echi de "La tregua", se non fosse che il libro di Levi è posteriore.
un piccolo grande racconto, non deluderà - franz
…E' la
storia di un uomo sopravvissuto alla seconda guerra mondiale che gli ha
strappato tutto, amicizie, cultura, dignità, salute. Ma la Vita è più forte e,
almeno per la durata del libro, ha la meglio sull'intenzione di uccidersi che
viene scongiurata dal gesto di solidarietà del compagno sconosciuto e dalla
grande disponibilità di tutti i "compagni sconosciuti". E' un grande
inno alla vita quello che lo scrittore ci regala, anche se la conclusione allude
al compimento del gesto fatale del protagonista. Proprio perché il suicidio,
non solo non è mostrato, ma nemmeno presentato come epilogo, io credo che nel
racconto ci sia più vita che morte.
C'è
vita in tutta la storia narrata, una vita calda e profonda che aumenta in
densità proprio quando sembra che non ci siano più speranze, illusioni, motivi
di gioia.
Il
linguaggio è puro, semplice e preciso anche nella vaghezza delle frasi nelle
varie lingue straniere non tradotte: per me è un chiaro esempio di neorealismo
linguistico oltre che narrativo. Attraverso i dialoghi non tradotti il lettore
è portato ad identificarsi con i personaggi (in particolare con il protagonista
ma non solo), a sentirli molto vicini, a vederli davvero.
Insomma,
il mio genere di libri: essenziale, senza retorica, ma dolce e caldo, carico di
speranza e lucido anche nell'accettazione della morte come gesto che
restituisce all'individuo la dignità rubata.
Quando nel 1951
appaiono I compagni sconosciuti, corre la sensazione che la letteratura
italiana abbia reinventato la propria voce: si scopre infatti pronta a
esprimersi in ceco, in tedesco, in russo, in polacco, e a consegnarsi
all'avventura nel folto di una Vienna ancora ingombra di macerie e di eserciti
occupanti. Il merito spetta al protagonista: Franco (si chiama così, proprio
come l'autore esordiente) può decidere di troncare la propria vita oppure
riannodarla a quella dei propri simili con fili tessuti di silenzio più che di
parole. Resta però inalterabile la sua fulminea rigorosa tenerezza; in una
parola, il suo stile.
lo leggerò
RispondiEliminae poi mi dirai, caro anonimo:)
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