lunedì 23 settembre 2024

Ho firmato questo appello inutile ma doveroso - Franco Berardi

 

Un appello contro il decreto sicurezza di un governo fascista che si prepara alla guerra

  

Ho ricevuto (e firmato) un appello contro il cosiddetto decreto sicurezza che mira a trasformare compiutamente l’Italia in un paese autoritario.

 

Ecco il testo dell’appello:

La democrazia, così come la cultura, sono fondate sulla possibilità di dissentire. Solo il dissenso permette la diversità delle posizioni e delle idee, solo il dissenso mette al vaglio la verità e la giustizia, solo il dissenso è alla base del pensiero. 

L’itinerario che l’attuale governo sta perseguendo fin dal primo giorno e che culmina con una legge che proibisce in tutte le sue forme, attiva e passiva, disarmata e non violenta, ogni dissenso, manda oggi al macero la democrazia e la cultura che il dopoguerra ha pazientemente costruito, con il sostegno della Costituzione della Repubblica Italiana, proclamata da Enrico De Nicola il 27 dicembre 1947.

Noi, cittadine e cittadini italiani ci riconosciamo in questa Costituzione, nei principi e nelle libertà che ci ha fino a oggi garantito, e ci rifiutiamo di rinnegare 77 anni di democrazia e di cultura, compiendo l’orribile salto indietro in a una stagione che credevamo sepolta.

Noi cittadine e cittadini italiani ci riconosciamo nella libertà di pensare e di esprimere il nostro pensiero sotto ogni forma, parlata e scritta, stampata e diffusa con qualsiasi mezzo, di riunirci e associarci pacificamente, di informare ed essere informati, di insegnare ed essere istruiti, di scegliere liberamente la nostra occupazione, il nostro domicilio e liberamente viaggiare; e riconosciamo queste libertà per noi, gli stranieri e gli apolidi, i rifugiati e i richiedenti asilo, e intendiamo esercitare i nostri diritti inviolabili, a cominciare dal diritto di solidarizzare con chi si oppone, sia con lo sciopero che con l’occupazione pacifica o con manifestazioni pubbliche di dissenso, e con chi reclama dallo Stato leggi che permettano alla nostra terra di difendersi da catastrofi climatiche o dagli orrori delle guerre e infine con chiunque risponda al richiamo della giustizia e della pietà: e se questi sono reati, ci autodenunciamo responsabili di questi reati, tutti e ciascuno, consapevoli che solo così facendo possiamo proteggere la democrazia e la cultura che da 77 anni ci appartengono e di cui andiamo fieri.

Vi invito a firmare questo testo ed a mandare la vostra adesione a 

democraziaedissenso@gmail.com

Ho firmato questo appello con la consapevolezza di compiere un atto doveroso e inutile: è necessario non lasciare nulla di intentato quando il pericolo della guerra si fa concreto, ma è inutile rivolgere parole ragionevoli a chi è accecato dall'ignoranza, dall'odio, e dalla furia omicida, cioè a coloro che detengono il potere in questo paese dove la maggioranza vota per i discendenti di Mussolini.

Il decreto sicurezza sancisce pene inverosimili per chiunque si sogni di manifestare dissenso nei confronti di qualsiasi cosa decida il potere economico e poliziesco.

Punizioni per chi protesta in carcere dove negli ultimi mesi il suicidio è un evento quotidiano.

Carcere per chi protesta contro un’opera pubblica (inutile, dannosa, non importa).

Carcere per chi blocca una strada per protesta.

Punizione per chi si azzarda a salvare vite umane che annegano nel mediterraneo.

Carcere, punizione, violenza contro un corpo sociale stremato, silente, moribondo. 

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Il genocidio che lo stato nazista di Israele ha scatenato contro il popolo palestinese sta diventando dovunque il paradigma del potere.

Dovunque i fanatici e i razzisti si accaniscono contro una società che non ha più l’energia per ribellarsi in maniera efficace, e di tanto in tanto emette flebili lamenti, o firma appelli ragionevoli.

Nel frattempo a Bologna,

“Sabato 21 settembre ci riverseremo nelle strade di Bologna per rifiutare l’uso sistematico della repressione delle forze dell’ordine. Alla violenza istituzionale noi opponiamo le nostre azioni dirette e la nostra immaginazione affinché in futuro essere realiste significhi prendersi cura degli altri e di un mondo in comune. Lo stato delle cose deve cambiare, e l’azione diretta ci permette di farlo.”

Esistono dunque persone pronte all’azione diretta contro il fascismo, ma sappiamo che sono una piccola minoranza.

La società sembra incapace di solidarietà, di intelligenza, e soprattutto di energia.

Quando il nazismo hitleriano aggredì la società europea negli anni trenta e quaranta esistevano le energie per reagire. Esisteva una società giovane che poteva credere in un futuro di democrazia e di pace, e poteva dire “Mai più guerra mai più nazismo mai più barbarie”.

La società del nostro tempo, dopo quaranta anni di guerra economica contro l’uguaglianza e di guerra psichica contro l’autonomia di pensiero - è una società di vecchi smemorati e di giovani invecchiati anzitempo e depressi, incapaci di reagire alla violenza. E sappiamo che la violenza (come l’anfetamina) può essere una cura devastante per la depressione. Una cura suicida.

L’Unione europea arma gli ucraini perché si facciano ammazzare in una guerra che rischia presto di coinvolgere l’intero continente.

Ma gli europei camminano lungo il precipizio come sonnambuli, reduci da decenni di competizione e precarizzazione, incapaci di amicizia e di solidarietà, abituati allo sterminio allo schiavismo e alla deportazione.

Possiamo ripetere “mai più nazismo”, ora che il nazismo è tornato con la stella di Davide al posto della svastica,  e gli europei si voltano dall’altra parte come si voltarono dall’altra parte quando sei milioni di ebrei venivano eliminati?

 

Ma allora, se nessun gesto è all'altezza della barbarie, che dobbiamo fare? Adeguarci alla barbarie, trasformare noi stessi in mostri fanatici?

No.

Forse la cura, come spesso accade, sta proprio là dove sta la malattia, e la forza sta proprio là dove vediamo debolezza, l’energia sta proprio là dove vediamo depressione.

Dovremmo riconoscere che tutto è perduto, che solo la disperazione è vera, che solo la disperazione può diventare una forza inarrestabile.

Solo la disperazione può vincere.

Fin quando ci aggrappiamo a parole come democrazia, dissenso,  protesta, non faremo che subire questa violenza e lo scherno degli infami.

Un’ondata di disperazione dichiarata, organizzata, praticata potrebbe fermare finalmente tutto: migliaia di corpi immobili distesi per terra nelle strade delle metropoli.

La disperazione è la risorsa più potente.

Un’ondata di diserzione silenziosa: diserzione da ogni atto di guerra, da ogni discorso di guerra, diserzione dal consumo, diserzione dal lavoro.

E diserzione dalla procreazione, come sanno a fare le donne che in tutto il nord del pianeta sembrano aver deciso di non mettere al mondo le vittime della guerra nucleare che si prepara.

L’esperimento umano è fallito, la civiltà è annegata nelle acque del mediterraneo, annegata nel sangue di diecimila bambini palestinesi.

Se il sintomo di cui soffriamo è la depressione, la cura sta nel prescrivere il sintomo: la debolezza è un’arma pacifica ma inflessibile, se sappiamo trasformarla in diserzione attiva.

Disertiamo.

da qui

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