QUI l'album completo
I rituali
primitivo-futuristi degli Hermetic Brotherhood Of Lux-Or e
di tutto il giro di Macomer, le sinfonie post-industriali orchestrate nel sud
dell’isola da Corrado Altieri, Simon
Balestrazzi, Gianluca Becuzzi e Massimo
Olla, i vocalizzi stregheschi fra avanguardia e tradizione
di Dalila Kayros, le geometrie strumentali dei Plasma
Expander, le arti improvvisative di Paolo Sanna, Elia
Casu e degli altri artisti free sono solo alcune delle
espressioni musicali attraverso cui la Sardegna dà voce alle proprie molteplici
anime. A queste oggi si aggiunge quella di Sarram,
progetto di Valerio Marras (Thank U For Smoking, Spheres, Charun)
incentrato sul suono di una chitarra che, grazie a un sapiente uso degli
effetti, è un’intera orchestra. Il termine “a bolu” in sardo ha a che
fare col volo e la velocità e in effetti i 37 minuti del disco, un’unica
traccia suddivisa in ben riconoscibili movimenti, suggeriscono un rapido
excursus a volo d’uccello sui vari ambienti della Barbagia, zona montuosa che
nelle serie fotografica di Borbore Frau che
accompagna il disco (una stampa originale è inserita in ogni digipack) viene
trasfigurata dal continuo passaggio dal macro al microcosmo e dall’uso di punti
di vista insoliti. È dunque musica impressionista e poeticamente descrittiva
quella che Marras ci propone: inizia come post-rock sognante per rabbuiarsi
improvvisamente con distorsioni quasi neurosisiane e
tornare poi a delicatezze che introducono l’unico momento ritmato del disco,
cadenze elettroniche che si sovrappongono a suoni ambientali sullo sfondo. Da
qui ci si immerge in un drone torbido dai toni decisamente drammatici smorzati
da un nuovo inserto di melodie cristalline che concludono la prima parte del
lavoro; il seguito si adagia su soundscapes che ripropongono in chiave
ambientale, meno dinamica e senza soluzione di continuità, gli umori già
espressi in precedenza. Da A Bolu, In C si esce con
quella sensazione di spaesamento che si ha quando ci si risveglia mentre si
sogna o quando al cinema riaccendono le luci, segno che il disco funziona,
riuscendo a trasportarci in una Barbagia che è al contempo luogo reale e della
mente. Viste le precedenti esperienze di Marras non so se si possa parlare con
ragione di esordio, fatto sta che Sarram è un progetto già dotato di piena
maturità e molte – al momento poco prevedibili – possibilità di evoluzione:
almeno una per ognuno dei generi interpretati in questo disco, al netto di
tutte le possibili combinazioni.
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