massima
espressione irrazionale del bisogno della specie umana di distinguersi in
gruppi contrapposti, tornano ad assumere il loro ruolo storico di strumento di
divisione e di odio del diverso.
tanto più assurde le
convinzioni alle quali chiedono di aderire, tanto più compatto il gruppo:
quando Tertulliano scriveva Credo qui absurdum, credo perché è assurdo, coglieva l’essenziale della religione,
cioè la sua precisa funzione sociale.
e` l’assurdità della fede
quella che compatta il gruppo; per questo quel che la religione chiede di
credere deve essere quanto piu` assurdo possibile: mettete una resurrezione
dalla morte, la nascita da una vergine, un uomo che e` anche dio e un dio che
e` uno e trino e avrete forse il vertice supremo dell’assurdità di una idea di
dio, alla quale nessun’altra persona al di fuori di questo gruppo può credere.
non che, del
resto, sia molto meglio un dio che parla arabo, che detta i suoi
insegnamenti ad un mezzo brigante analfabeta e che come massima raccomandazione
all’essere umano gli vieta di mangiare la carne di maiale e di digiunare
dall’alba al tramonto per un mese l’anno.
le religioni come grandi
anticipatrici delle fake news e dei diversi tipi di divieti alimentari che
servivano ai diversi gruppi umani per distinguersi, mentre qualcosa di simile
appare gia` in svolgimento anche oggi e si profila il tramonto delle grandi
religioni storiche, oramai inefficaci, e la nascita di nuove religioni,
funzionali a nuovi gruppi chiusi, molto piu`ristretti.
anche diventare vegetariani
e fuggire sulle montagne appare in alcuni come una scelta religiosa nuova, che
crea legami e dipendenze psicologiche fra gli adepti meglio che l’essere
Testimoni di Geova o scientologi.
. . .
l’osservatore rassegnato
della catastrofe che nulla oramai puo` piu` evitare sa benissimo che gli umani
non hanno nessuna intenzione di sentirsela anticipare, preferiscono viverla
quasi a loro insaputa o trasferirla su figli e nipoti, che se la cavino loro.
nel frattempo i media adempiono egregiamente alla loro funzione di
armi di distrazione di massa, che e` del resto esattamente quello che la massa
chiede.
razzismo, stupri, delitti,
fatti strani, leggende metropolitane, deliri: tutto serve a non vedere la
catastrofe esattamente prevista che passo dopo passo si realizza come previsto.
. . .
a tratti e` l’informazione
locale, più vicina al vissuto quotidiano, che informa sui passi successivi
dell’incendio che finirà con l’incenerire la vita sul pianeta e renderlo
simile a Venere.
Il gran caldo e la mancanza di precipitazioni stanno
costringendo gran parte dei malgari lombardi a rientrare in anticipo. A
Bagolino si spera nelle piogge settembrine.
in effetti si guarda il
cielo coperto da nuvolaglie gia` quasi autunnali, e si spera ancora, per
quest’anno.
Caldo, negli alpeggi scatta il “tutti a casa” con
dieci giorni di anticipo. E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti
Lombardia sui pascoli di montagna, dove quest’estate le alte temperature senza
pioggia hanno tagliato del 20% la produzione di erba per il bestiame.
del resto anche la vendemmia
e` stata svolta in agosto, nei luoghi di produzione classica.
Solo alcuni stanno cercando di prolungare il periodo
in alpeggio, molto dipenderà se pioverà nei prossimi giorni per il ricaccio
dell’erba.
“Per il momento non abbiamo l’intenzione di scendere
anche se l’erba adesso manca, siamo in attesa di piogge settembrine per fare in
modo che il tappeto erboso si rinvigorisca, se tutto procede in questo modo
rientreremo indicativamente con le tempistiche dell’anno scorso o qualche
giorno prima verso inizio ottobre”.
La situazione di allerta riguarda circa 600 alpeggi
lombardi con oltre 800 malghe la maggior parte delle quali concentrate in
provincia di Sondrio (37%), Brescia (30%), Bergamo (24%), Como (8%), Lecco
(8%), ma presenti anche nel Pavese.
In tutta la Lombardia i prati a pascolo superano i
109mila ettari, di cui quasi la metà in provincia Sondrio, 27 mila ettari nel
Bresciano, 21 mila ettari nella Bergamasca, quasi 10 mila in provincia di Como,
oltre 2.600 nel Lecchese e 500 ettari in provincia di Pavia.
Appezzamenti a pascolo sono presenti anche a Varese
(257 ettari), Mantova (146 ettari), Cremona (103 ettari), Milano (42 ettari),
Lodi (22 ettari) e Monza Brianza (12 ettari).
. . .
ma qualcosa traspare, in qualche articoletto nascosto qua e là, anche
sulla stampa nazionale (in questo caso con la maiuscola).
È stata la seconda più calda della storia in Italia,
inferiore per temperature medie solo all’episodio epocale del 2003, e superiore
a quelli recentissimi del 2012 e 2015 e verrà ricordata per l’anomala
combinazione di calura e siccità straordinarie.
Dalla fine di maggio il dominio degli anticicloni
nordafricani e la calura hanno concesso poche ed effimere tregue, fino
all’eccezionale periodo canicolare di inizio agosto, quando diverse città,
dall’Emilia Romagna al Lazio, hanno visto stabilire nuovi primati termici
assoluti di 42-43 °C e in Sardegna e Sicilia si sono toccati i 45 °C.
A Torino la stagione va in archivio con una
temperatura media di 25,5°C, in eccesso di 2,2°C rispetto al normale,
confermando la seconda posizione in due secoli e mezzo di misure pari merito
con l’estate 2015.
Terzo posto a Modena, dove la media stagionale di
27,2°C ha superato la norma di 3°C.
La siccità ha picchiato duro dalla bassa Valpadana al
Centro-Sud, in particolare tra Alessandrino, Piacentino e versante tirrenico.
Il Po scorre con portate irrisorie, circa 550 metri cubi al secondo verso la
foce, nel Ferrarese, metà della norma. La zona d’Italia che sta soffrendo
l’aridità più eccezionale rispetto al clima normale è quella tra Maremma
toscana e Lazio, dove non si arriva a 100 mm di pioggia da inizio anno e i tre
mesi estivi hanno ricevuto meno di 5 millimetri, generando in vegetazione e
colture agrarie uno stress eccezionale, aggravato dalla forte evaporazione
indotta dal caldo anomalo. Diverse località della Sicilia non vedono pioggia da
inizio aprile, la vendemmia nell’isola si annuncia tra le più scarse da decenni
e in Sardegna stanno seccando boschi di essenze mediterranee come lecci e
sugheri.
per il caldo è in forte diminuzione la produzione di pomodori e di
olive.
qualcuno ha mai pensato che effetto serra significa anche carestie?
oppure è qualcosa che si
crede riguardi soltanto i migranti che si vorrebbero tener fuori, senza pensare
che non troppo tempo passerà prima che siano gli italiani a dover tentare di
migrare, a cominciare dalle isole e dal sud?
Sulle Alpi i ghiacciai perdono due metri di
spessore: hanno sofferto come raramente avvenuto in passato, soprattutto
sulle Alpi centro-orientali, dove già l’inverno era stato avaro di neve. Tra un
paio di settimane i glaciologi si apprestano a misurare perdite di ghiaccio
paragonabili a quelle estreme del 2003, 2012 e 2015, ma fin da ora possiamo
dire che le riduzioni di spessore del ghiaccio saranno di almeno un paio di
metri, cioè il doppio della già sfavorevole media degli ultimi vent’anni.
A questo ritmo, entro metà secolo gran parte dei
ghiacciai alpini sotto i 3500 metri sarà definitivamente scomparsa.
ma non e` un fatto estetico:
morte dei ghiacciai significa sparizione dell’acqua e desertificazione.
. . .
stiamo distruggendo la
nostra geografia e la nostra storia.
già oggi si comincia a
consumare più energia per rinfrescare le case d’estate che per riscaldarle
d’inverno.
ma la diminuzione dell’acqua
sulle montagne significa anche diminuzione della produzione di energia
idroelettrica.
Ecco cosa significa il riscaldamento globale, ed è
solo un assaggio: estati come questa diventeranno sempre più frequenti, e verso
il 2100 ci sarnno 5-8°C in più.
al posto dell’Italia in cui
viviamo ci sarà un deserto simile al Sahara.
che cosa succederà dopo
nessuno ha voglia di pensarlo.
. . .
parliamo di immigrati e di stupri, dai.
. . .
dal commento di Silvano:
732 DI UN CIPRESSO
Pensi davvero di essere
Più utile alla vita di una talpa o di un grillo?
Più utile alla vita di una talpa o di un grillo?
Quali opere puoi vantare
Verso il nido che ti ha accolto
Che non siano danno?
Verso il nido che ti ha accolto
Che non siano danno?
Quali meriti del tuo gran pensare
Ti hanno fatto migliore di un cipresso?
Ti hanno fatto migliore di un cipresso?
737 SIAMO NOI
Siamo noi il caldo estremo
Con i nostri venti maglioni a testa
Scaldiamo la terra
Che suda e scioglie ogni inverno.
Con i nostri venti maglioni a testa
Scaldiamo la terra
Che suda e scioglie ogni inverno.
Siamo noi l’alluvione
Che annega ed inonda,
Nostre le nubi di fumo
E le mille strisce bianche nel cielo.
Che annega ed inonda,
Nostre le nubi di fumo
E le mille strisce bianche nel cielo.
Siamo noi la siccità
Che secca campi e vite
Con i condizionatori
Ed i nostri centri commerciali.
Che secca campi e vite
Con i condizionatori
Ed i nostri centri commerciali.
Siamo noi l’estinzione di massa
Che ha svuotato il mondo di rane e farfalle
Con i nostri campi di mais
Ed i mobili lustri di teck.
Che ha svuotato il mondo di rane e farfalle
Con i nostri campi di mais
Ed i mobili lustri di teck.
Siamo noi gli stupidi ingordi
Intontiti dal possesso.
Intontiti dal possesso.
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