Stava andando dalla Striscia di Gaza in Cisgiordania.
Aveva una borsa. I soldati israeliani lo hanno fermato e condotto in prigione insospettiti da quella borsa.
Solerti, come sempre, alle disposizioni del Governo contro il terrorismo.
Non lo hanno processato nè formulato accuse precise. Ma dal 2009 è chiuso in una prigione e si sta lasciando morire. Piano piano.
Ma cosa c'era in quella borsa? Razzi? Kalashnikov? Bombe o mappe?
C'era un accappatoio giallo, un docciaschiuma, una maglietta verde e dei pantoloncini.
Poi, in una busta, degli scarpini da calcio. Impolverate, coi tacchetti consumati e tutto quanto.
Il ragazzo, perchè prima di tutto è un ragazzo, ha 25 anni e si chiama Mahmoud Sarsak.
Giocava a pallone, ecco quello che faceva. E lo voleva fare con i colori della sua gente, della Palestina.
La sua condanna.
Aveva iniziato a prendere a calci un pallone nel campo profughi di Rafah, nella striscia di Gaza. Quella lingua di terra alla fine del mondo, dove un popolo è ostaggio di un governo. Dove il terrorismo si fa Stato e terrorizza bambini, donne e vecchi e li condanna in una prigione a cielo aperto.
Pensateci quali mani misericordiose possano donare gioia ai bambini con un pallone. Con la semplicità di un pallone da inseguire, nella polvere e nel mezzogiorno.
Adesso Mahmoud si sta lasciando morire, in una prigione israeliana. Ha perso parecchi chili e di quel calciatore non sono rimasti che la pelle e le ossa...
Che storia! E te lo dico da appassionata di calcio.Stasera la leggerò agli amici che vengono da me a vedere la partita.
RispondiEliminaGrazie
e che vinca il migliore!
RispondiEliminae se chi vince la coppa, ma anche un'altra squadra,ricordasse Mahmoud Sarsak?
sarebbe bellissimo.